indagine off-sideQuesto sito, diventato oggi un giornale, è nato anzitutto per coprire un vuoto informativo sulle vicende dello scandalo Calciopoli: l'informazione generalista ci sembrò sin da subito troppo adagiata sulle posizioni dell'accusa e allineata su una linea scandalistica, poco meditata e pigra nel valutare gli elementi in senso difforme che emergevano da una più attenta analisi degli atti delle Procure, dall'andamento dei processi sportivi e dall'affermarsi di nuovi fatti che noi reputavamo in stretta connessione con le vicende di Calciopoli, in primis lo scandalo Telecom. In questo panorama, facevano eccezione pochi giornalisti, nessuno dei quali si occupava professionalmente di sport: celebre il grande dubbio di Enzo Biagi nel suo fondo su Il Tirreno, gli editoriali di Piero Ostellino, voce isolata nella furia giustizialista a senso unico del Corsera, quelli di Christian Rocca, il più "continuo" e ficcante nel manifestare un'opinione contraria, su Il Foglio e sul suo blog, le appassionate arringhe di Giampiero Mughini, unico a difenderci in televisione. A questi si aggiunsero, dopo la sbornia di intercettazioni, con grande onestà intellettuale, Gigi Moncalvo, Oliviero Beha e il bravo giornalista di Tuttosport Alvaro Moretti.

Le informative di Auricchio, presto scaricabili sul web, diventarono, già nell'estate 2006, la nostra lettura preferita, l'argomento principale di discussione nei luoghi virtuali della rete. Sin da subito scoprimmo buchi, imprecisioni nei risultati, conclusioni illogiche. L'eccezionale lavoro di uno di noi, Emilio Cambiaghi, approdò a un libro, il "Manuale di autodifesa del tifoso juventino" (Edizioni Mursia), che triturava letteralmente molte delle conclusioni investigative a cui erano approdati Auricchio e i pm Narducci e Beatrice.
Il lavoro di Emilio venne liquidato, da quella stessa stampa che si era limitata a copiare le veline giunte in redazione da chissà dove, come un lavoro di parte, scritto - grave colpa - da uno juventino. Sì, il libro era scritto da uno juventino di ferro, ma aveva il pregio di snocciolare con precisione numeri, circostanze, prove a supporto di quanto affermava e sosteneva, argomenti cui sarebbe stato giusto replicare con altri argomenti, come invece non successe.
Oggi l'andamento delle udienze presso il Tribunale di Napoli inizia a rendere giustizia al lavoro di Emilio e di ju29ro.com.

C'era chi ci invitava ad essere più prudenti nelle valutazioni sul lavoro degli inquirenti: pur condividendo le valutazioni sul materiale d'indagine che era noto al pubblico, si supponeva, data la fragilità del castello accusatorio così come si presentava, che investigatori e magistrati avessero chissà quale asso nella manica nascosto e pronto da esibire al processo.
La nostra visione dei fatti come scandalo sostanzialmente mediatico ci suggeriva però che, fosse esistita sul serio una pistola fumante, sarebbe arrivata ai media, allo stesso modo della fuga di notizie (illegale) che aveva portato sui giornali trascrizioni di telefonate davvero senza alcun senso investigativo.
Certo, aspettavamo il processo per trovare conferme alle nostre valutazioni sulle poche carte disponibili all'analisi; soprattutto aspettavamo il processo per assistere all'interrogatorio di Auricchio da parte delle difese degli imputati. Il processo è basato sull'indagine di Auricchio e a noi molte cose di quell'indagine non tornavano affatto.
La testimonianza degli altri testi dell'accusa non ha aggiunto, in buona sostanza, nulla alle teorie dell'accusa, anzi, in alcuni casi, clamoroso quello dell'ex assistente Coppola, ha sottratto elementi di accusa. Noi, ad ogni modo, abbiamo seguito tutto e riportato le nostre valutazioni, in trepidante attesa per la deposizione di Auricchio che abbiamo quindi raccontato in diretta, come avvenuto per le altre udienze, e riascoltato su Radio Radicale. Grazie al lavoro dell'amico ju29ro Antonio/cccp, ne stiamo ora pubblicando nell'area Download la trascrizione integrale.

Da oggi però, vogliamo fare qualcosa in più: rappresentare e discutere nella sua interezza il metodo investigativo utilizzato da Auricchio, raggruppando per argomenti quanto emerso nelle sei lunghe udienze che lo hanno visto sul banco dei testimoni a Napoli. Un metodo investigativo che sin dall'inizio ci aveva mostrato crepe e incongruenze, ma che all'esame delle difese si è rivelato, se possibile, ancor più fallace, approssimativo e superficiale. A seguito di queste udienze, persino la Gazzetta ha cominciato a dubitare: Ruggiero Palombo sostiene che ci sono dei "buchi nell'indagine", e il direttore Andrea Monti ha ammesso che l'indagine "non è un totem granitico".
Oggi Auricchio è stato promosso e insegna tecnica investigativa: e allora andiamo a vedere, per filo e per segno, come si costruisce un'indagine di grande successo.

Voce fuori campo: Il maggiore Attilio Auricchio ha 34 anni (nel 2004, ad inizio indagine, ndr), lavora al Nucleo Operativo di via In Selci a Roma. E' giovane ma ha già svolto importanti indagini. E' uno tosto, dicono. A sua disposizione ha una squadra speciale formata da tre marescialli ed un tenente. Hanno deciso di chiamarsi "Squadra Off-Side" perché il desiderio è di mettere in fuorigioco l'intero sistema calcio. Sono gli UNICI a sapere ciò che sta succedendo, per due anni vivranno nell'ombra, mimetizzandosi. Attilio, Sergio, Michele, Massimiliano ed Aldo (in verità non erano gli unici, anche Maurizio Galdi della Gazzetta sapeva, perché collaborava all'indagine dall'inizio, ndr).
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La squadra Off-side è stata smantellata pochi giorni dopo la fine dell'indagine. Nonostante l'indubbia capacità investigativa il maggiore Attilio Auricchio è stato trasferito alla Scuola Ufficiali di Roma, è diventato tenente colonnello ed insegna tecniche di investigazione.
Fiction "Operazione Off-side", trasmessa da La 7 il 15 dicembre 2010

Sommario degli articoli del dossier "Metodo Auricchio".