Fonte: www.magazinebianconero.com

Oggi voglio raccontarvi una storia tipicamente italiana.

Quindi sgradevole, viscida e contorta.

La storia di un petroliere di sinistra, Massimo Moratti, con moglie ecologista e cognata sindaco di una delle città più importanti d'Europa.

Milly, la moglie del nostro "eroe" è consigliere comunale e fa l'opposizione alla giunta presieduta dalla cognata, Letizia.

Quest'ultima ha sposato Gianmarco, fratello maggiore di Massimo.

Gianmarco e Massimo sono, rispettivamente, presidente ed amministratore delegato della Saras, l'azienda di famiglia.

Fondata, nel 1962, dal padre Angelo, la Saras produce qualcosa come 15 milioni di tonnellate di greggio all'anno. Equivalente di 300 mila barili al giorno. I clienti della Saras sono, tra gli altri, Shell, Total, Q8 e Tamoil: occhio a quest'ultimo nome.

Negli ultimi dieci anni, la Saras ha beneficiato di aiuti statali per una cifra pari a circa 200 milioni di euro. Somma elargita a fondo perduto dal Cipe, acronimo di Comitato interministeriale per la programmazione economica. Chi ha guidato il Cipe in questi anni? Semplice: esponenti delle coalizioni governative. Quindi, visto che abbiamo avuto al potere sia centrodestra che centrosinistra, nomi come Pagliarini, Ciampi, Visco, Baldassari, Siniscalco e Tremonti.

Del resto, avendo Moratti una moglie schierata col centrosinistra ed una cognata strettamente legata a Berlusconi, i rapporti coi due schieramenti possono essere considerati idilliaci.

Sarà forse per questo che la Saras, caso unico tra tutte le aziende che hanno usufruito dei "Contratti di programma", ha firmato ben 3 "contratti" in brevissimo tempo. Risultato? L'azienda, completamente riverniciata, ha potuto mettere il naso in borsa. Ricavando liquidità per circa due miliardi di euro. Dove sono finiti quei soldi? Pare che un miliardo e 700 milioni siano entrati nelle tasche dei due fratelli. Il resto, quindi una minima parte, è stato immesso nella Saras attraverso il classico aumento di capitale.

Una storia sgradevole, viscida e contorta. Quindi tipicamente italiana.

Una storia che pochi conoscono e che pochi giornalisti hanno interesse a divulgare. Una storia che potrebbe persino scivolare nell'oblio. Visto che siamo cittadini indifferenti di uno Stato in via di rottamazione. Ma stavolta, a far scoccare la scintilla dell'indignazione, è il calcio. La cosa più seria di tutte le cose frivole.

La nostra storia, infatti, esce dall'alta finanza per entrare pesantemente nello sport più popolare. Il 18 Febbraio 1995, infatti, Massimo Moratti diventa proprietario dell'Inter, acquistando la società dal ristoratore Ernesto Pellegrini. “Finalmente sono un uomo felice perchè, comunque vadano le partite, l’Inter è tornata nella nostra famiglia".

Queste le prime, più o meno testuali, dichiarazioni del neopresidente. Già. E come sono andate le partite? Male, malissimo, sempre peggio. Nonostante investimenti massicci e vasto spiegamento di forze. Paccate di soldi gettate al vento per comprare giocatori del calibro di Padalino, Mezzano, Tarantino, Centofanti, Domoraud, Gresko, Milanese, Gilberto, Sorondo, Caio e tante altre nullità calcistiche.

Poche felici intuizioni di qualche acuto osservatore (Roberto Carlos e Pirlo fra tutti) vanificate da tecnici e dirigenti meno perspicaci del coyote dei cartoni animati. Undici anni e dodici allenatori. Tanti, troppi. Comincia la favola del miliardario galantuomo ma un pò scemo. Quello che getta i quattrini dalla finestra e non vince neanche per sbaglio.

Nel frattempo la Juve della Triade, senza spendere una lira, fa incetta di trofei.

E l'Inter di Massimo Moratti diventa la barzelletta del calcio italiano.

Quando le cose vanno male, si sa, è maledettamente difficile ammettere le proprie colpe. Non parliamo poi di riconoscere i meriti degli avversari: giammai.

E allora bisogna assolutamente delegittimare i successi altrui. Con la gentile collaborazione di media compiacenti e di moviole faziose. Nessuno dice che, nell'era Moratti, l'Inter ha veramente lottato per lo scudetto solo in due circostanze.

Stagione 1997/98: l'Inter si presenta al Delle Alpi con un punto di ritardo dai bianconeri. E' la nota partita del rigore su Ronaldo, filmato trasmesso un milione di volte dalle tv private e non. Nessuna difficoltà ad ammettere che il penalty ci poteva anche stare. Solo che nella panchina dell'Inter c'era un giocatore col passaporto falso. Tale Alvaro Recoba. La stessa persona che ha patteggiato 6 mesi di reclusione insieme ad un dirigente dell'Inter: Gabriele Oriali. Quest'ultimo, alla faccia dell'etica, siede ancora oggi sulla panchina nerazzurra. Quindi, per quanto ci riguarda, il contatto Juliano-Ronaldo può essere annoverato alla voce "leggende popolari". Così come il famoso gol di Cannavaro, scaturito da un calcio d'angolo inesistente.

La seconda volta in cui l'Inter di Moratti ha "rischiato" di aggiudicarsi il titolo? 5 Maggio 2002. Tutti sanno come sono andate le cose quel giorno. Pur avendo uno stadio interamente a favore, l'Inter si è suicidata all'Olimpico. Contro una Lazio demotivata. Moratti l'ha presa molto male. Prima ha minacciato di vendere la società. Poi qualcuno l'ha convinto a non mollare.

Abbiamo come l'impressione che quella ferita sia stata una delle molle scatenanti di Calciopoli. Per creare un finto scandalo bisogna avere un nemico comune da abbattere. Agganci politici, mezzi economici, giornali amici. Il nemico comune da abbattere era la Triade. Moggi e Giraudo volevano comprare la Juve per fare della Vecchia Signora il club numero uno al mondo.

Qualcuno, nell'ombra, ha tramato per far saltare in aria il disegno dei due migliori dirigenti del calcio italiano. Quello che è successo dopo è sotto gli occhi di tutti. Il processo di delegittimazione, iniziato molti anni fa, è stato completato. La Juve è stata affossata, derisa, ridimensionata. Oggi, chi la gestisce, si guarda bene dal disturbare i piani del nuovo padrone. Moratti ce l'ha fatta: oggi l'Inter occupa il posto lasciato vacante dalla Vecchia Signora.

I nerazzurri non sono più la barzelletta del calcio italiano. Il nemico comune è stato liquidato. Un cambiamento epocale. Guarda caso, adesso che la Juve è stata depotenziata, anche le moviole hanno modificato atteggiamento.

Si, l'Inter può aver goduto di qualche aiuto arbitrale. Ma si tratta solo di errori. Stavolta non c'è malafede. Non c'è trucco e non c'è inganno. Il marcio è stato rimosso. I "falsari" sono stati puniti.
Adesso che è l'Inter a vincere, il calcio non può che essere pulito.