tarallucci e vinoLo scandalo è "bilanciopoli".
Con il doping amministrativo, denunciato negli anni passati da Giraudo e da Gazzoni Frascara, che su questo punto andava d'accordo con la Triade, siamo in presenza di un vero scandalo. Un illecito che falsa la competizione sportiva, perchè chi vi ha fatto ricorso ha in pratica messo in atto uno stratagemma, non consentito, per ottenere una iscrizione alla quale non aveva diritto, oppure per avere una maggiore disponibilità economica da spendere sul mercato per rinforzare la squadra. Facile comprendere che se, anzichè ricapitalizzare, si investono quei soldi per acquistare calciatori più forti di quelli che si potrebbe avere, si crei un illecito che ha i suoi effetti su tutte le gare di campionato. La squadra che ha fatto uso di bilanci creativi, imbellettati o taroccati è partita in vantaggio rispetto a chi si è attenuto alle regole.
L'avvocato Mattia Grassani, esperto in diritto sportivo, dice: "Di certo c'è che l'illecito amministrativo è un reato secondo, nella giustizia sportiva, solo a quello sportivo. Dopo la corruzione di un arbitro, nella scala di gravità c'è un bilancio falso per iscriversi al campionato al quale non si ha diritto". Grassani diceva queste cose dopo che il pm Nocerino aveva trascritto nella chiusura delle indagini relative alle plusvalenze quanto emerso dalla relazione della Covisoc. In particolare se la società nerazzurra «avesse evidenziato le perdite connesse alle plusvalenze fittizie, l'equilibrio finanziario sarebbe saltato e, appunto, non avrebbe superato i parametri chiesti dalla Covisoc per l'iscrizione al campionato 2005-2006». Insomma, non avrebbe giocato e poi vinto a tavolino quello scudetto.
Molti cortigiani si sono affrettati a dire e scrivere, nell'intento riuscito di discolpare l'Inter, che "Se la Covisoc avesse fatto notare che i bilanci non erano in regola Moratti avrebbe sicuramente pagato quanto dovuto. Perchè Moratti ha tanti soldi".
Altri, come lo stesso presidente di tutti i presidenti, Matarrese, che dovrebbe tutelare anche quelli onesti che non imbellettano i bilanci, si è spinto oltre e, saltando a piè pari ogni questione morale ed etica, ha sentenziato che bisognava andarci piano con Inter e Milan "perchè Moratti e Berlusconi ci mettono dei gran soldi".
Nessuno ha mai risposto a questa domanda: "Ma se hanno tanti soldi, cosa di cui non dubitiamo, a qual pro non li mettono una volta per tutte e la fanno finita, anzichè ricorrere prima allo spalma debiti, poi alla vendita del marchio per finire con le plusvalenze fittizie?" Sarebbe bastato mettere quanto dovuto. Certo, forse avrebbero dovuto rinunciare a prendere un Ibra o un Pato, oppure avrebbero dovuto tirar fuori altri soldi per acquistarli. Sicuramente il campionato sarebbe stato meno falsato, con le squadre alla pari ai nastri di partenza e non con quelle oneste e rispettose delle regole cento metri dietro quelle con i "bilanci più creativi".
Se la Juve vendesse il suo marchio questo varrebbe almeno 200 milioni cash, visto quanto hanno valutato quelli di Inter e Milan. Pensate a quale campagna acquisti potrebbe fare Blanc. In questo caso ci riallineeremmo alle milanesi e alle romane.
L'attuale polemica sulle plusvalenze finte va collegata, per essere valutata appieno, a quella che ci fu a suo tempo sulla legge "salvacalcio", varata dal governo Berlusconi nel 2003. A quei tempi, proprio per effetto delle plusvalenze fittizie che si andavano cumulando anno dopo anno, i bilanci delle società contabilizzavano un patrimonio calciatori a valori iperbolici, che avrebbero imposto degli ammortamenti anch'essi molto elevati e quindi non sostenibili. La "ganciata" del salvacalcio (Berlusconi di quelle plusvalenze era ben al corrente visti i continui "maneggi" Milan-Inter) fu di consentire di abbattere il valore del parco giocatori e di riportarlo ai valori "veri", spalmando la perdita da contabilizzare a bilancio su dieci anni, poi ridotti a cinque in sede CEE, dove la legge venne aspramente criticata. Come si comportarono con la "salvacalcio" l'Inter e la Juve? L'Inter di Moratti la sfruttò per 319 milioni di euro, così ammettendo, in parole povere, che i bilanci dell'Inter col passare degli anni avevano accumulato falsità per centinaia di milioni; la Juventus di Giraudo-Moggi-Bettega fu una delle pochissime società a non far ricorso alla "salvacalcio" nella convinzione, evidentemente, che i valori dei giocatori quali indicati a bilancio erano veri e non finti come per le altre. Ci sono, quindi, società con una lunga "esperienza" di bilanci falsificati grazie a plusvalenze di carta; e poi c'è la Juve che è stata sempre ritenuta una specie di mosca bianca.

Lo scandalo dello scandalo è il "due pesi e due misure" della giustizia sportiva del Nuovo Calcio Pulito.
Prima c'erano l'Ufficio Indagini e la Procura Federale mentre oggi non c'è contrappeso; tutto il potere investigativo e accusatorio è, discrezionalmente, nelle mani di una persona sola: il superprocuratore Palazzi. Se ritiene di dover "alleggerire" la posizione di una parte sotto accusa nessuno può impedirglielo. E' quello che, secondo molti, Palazzi avrebbe fatto in favore dell'Inter. Quanto diverso è il Palazzi 2007/08 rispetto all'uomo che nel 2006 correva a 100 all'ora per vedere la Juve in B (aveva chiesto di farla scomparire in serie C). Per il caso bilanciopoli Palazzi si è preso non un mese, come nel 2006, ma ben due anni di tempo. Ha atteso che finisse l'iter della giustizia ordinaria e non ha tenuto conto del parere della Covisoc, trascritto dal pm Nocerino. Anzichè per la violazione dell'articolo 8 comma 4 ha deferito l'Inter per quella dell'art. 8 comma 1, in pratica un buffetto, per di più patteggiato.
Lo stesso Palazzi, però, ridiventa durissimo e spietato, pieno di certezze, quando deferisce Reggina, Genoa ed Udinese: "Le condotte di tutti i dirigenti, secondo la procura federale, sarebbero state attuate con l'obiettivo di iscrivere le società ai diversi campionati in assenza dei requisiti previsti dalla normativa federale".
La Gazzetta delle milanesi, annunciando già la futura sentenza con il titolo "Tre verso la penalizzazione", spiega che: "Perché non ci sarà una analoga sanzione, per una identica violazione disciplinare (illecito amministrativo): ieri multe neanche troppo salate e domani (entro la metà di luglio) punti in meno sulla futura classifica? Vi spieghiamo come mai.
A febbraio il procuratore federale Palazzi deferisce Inter, Milan e Sampdoria per «la contabilizzazione nel bilancio (conti dal 2003 al 2005, ndr) delle plusvalenze fittizie». [....] Inter, Milan e pure la Sampdoria vengono giudicate (soprattutto) per la violazione dell'articolo 8, ma del comma 1: «Costituiscono illecito amministrativo la mancata produzione, l'alterazione o la falsificazione materiale e ideologica, anche parziale, dei documenti richiesti... » da Covisoc, eccetera.
La sanzione prevista è «l'ammenda con diffida ». Invocato e accolto il «patteggiamento » davanti alla Disciplinare (art. 23 Cgs) [...] Finisce così.
Quasi in contemporanea col verdetto-patteggiato da milanesi e Samp, arriva il deferimento di Genoa (difesa dall'esperto avvocato Mattia Grassani), Reggina e Udinese. Ancora plusvalenze fittizie, ma (ecco l'aggravante) «finalizzate a far apparire perdite inferiori a quelle reali per ottenere l'iscrizione al campionato» (nelle diverse stagioni 2003-2004, 2004-2005 e 2005-2006). Quell'iscrizione «fittizia» fa scattare un diverso comma (il 4), sempre dall'art.8, per cui la sanzione minima (art. 18, comma 1, punto g) è, appunto, «la penalizzazione di uno o più punti in classifica»."
Sfugge alla Gazzetta che l'aggravante «plusvalenze fittizie finalizzate a far apparire perdite inferiori a quelle reali per ottenere l'iscrizione al campionato» contestata alle nuove deferite è identica a quella che il pm Nocerino aveva ipotizzato per l'Inter. Dov'è la differenza vista da Palazzi?
Laconico il commento del presidente Lillo Foti: "Sempre la solita storia. Chi è ricco prende una multa, chi invece è povero rischia penalizzazioni. Siamo coscienti che c'è sempre da battagliare". Come non dargli ragione. E poi che multa, signori: roba da divieto di sosta, a fronte di 32 milioni di plusvalenze contestate. Il messaggio molto etico, molto morale che la giustizia sportiva del "Nuovo calcio pulito" ha mandato ai presidenti è: far plusvalenze fittizie rende tanto e costa poco.

Lo scandalo dello scandalo dello scandalo è la stampa.
La notizia del patteggiamento e della ridicola "multina" comminata a Inter, Milan e Samp, il giorno dopo, è stata ignorata da quasi tutta la stampa. Giornali distratti dal Campionato Europeo? Ma se avevano fatto il diavolo a quattro, con calciopoli, prima e durante i Mondiali 2006! Dopo aver giustificato quella gogna mediatica senza precedenti con l'esigenza di aprire la "questione morale ed etica per un nuovo calcio" ed aver ottenuto quanto in realtà si proponevano, la distruzione della Juve, hanno chiuso ogni questione etica e morale. I grandi giornali hanno ignorato la sentenza, i 3 quotidiani sportivi non hanno trovato un centimetro di spazio in prima pagina per dare la notizia. Sfogliando il Corriere dello Sport non abbiamo trovato un solo rigo, neppure all'interno, sulla notizia. Che dire poi di Tuttosport. Sul quotidiano torinese la notizia era riportata a pagina 23, all'interno dell'articolo "Plusvalenze, rischiano in tre" che parlava del deferimento di Genoa, Reggina e Udinese. Insomma, quasi nascosta, mimetizzata, secondo lo stile rosa portato dal nuovo direttore. Come sembrano lontani i giorni nei quali Padovan (Tuttosport del 21-06-2007) scriveva:
"MEGLIO TARDI CHE MAI
La notizia è questa: l’indagine per falso in bilancio su Massimo Moratti e Adriano Galliani è stata chiusa e il pubblico ministero, Carlo Nocerino, così si esprime a proposito della situazione dell’Inter, ricollocandola nel periodo tra il 2003 e 2005: «L’equilibrio finanziario sarebbe saltato se la società avesse evidenziato le perdite connesse alle plusvalenze fittizie e l’Inter non avrebbe superato i parametri chiesti dalla Covisoc per l’iscrizione al campionato 2005-2006».
Tuttosport aveva scritto le stesse cose in un editoriale apparso il 18 gennaio 2007, cinque mesi e tre giorni fa. Il titolo della prima del nostro giornale recitava «Scandalo Inter», mentre l’articolo da me firmato esortava a «Smascherare gli “onesti”».. [...] La deflagrazione del caso-Inter è, dunque, per Tuttosport un evento tardivo (Federcalcio e Ufficio Inchieste avrebbero dovuto muoversi prima), incompleto (manca ancora il profilo del coinvolgimento nerazzurro nel filone-Telecom con relative attività illecite di controllo) e, ovviamente, controverso per non dire contraddittorio. [...] Cinque mesi fa lo scrivevamo noi, oggi lo ripetono avvocati e uomini del diritto sportivo. Una volta accertate le responsabilità, le pene sarebbero durissime: da uno a più punti di penalizzazione, esclusione dal campionato di competenza, non assegnazione o revoca dello scudetto; fino a 5 anni di squalifica con proposta di radiazione per i dirigenti."

Se anche Platini parla di vergogna.
A proposito di trucchi di bilancio non si può, infine, non ricordare la recente, violenta polemica di Platini, quale Presidente dell'Uefa, contro i super-debiti di alcune squadre inglesi (Manchester United e Chelsea ne assommano per due miliardi di euro!). Qualcuno ha eccepito che le società calcistiche sono equiparate a quelle con fini di lucro e possono anche quotarsi in Borsa, per cui su quei debiti dovrebbero pronunciarsi semmai le banche e le varie "Consob" nazionali e non l'Uefa, ma le cose non stanno esattamente cosi.
Ci sono, è vero, le leggi del mercato borsistico però ci sono anche i regolamenti Uefa e nazionali in tema di licenze e iscrizioni ai campionati che pretendono bilanci equilibrati, ponendo limiti ben precisi quanto a debiti e patrimonio con uno scopo evidente: il calcio deve vivere con le risorse che mobilita ed è in grado di generare; se il petroliere russo vuole spendere 150 milioni di euro per far felice Scolari, e il discorso vale anche per il petroliere presidente dell'Inter, è libero di farlo ma versando soldi veri nel capitale della società e non facendo debiti garantiti dalla sua ricchezza personale (e neppure inventandosi le finte plusvalenze a cui ci hanno abituato i registi finanziari dell'Inter che, comunque le rigiriamo, significano altri debiti perchè le spese di bilancio sono vere).
Platini ha definito "una vergogna" quei debiti impegnandosi, a nome dell'Uefa, a fare in modo tale che questo non possa più accadere in un prossimo futuro. Il sistema, aggiungiamo noi, ci sarebbe e scongiurerebbe non solo la vergogna dei troppi debiti ma anche quella degli aggiustamenti di bilancio fatte a tavolino: basterebbero dei controlli approfonditi e qualificati, semmai affidati a organismi specializzati, che vietino categoricamente le furberie alle quali stiamo assistendo, impedendo il comportamento collusivo degli organismi preposti alle verifiche e alle sanzioni. In fondo, il prof. Uckmar quando s'è dimesso dalla presidenza della Covisoc questo aveva detto, lamentando il fatto che alla Covisoc fosse praticamente impedito di dire, in parole povere, quali società stavano barando e quali dovevano portare i libri sociali in tribunale.
A quel punto, con dei veri organismi specializzati preposti al controllo e alle proposte sanzionatorie, la gara non sarebbe più a che arriva furbescamente a fare più debiti o a contabilizzare fantomatiche plusvalenze di carta, com'è oggi con la Covisoc di Bisoni (metà Covisoc e metà Unicredit) e con Palazzi; tornerebbe ad essere a chi è il più bravo ad usare risorse vere (poche o tante, purchè vere), passione e intelligenza per mettere su una squadra di calcio.