francobollo... per scongiurare la fine del Titanic.


Preg.mo Presidente della Covisoc Dr. Bisoni,

venerdì 11 luglio, dalla prima pagina della Gazzetta dello Sport, Arrigo Sacchi ha lanciato l'allarme sul calcio-mercato ormai impazzito ("100 milioni di euro per Ronaldo") a fronte delle difficoltà di bilancio che caratterizzano sempre più tutte le società, anche le più blasonate - aggiungiamo noi - stante il livello del loro indebitamento autorevolmente definito "vergognoso"; all'indomani su Repubblica (pag. 47) abbiamo letto di 21 club a rischio iscrizione per il prossimo campionato ("La Covisoc blocca mezza Italia") con riferimento alle inadempienze di molte società di serie B e di quelle inferiori. La sensazione complessiva richiama quella suggerita dai racconti della fine del Titanic: in prima classe si suona allegramente e si continua a ballare (l'Inter deve a Mancini una penale di quattro anni di contratto a sei milioni netti l'anno? Nessun problema, lo spettacolo deve andare avanti ed ecco a voi Mourinho che di milioni netti ne prende sette); di sotto, in sala macchine, si comincia a temere la possibile catastrofe (Messina e Spezia sono alla disperata ricerca di un compratore, pena il fallimento).

Evidentemente per scongiurare la fine del Titanic, l'ex-commissario tecnico della Nazionale indirizza il suo allarme alla Presidenza dell'Uefa ("Platini pensaci tu", titola la Gazzetta) e suggerisce come intervenire scrivendo: "Se desideriamo veramente un ambiente calcistico più credibile, serio e trasparente sarebbe fondamentale una maggiore severità nei controlli dei bilanci e rispetto delle norme vigenti. La Federazione e gli organi preposti devono mettere da parte buonismo e amicizia ed essere intransigenti". Suggerimento sicuramente condivisibile ma verosimilmente da decrittare: questo non è un appello al Presidente Platini ma un richiamo all'operatività della Covisoc da Lei presieduta che ha proprio il compito di controllare i bilanci, per far osservare equilibrio e corretta gestione nel rispetto, tra l'altro, di precisi parametri di patrimonializzazione e indebitamento.
Ecco il motivo di questa "lettera aperta": dalla nostra scialuppa di navigatori del web avvertiamo nitidamente anche noi, come mister Sacchi, il pericolo di quello che può succedere, però, da appassionati di calcio, proviamo anche a suggerire qualche spunto operativo, di quelli che la Gazzetta non può fare forse perchè i suoi responsabili è come se fossero ospiti in prima classe sul Titanic a raccontarci la bellezza delle danze, intrattenendosi beatamente con nani e ballerine.

Proviamo allora a decrittare l'appello di Sacchi e il suo richiamo all'intransigenza nei controlli per riferirli operativamente alle situazioni, per esempio, di Inter e Roma, cioè le prime due classificate dell'ultimo campionato. Da quest'anno, ricordiamo, tra gli obblighi a carico delle società previsti dalle Norme Organizzative Interne della Figc (artt. da 77 a 90ter ) c'è anche quello di redigere il bilancio consolidato che dovrebbe consentire alla Covisoc di monitorare, in particolare, la reale consistenza dell'indebitamento, comprendendovi anche quello delle controllate.
Prendiamo allora il caso della Roma che, secondo quanto si legge sulle pagine economiche dei principali quotidiani, ha ancora debiti per 150 milioni (dei 370 complessivi del gruppo Italpetroli di cui tanto si parla) formalmente contratti non dalla A.S. Roma ma dal "sistema Roma", comprendente la controllante Roma 2000, la controllata che gestisce il marchio e l'altra che opera nell'immobiliare. L'intransigenza invocata da mister Sacchi sulla Gazzetta vorrebbe allora che, in base alla normativa che limita i debiti delle società parametrandoli al fatturato, la Covisoc , grazie al consolidato e/o altra documentazopme che ha diritto di richiedere (art. 80.1 delle NOIF), vincolasse la Roma a quanto previsto dall'art. 90.4.
Non risulta, almeno a tutt'oggi e pubblicamente, che la Covisoc l'abbia fatto; risulta, invece, e lo attestano tutti i giornali, che il gruppo Unicredit ha preteso dalla Italpetroli un "piano di rientro" che ricomprende forzatamente anche l'attività della Roma, quasi sostituendosi alla Covisoc e alla Figc.
Ancora più significativo è il caso dell'Inter che di fronte al nuovo obbligo di redigere il consolidato ha messo per iscritto il proprio rifiuto (punto 5.5 della Relazione della società di revisione sul bilancio di esercizio al 30/06/07 di FC Internazionale SpA), limitandosi a computare per la Covisoc i dati che dal consolidato dovrebbero invece formalmente discendere.

Le chiediamo Dr. Bisoni:
cosa ha fatto la Covisoc di fronte al rifiuto dell'Inter? Non si configura l'attività "elusiva" prevista dall'art. 8 del nuovo Codice di Giustizia Sportiva ("Violazioni in materia gestionale ed economica") e sanzionata, anche pesantemente, dal comma 4 dello stesso articolo?

Oltre all'intransingenza nei controlli, nell'appello a Platini della Gazzetta dello Sport si arriva a chiedere all'Uefa di "obbligare ogni club a spendere solo per quanto i loro bilanci sportivi ed economici gli consentono. Se un club a fine stagione fa ricavi per 10 milioni dovrebbe poter investire soltanto per questa cifra". Questa per i frequentatori abituali delle suite del Titanic sarà sembrata una provocazione quasi che per godersi la crociera fossero obbligati a spendere solo il contante che hanno in tasca, senza poter adoperare assegni e carte di cerdito; più realisticamente, e avendo pazientemente scandagliato con la nostra scialuppa, navigando sul web, le insidie nascoste degli artifici di bilancio, noi pensiamo che una società di calcio può spendere anche più del suo fatturato, fermo restando che per la regolare iscrizione al campionato occorre documentare (alla Covisoc) che quel di più trova contropartita in risorse "vere" ai fini della quadratura di bilancio (aumenti di capitale, campagna acquisti in attivo, elargizioni a vario titolo dei soci) e non in risorse di carta, le famose plusvalenze che, l'esperiena insegna, per le nostre società calcistiche quasi sempre sono finte, costruite a tavolino e si sostanziano, poi, in un analogo aumento dei debiti.

Già, le finte plusvalenze, ovvero il modo apparentemenete più comodo per tappare buchi di bilancio. Prima quelle relative alla compra-vendita dei giocatori e dal 2005 quelle della finta compra-vendita del marchio (che la Covisoc tentò invano di invalidare) e successivamente altre meno reclamizzate, come quelle relative a operazioni di lease-back immobiliari oppure scorpori e rivalutazioni di rami d'azienda; così, all'apparenza, i buchi sono stati tappati, tant'è che il Presidente della Lega, Matarrese, lo scorso anno ha detto che, per la prima volta, le società di serie A erano tutte a posto con i bilanci. Ha trascurato un piccolo particolare il Presidente Matarrese: che a fronte delle finte plusvalenze così realizzate le società sono costrette a contrarre debiti di pari importo con le banche (solo per il marchio per l'intera sarie A si può stimare un valore complessivo di nuovo indebitamento sicuramente vicino ai 500 milioni di euro a fronte di un fatturato complessivo inferiore ai 1.500 milioni); nel frattempo la lancetta dei tassi d'interesse ha segnato brutto tempo, il mercato finanziario attraversa una crisi che qualcuno definisce epocale e le banche potrebbero dover rientrare. Si potrebbero ripetere, cioè, tanti casi come quello della Roma dove non è più chiaro se la campagna acquisti la fa il direttore sportivo o il dirigente Unicredit addetto al recupero crediti; potrebbe, ancor più amaramente succedere, come la fine del Titanic, quello che la Gazzetta ha cercato di scongiurare con l'appello di Sacchi.
Non a caso quando Inter Brand srl ha stipulato il mutuo di 120 milioni per il marchio, la banca ha preteso, a garanzia dello stesso, la sottoscrizione di appositi "covenants" che vincolano, in qualche modo, il bilancio della stessa Inter.
Da un lato le plusvalenze di carta, dall'altro le spese vere che marciano a vele spiegate (sette milioni netti a Mourinho), in mezzo i debiti che, a monte o a valle delle società di calcio, devono necessariamente aumentare: è questo il perverso meccanismo che la Covisoc è chiamata a bloccare prima che sia troppo tardi, questo è l'iceberg che dalla nostra piccola scialuppa scorgiamo pericolosamente sulla rotta del nostro calcio.

In proposito torniamo all'Inter per controllare anche noi l'ultimo bilancio sul quale la Covisoc è chiamata in questi giorni a pronunciarsi. Notiamo subito (e sicuramente è stato notato in Figc, da Lei e dai suoi collaboratori) che i bilanci della società del dr. Moratti hanno meritato lo scorso anno l'attenzione de "Il Sole 24 Ore" che, in data 24 aprile, ha annotato una serie di record e cioè: il maggior defict annuale di bilancio (181,5 milioni nel consolidato al 30 giugno 2006), perdite nette complessive in 11 anni per 661 milioni a fronte delle quali i soci hanno versato solo 476,6 milioni, debiti lordi al 30 giugno 2006 per 385 milioni, 423 milioni di plusvalenze per la cessione calciatori in undici anni di gestione (evidentemente molto "oculata"); quel Sole 24 Ore, oltretutto, ha anche autorevolmente accennato ad alcune operazioni del gennaio 2007 con questa annotazione: "una complessa manovra di scissioni e fusioni da cui è emerso un avanzo patrimoniale utile ad assorbire - almeno sulla carta - future perdite". Su questi records molto ci sarebbe da ridire pensando all'intransingenza dei controlli reclamata oggi sulla Gazzetta da Sacchi ma che, evidentemente, a suo tempo non c'è stata, in particolare sui 423 milioni di plusvalenze da calcio-mercato (questa, come battuta, neppure i barzellettieri del Titanic avrebbero avuto l'ardire di raccontarla).
Ma non è su questo che invitiamo a riflettere anche perchè nel 2003 è arrivata la "salvacalcio" e più di recente l'Inter sull'argomento ha patteggiato e ci si è messa una pietra tombale sopra; l'interrogativo concerne la "complessa manovra" indicata dal Sole 24 Ore, visto che al termine della stessa il Sole ha scritto che sono spuntati "avanzi sulla carta" e noi temiamo proprio che si tratti delle ennesime finte plusvalenze, forse lecite per i profili di legge sulle società commerciali con fini di lucro ma sicuramente non accettabili da una applicazione della normativa FIGC intransingente, che "metta da parte buonismo e amicizie", come chiede la Gazzetta con l'appello di Arrigo Sacchi; anzi, non solo non accettabili ma verosimilmente configuranti un illecito, stante la serietà e la severita della normativa sui controlli.

In soldoni l'Inter per l'esercizio 2006-07 aveva bisogno di altri 300 milioni di euro (da aggiungere ai 661 già bruciati negli undici anni precedenti): 180 per il vero deficit dell'esercizio precedente (al netto del "giochino" sul marchio), 118 per spesare l'ultima rata della salvacalcio e il resto per il deficit corrente.
Visto il livello d'indebitamento (400 milioni di sbilancio debiti-crediti nel consolidato 2006), secondo la normativa FIGC doveva trattarsi di versamenti cash (aumenti di capitale, acconti, elargizioni, prestiti infruttiferi) ma, anche applicando i più potenti motori di ricerca, di tale cifra sul web non si trova conferma; si rintracciano circa 160 milioni di versamenti da luglio 2006 a dicembre 2007 mentre per 135,2 milioni il verbale d'assemblea di FC Internazionale spa del 27/12/2007 rimanda a riduzioni del capitale sociale e utilizzo di riserve.
Riserve quali? Evidentemente quelle di carta richiamate dal 24 Ore del 24 aprile 2007; soldi finti, aggiungiamo noi, stampati a tavolino grazie a Inter Capital, nata nel luglio 2006 per trasferirvi il controllo di un'Inter rivitalizzata da una perizia ad hoc e poi incorporata nel gennaio 2007 dalla stessa Inter; finte plusvalenze che, a fronte di spese vere (ieri Mancini, oggi Mourinho), vogliono dire solo una cosa: i debiti dell'Inter sono ormai fuori controllo e necessitano di un intervento dei controllori della Covisoc.
Caso strano, sui debiti delle grandi società s'è pronunciato recentemente Platini (proprio lui a cui la Gazzetta ha lanciato l's.o.s. di Sacchi) parlando, in occasione della finale di Champions, di "vergogna da eliminare". Il Corriere dello Sport ha presentato addirittura l'intervista al Presidente Uefa con il titolo "Vince chi bara".
Noi, dalla nostra scialuppa, diamo un'altra interpretazione di quel s.o.s.: continuando a barare si perde tutti, la Covisoc può, anzi deve, fermare il meccanismo perverso, il calcio deve cambiare rotta altrimenti l'iceberg e lì e la nave può affondare davvero.
Questo dispiacerebbe a tutti, in particolare ai navigatori del web che, dalle loro scialuppe, segnalano ostacoli e pericoli.

Distinti Saluti.
Ju29ro Team

P.S. 1
Se abbiamo preso a riferimento l'Inter e la Roma è perchè crediamo nella saggezza del detto popolare per cui "il pesce puzza dalla testa". Crediamo, nello specifco, che il comportamento delle società più sulla "cresta dell'onda" è quello a cui, per imitazione, si ispirano poi tutte le altre (tant'è che alla finta compra-vendita del marchio hanno fatto ricorso quasi tutte le società; ben sette hanno negli ultimi due mesi patteggiato su vecchie plusvalenze; rivalutazioni di rami d'azienda, lease-back immobiliari, scorpori e fusioni si vanno diffondendo a macchia di leopardo). In particolare per quanto riguarda l'Inter, ricordiamo che:
1) ha fatto a suo tempo ricorso al condono tombale di Tremonti per mettere una pietra sopra a vecchie partite ancora aperte con il fisco
2) ha fatto ricorso alla famigerata "salvacalcio" svalutando il parco giocatori per l'incredibile cifra di 319 milioni, così sottintendendo che i suoi bilanci incorporavano finte plusvalenze di analogo importo
3) di recente ha infine pattaggiato (art. 23 del Nuovo CGS) ancora per problemi di finte plusvalenze anche dopo il 2003 (anno della legge prima richiamata).
Si dice abitualmente che tre indizi fanno una prova; noi preferiamo riportare tre prove per ribadire alla Covisoc un solo interrogativo: non costituiscono un indizio sulla possibile "falsita'" anche dei bilanci 2007 del "sistema Inter" ai fini della regolare iscrizione al campionato?
Non sarà anche per questo che nell'approvazione del bilancio 2007 di Internazionale Holding srl (che controlla il "sistema Inter") l'amministratore dottor Ghelfi ha fatto deliberare di essere manlevato da qualsiasi sanzione civile e/o amministrativa? Forse l'Inter non ha redatto il consolidato perchè la stessa Internazionale Holding (verbale d'assemblea del 27 dicembre 2007) ha registrato una perdita di quasi 200 milioni di euro rimasta scoperta per 109.159.420 euro?


P.S. 2
Mentre questa lettera stava per essere varato la Gazzetta dello Sport del 15 luglio, analizzando le "radici profonde" del possibile fallimento del Messina, ha scoperto che la società è gravata da 25 milioni di debiti, forse 30 o addirittura 35; la Gazzetta si chiede "Ma perchè vengono fuori solo adesso?". Appunto, i debiti. All'improvviso spuntano i debiti: con 30 milioni di debiti come ha fatto il Messina a superare il controllo della Covisoc per la regolare iscrizione agli ultimi campionati?
Intanto sullo stesso giornale (a pag. 14) Platini ringrazia Sacchi per l'appello che gli ha rivolto; l'articolo ha questo titolo "Un tetto alle spese o si va verso il baratro", come se, mentre a noi veniva in mente la metafora del Titanic, anche i vertici dell'Uefa, e forse i responsabili della Gazzetta, hanno avuto lo stesso incubo.

Si ringrazia, per la collaborazione nello studio dei bilanci richiamati, l'amico Jstargio.