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La rosea, in un articolo del 13 maggio, ricorda come sia consuetudine della Federazione riportare nel comunicato di premiazione per la vittoria del campionato il numero di scudetti vinti dalla società da premiare. Così scrive:

Il comunicato stampa numero 121 del 2010-11 recitava: «Sabato 14 maggio la Lega nazionale professionisti Serie A e Telecom Italia consegneranno al Milan, società vincitrice del 18° scudetto, la coppa di campione d’Italia 2010-11». Idem nel 2009. Titolo all’Inter, «società vincitrice del 17° scudetto». E invece cosa c’è scritto nel comunicato numero 122 della stagione in corso? Il trofeo sarà consegnato «alla Juventus, società vincitrice dello scudetto 2011/2012»

La Gazzetta si indigna per la scelta di omettere nel comunicato il numero di scudetti ufficiali vinti dalla Juventus, tanto da giungere a scrivere, al termine dell’articolo, che “usare il bianchetto su un comunicato di routine” è una "precauzione eccessiva".

Lascia un po’ d’amarezza leggere di una tale indignazione in un periodo nel quale sembra che un po' ovunque, anche mediaticamente, si parteggi per la distensione, per l’ abbassamento dei toni circa le note vicende del passato. Alla luce di questo clima di tensione, bisognerebbe chiedersi, piuttosto che stracciarsi le vesti, perché mai la Federazione avrebbe dovuto rammentare il numero di scudetti juventini in un comunicato del genere, un documento la cui "forma" non deve sottostare ad alcuna norma ufficiale: in altre parole, da nessuna parte è riportato che nel comunicato di premiazione vada ricordato il numero di scudetti vinti secondo l'albo d'oro. E allora, dato il clima rovente, posto che la Federazione ha già fornito dimostrazione di forza impedendo che la terza stella venisse apposta sulla maglia, perché mai anche in un atto del genere, uno stupido comunicato di premiazione, doveva campeggiare a bella posta il numero “28”? A che pro, se non per pungolare, provocare, esacerbare gli animi? Ciò che alla Gazzetta appare come un segnale della debolezza della Federazione è in realtà indice di un grande senso della diplomazia. Essa fornisce quasi un contentino, asseconda, e così cerca di evitare lo scontro, laddove possibile. Per quieto vivere.
La Gazzetta, se ne desume, è invece per la coerenza più totale: 28 sono, sempre e comunque, e ciò va rimarcato in ogni atto della Federazione, in ogni comunicato e per bocca di ogni suo esponente.

Va però ricordato che è consuetudine del quotidiano rosa riportare il numero di scudetti vinti sulla prima pagina dell’edizione dell’indomani della vittoria del campionato. E’ capitato questo, ad esempio, nel 2009, nel 2010 e nel 2011. Quest'anno, però, non è capitato: lo scudetto della Juventus è privo di numero. 
Come mai una scelta editoriale del genere? Perché questa scelta editoriale da parte di un quotidiano che si è da sempre fatto portavoce del rispetto dei regolamenti e delle decisioni assunte dalla giustizia sportiva? Come mai una scelta del genere da parte di un giornale che ha omaggiato il 16esimo, il 17esimo ed il 18esimo scudetto dell'Inter?
E' facile intuire come le ragioni siano sostanzialmente economiche: quale tifoso juventino avrebbe acquistato il quotidiano rosa se in prima pagina fosse stato riportato il numero 28 e non il 30?
Insomma, quando alla Gazzetta conviene - per motivi economici - adotta con nonchalance una linea editoriale contrastante con quella usuale; quando alla Federazione conviene - per un intento certamente più nobile, ossia quello di scongiurare l'inasprimento delle tensioni - essa evita, laddove possibile, di ricordare che gli scudetti siano 28, ma ne viene tacciata di incoerenza, debolezza.
Sarebbe bene allora guardarsi in casa propria, fare autocritica, prima di fustigare il comportamento altrui. E sarebbe bene che alla rosea si accetti l'esito del campionato. Perché la pausa estiva è lunga. Si rischia di scoppiare.