Prioreschi"Questo è un processo che non doveva nemmeno iniziare, perché non c'è nulla di penalmente rilevante... una cosa costruita sul nulla. Però c'è stata, e per questo c'è stata anche la necessità di scrivre questo libro, per rimettere un po' le cose nella giusta direzione".
Questa, in estrema sintesi e con le parole dell'autore in collegamento telefonico con Rete 7, la motivazione che ha spinto Maurilio Prioreschi a raccontare in un libro la vera storia di Calciopoli, con un titolo che, ha detto, è un regalo per Luciano Moggi e i tifosi juventini da parte di uno che juventino non è, ma che ha a cuore verità e giustizia.
Della sua opera l'avvocato Prioreschi ha parlato qualche giorno in questa intervista a Guido Vaciago, su Tuttosport.com.


Esce oggi in libreria “30 sul campo: l’altra verità su Calciopoli” (Baldini&Castoldi), volume scritto da Maurilio Prioreschi, l’avvocato di Luciano Moggi, che in quasi 400 pagine ha raccontato la vicenda processuale, arricchendola di retroscena e una ricchissima documentazione. Ne è uscito un libro fedele al suo titolo nell’esporre quello che l’inchiesta ufficiale non ha esposto: un’altra verità, scritta da chi è dichiaratamente di parte, ma forse è riuscito a dare una visione di quei fatti più completa.

Avvocato Prioreschi, quali sono state le sensazioni provate scrivendo questo libro che le ha permesso di rivivere in modo analitico tutta Calciopoli?
Mi sono reso conto di aver talmente metabolizzato questi fatti che mi è bastato mettermi al computer e scrivere. E’ venuto tutto o quasi di getto. Ho dovuto ricontrollare carte e dati solo per i capitoli più tecnici, il resto è venuto a galla in modo naturale.

Lei e il pool di avvocati e consulenti che hanno lavorato al processo, avete il merito di aver scoperto l’altra verità di Calciopoli, quella “oscurata”. Riscrivendo questa storia è stata più la soddisfazione per l’indubbia importanza del vostro lavoro o ha prevalso la rabbia per il risultato finale?
La soddisfazione per aver fatto emergere fatti che altrimenti non sarebbero mai stati scoperti è sicuramente grande. Ma lo è di più la rabbia di non aver visto questa verità trionfare in sede processuale.

A posteriori, rivivendo il processo nelle pagine del suo libro, ci sono errori che avrebbe voluto evitare?
Errori magari no... Diciamo che in tanti hanno creduto nella personalità della giudice Casoria, pensando che sarebbe riuscita a imporre una decisione che forse sarebbe stata quella giusta, mentre alla fine – almeno così si intuisce fra le righe della sua sentenza – si capisce che è capitolata rispetto alle due giudici a latere.

Molti degli avvocati difensori hanno giudicato nel motivazioni della sentenza suicide. Concorda?
Effettivamente sembrano motivazioni scritte per far annullare la sentenza in appello. Tuttavia bisogna essere prudenti. L’8 novembre di un anno fa, noi tutti ci aspettavamo un altro tipo di sentenza. Per primo, forse, il pubblico ministero.

Possiamo definire Calciopoli un caso di ingiustizia all’italiana?
Di processi ne ho fatti tanti e di situazioni anomale ne ho viste parecchie, ma tutto quello che ho visto in questa vicenda supera di gran lunga tutta la mia passata esperienza. Per quantità e qualità potremmo definire Calciopoli un’enciclopedia di ingiustizie e anomalie.

Qual è il fatto più clamoroso di Calciopoli?
Sarebbe facile rispondere l’accantonamento, giusto per usare un termine soft, delle intercettazioni. Ma invece dico il caso del video sul sorteggio che viene pubblicizzato come la prova del fatto che il sorteggio degli arbitri fosse truccato, viene prodotto come prova, poi a dibattimento in corso viene ritirato e sostituito con una sequenza fotografica, per altro taroccata. E’ la prima volta che vedo una prova entrare e uscire da un processo. Leggo che forse ricomparirà nel processo d’appello di Girando... vedremo.

Consiglierebbe questo libro a un non juventino?
Bisognerebbe avvicinarsi a questo libro senza prevenzione né nei confronti della vicenda di Calciopoli e neppure nei miei. Sono sicuramente e dichiaratamente di parte, ma tutto quello che affermo nel libro è documentato e documentabile. Chi lo dovesse leggere con spirito oggettivo avrebbe modo di scoprire tante cose di quanto accadde nel 2006 e la più importante di tutte è che furono fatti figli e figliastri.

Qual è la speranza che affida a questo libro?
Innanzitutto che fatti come quelli raccontati non si verifichino più e le modalità con cui sono state svolge quelle indagini non venga più applicata. Buona parte dell’opinione pubblica ha cambiato idea su Calciopoli, rivisitando alcune delle verità iniziali. Noi, ovviamente, speriamo di ribaltare il giudizio di primo grado in appello, ma la sentenza di archiviazione con cui il procuratore federale Stefano Palazzi ha riscritto, pur senza conseguenze, la storia sportiva di Calciopoli rappresenta già una grande rivincita.