AbeteLa Roma ha tesserato in questi giorni il 33enne brasiliano De Oliveira Anderson Rodney, meglio noto (si fa per dire) come Babù, meteora del calcio che conta, avendo militato nel Lecce, ma finito a calpestare campi meno "nobili", ultimo dei quali quello di Pagani (SA) in Lega Pro. A Roma sono impazziti? Hanno scoperto doti nascoste di cui nessuno si era mai accorto prima?
Niente di tutto questo. Il calciatore possiede, e come lui tanti altri, uno status molto particolare che lo rende appetibile sul mercato e in procinto di farlo diventare una specie di pacco postale; destinazione? Qualsiasi squadra fuori dall'Italia. Avevamo già affrontato l'argomento in precedenza, ma il caso in questione riporta alla luce uno scenario che, in passato, ha dato non pochi grattacapi a certe società, a certi dirigenti, a certi calciatori, a certe Motorizzazioni Civili... Il brasiliano Babù è un calciatore extracomunitario che però gioca già in Italia e il suo acquisto, secondo la norma che regola l'accesso di calciatori non UE, non comporta l'impegno di uno dei due posti disponibili per squadra. Una volta ceduto, invece, ne libera uno in rosa, poiché extracomunitario che lascia l'Italia. La legge Bossi-Fini, infatti, regola in questo senso gli accessi degli extra-comunitari nel nostro Paese. Per ogni persona proveniente da Paesi non UE, un'altra deve lasciare l'Italia. Ecco che, infatti, il povero Babù verrà prontamente ceduto ad un club straniero, liberando il posto per Gervinho che, stante l'attuale rosa, non potrebbe ancora essere tesserato. Un giochino solo in apparenza complesso, più difficile da spiegare che da mettere in pratica. Il meccanismo, però, è molto utile ad aggirare la cervellotica norma voluta da Abete e soci in applicazione di una legge dello Stato.
Attenzione! In tutti questi passaggi non viene violata nessuna norma o regolamento. E' tutto legale ed ampiamente concesso. Il caso di Babù e della Roma, inoltre, è solo l'ultimo di una lunga serie, preso ad esempio solo per discutere l'argomento.
Questo espediente appartiene alla categoria "trova l'inganno" una volta "fatta la legge". Una legge fuori dal tempo e dalla geografia mondiale, quando ormai la globalizzazione ha eroso molti di quelli che fino ad alcuni anni fa erano considerati dei veri e propri "blocchi" geo-politici. Una delibera, quella del Consiglio Federale del giugno scorso, il cui scopo rischia di venire beffardamente mancato con il risultato di ottenere l'esito opposto. Quello che potrebbe avvenire, e le prime avvisaglie ci sono tutte, è che nel tentativo di preservare i vivai e fermare l'escalation di ingressi di baby calciatori dall'Africa, dall'Europa dell'Est e da altre parti del mondo, i club vadano a catapultarsi proprio in quei "serbatoi" per avere sempre pronto il "tassello" da liberare per far posto al campione extra-UE altrimenti impossibile da tesserare.
Una strada molto pericolosa, a mio avviso. Una strada che potrebbe indurre qualche "volpone", tra dirigenti e procuratori, a ingegnarsi ed avviare quello che potremmo denominare il "riciclaggio del calciatore". Una società professionistica tessera un extracomunitario, lo fa giocare un anno o anche sei mesi in Italia e poi lo cede ad un'altra società bello e "pulito", ovvero pronto per essere rispedito all'estero per far posto al Gervinho di turno. Un target d'affare non ancora esplorato a fondo ma, con l'avanzare della crisi e la pochezza di idee che contraddistingue molti dei dirigenti di casa, chi li fermerebbe i nostri "mecenati"?
Tutto questo, secondo me, proprio a discapito della valorizzazione dei vivai e dei giovani talenti nostrani che si vedrebbero sbarrata la strada verso la conquista della ribalta nazionale da molti giovani colleghi provenienti da posti lontani e che non darebbero nessun contributo al nostro movimento, anzi lo sterilizzerebbero, impoverendolo dal basso fin su alla Nazionale maggiore.
Siamo all'assurdo, all'incompetenza più totale oltre che auto-dichiarata, alla mancanza di programmazione a lungo termine, ad una visione così ristretta del movimento calcistico che l'oblò di una cabina di terza classe mostra orizzonti più vasti di quelli concepiti dalla nostra Federazione Italiana Gioco Calcio.


Twitter: @GiuSette7