Va proprio a farsi benedire...
Nell'udienza del Processo d'appello per i fatti di "Calciopoli" svoltasi ieri, Luciano Moggi ha voluto rilasciare una nuova dichiarazione spontanea. Oltre alle solite (per chi ha avuto l'ardire di seguire il lungo iter della sporca faccenda) rimostranze sulla conduzione delle indagini e sui punti cardine da cui sono poi scaturite le condanne che sappiamo, Moggi ha pronunciato alcune parole che mi hanno colpito, le prime del discorso, e mi servono come spunto per parlare d'altro: "Ho visto piangere delle persone e questo mi ha dato la forza per andare avanti per difenderle e difendere anche me. Da parte mia vi devo dire che vi possono essere stati atteggiamenti criticabili eticamente ma non certo reati." Non so se è la prima volta che Moggi fa una simile ammissione, se mi sono perso le precedenti mi perdonerà, ma credo sia giusto sottolineare il fatto. Come anche da noi stesso sostenuto in più occasioni, nessun tifoso juventino con la dignità al minimo sindacale si sogna di riferirsi all'ex dirigente bianconero in termini di martirio, santità, nuovo Enzo Tortora ed altre simili iperboli. Moggi era uno squalo in un mare non certamente abitato da pesci di minore voracità. Ha tenuto dei comportamenti eticamente discutibili e come tali (e solo come tali) andavano giudicati.

Perché è così interessante parlare di etica, oggi? Perché, dopo quanto accaduto allo Juventus Stadium nel giorno dello sbarco dei ragazzini nelle "curve", è proprio il ramo della filosofia che più sembra interessare ai perbenisti della carta stampata. Già, l'etica. Come hanno potuto, tutti quei fanciulli, macchiare la loro "candida veste" con un insulto che mai nessuno aveva ascoltato in uno stadio italiano, nemmeno nei campetti di periferia? Della questione ci siamo già occupati in due articoli e non credo ci sia molto da aggiungere, tranne che su un aspetto. Quello dell'etica, appunto.

Quanto è etico, da parte della Lega Calcio, multare la società Juventus in occasione del primo tentativo da parte sua, e forse anche di una squadra professionistica italiana, di educare i propri spettatori ad un tifo pulito e rispettoso? Un processo lungo e tortuoso che spero nessuno avesse la convinzione di completare con la facilità di una passeggiata intorno all'isolato di casa propria. Ma a cosa serve la pur lieve multa di 5.000 euro? Non dovrebbe, forse, la giustizia sportiva, incentivare iniziative simili invece che scoraggiarle con questo tipo di atteggiamento? A chi giova questa assurda sanzione? Aiuterà il percorso di educazione delle tifoserie?

Secondo il mio modestissimo parere, la multa comminata alla Juventus viaggia in senso diametralmente opposto. Punire allo stesso modo il coro dei ragazzi (ripetiamo, mai sentito prima in nessuno stadio italiano...) e lo scoppio di bombe carta e petardi piuttosto che il lancio di bengala e fumogeni sul terreno di gioco o in direzione di altri spettatori è, oltre che grottesco, indice di uno stato confusionale degli organi di giustizia sportiva al quale, forse, interessa più l'aspetto mediatico della vicenda che il reale azzeramento del becerume nel mondo dello sport. La Juventus è la società che paga più multe di tutte le sue rivali a causa delle intemperanze linguistiche dei suoi tifosi, ma non saranno certo questi 5.000 euro a pesare su questa bruttissima voce di bilancio; in fondo si tratta di una somma che, prendendo ad esempio il fresco di rinnovo Vidal, la proprietà versa nelle tasche del cileno in mezza giornata lavorativa. Quello che trovo grave, invece, è il messaggio che parte dal Palazzo verso il mondo del calcio. Non voglio fare il processo alle intenzioni di Tosel, ma l'accanimento del giudice sportivo nei confronti di una società che dà vita ad una iniziativa simbolica per lanciare un messaggio chiaro alla propria  tifoseria adulta è altamente controproducente.

Qualcuno ha parlato di probabile "eccesso di zelo o di protagonismo" riferendosi a Tosel (Palombo, sulla Gazzetta), qualcun altro di esasperazione della responsabilità oggettiva (il capo dello sport italiano, Giovanni Malagò, che magari un giorno passerà ai fatti dopo tante belle parole), altri ancora di misura grottesca, la Juventus si dice sconcertata pur non presentando ricorso. A molti, dunque, pare chiaro che il buon Tosel l'abbia fatta fuori dal vaso, giusto per rimanere in tema. Ma non è l'unico, ahinoi. Perché ci sono stati anche commenti di approvazione per l'avvenuta sanzione e uno di questi, udite udite, è venuto proprio dal Presidente del settore giovanile e scolastico della FIGC, Luca Pancalli: "Sono pienamente d'accordo con la multa alla società, che è sacrosanta, ma andavano puniti anche gli stessi bambini e i loro accompagnatori. Si, dovevano essere sanzionati anche i bimbi, ovviamente nelle forme più opportune educative, e i loro accompagnatori perché evidentemente è stato sbagliato l'approccio alla partità, l'avvicinamento all'evento, e forse non tutti hanno capito il perché quei bambini erano in curva domenica, né tutti gli accompagnatori lo hanno ben spiegato".

Ecco, il primo a non averlo capito è proprio lui, eppure la Juventus lo aveva spiegato molto bene sul proprio sito e tramite Mariella Scirea nel prepartita. L'iniziativa "Gioca con me... tifa con me", patrocinata anche dall'Unesco, esiste da tempo e serve a sensibilizzare i giovani appassionati sulle tematiche del tifo e sulle aberrazioni tipo il razzismo e le discriminazioni. Non solo, durante la partita lo speaker ha più volte incitato gli spettatori ad applaudire la squadra ospite e non ad offendere e sfido chiunque a dire che si aspettava quello che invece è stato. Misurare il successo o meno di una così particolare giornata sulla base della multa rifilata alla Juventus è davvero ingiusto, e quei ragazzi hanno molto bisogno di essere educati allo sport che non è certo questione di un giorno. Speriamo, nel frattempo, che i ragazzi non abbiano passato molto tempo a sentire i commenti sulla loro birichinata, che magari passa  loro la voglia di andarci, allo stadio.

Un'ultima parola la voglio dire su questa nuova frontiera della lotta alla violenza ed all'intolleranza, sfondata da Tosel. Come avrete capito, ero sfacciatamente ironico quando dicevo che il coro intonato dai ragazzini verso Brkic sia stato intonato per la prima volta in uno stadio di calcio. In realtà è, incredibilmente, la prima volta che viene punito! Eccola, la nuova frontiera: punire il comportamento di bambini in fase di emulazione dei grandi e lasciare impunito lo stesso comportamento se tenuto dagli adulti. Un po' come quei genitori che, per punire un comportamento violento dei propri figli, li picchiano.
Tutto molto etico.

 

Twitter: @GiuSette7