Da anni noi ju29ri aspettavamo questo momento. Ed ora, grazie a Sergio Marchionne, ci siamo finalmente arrivati.
Luca Cordero di Montezemolo si allontana definitivamente da Torino. Vero è che non si tratta di un torinese nel senso più classico dell'aggettivo (anche se Cordero dei Marchesi di Montezemolo è un antico ceppo piemontese legato ai Savoia) ma, sicuramente, tutto si può dire, meno che il destino di quest'uomo bolognese non si sia intrecciato al gruppo torinese che ha nel bacino delle società controllate anche quella società chiamata Juventus. Così come è noto che egli è un uomo che da sempre ha intrecciato e coltivato rapporti professionali e umani con l'avvocato Agnelli e con il resto della famiglia. Il suo passato parla per lui: Sisport, Itedi, Publikompass, Cinzano, Azzurra, Italia '90, Juventus, Rcs Video, Bologna, Maserati, Fieg, Fiat, RCS, Confindustria, Ferrari, e via dicendo. A mio modesto avviso, il suo allontanamento dal gruppo è una delle notizie più importanti degli ultimi anni. E così i miei pensieri volano immediatamente al passato, e riaffiorano ricordi strani che credevo di aver sepolto e dimenticato...
Per esempio, ricordo che Luca da giovane fu al fianco di Umberto Agnelli nella preparazione della campagna elettorale nella regione Lazio, con la quale nella seconda metà degli anni '70 Umberto divenne Senatore. Fu un grandissimo successo se consideriamo i dati elettorali ottenuti e se consideriamo che Umberto giocava decisamente fuori casa.
Ricordo, per esempio, di un Michel Platini che molti mesi dopo aver smesso di indossare la nostra casacca, venne in visita a Torino per un paio di giorni e filmò tutto. Tra le tante cose che filmò (allenamento con la squadra dell'epoca, cena, incontro con i tifosi, ecc), ci fu un lusso concesso a pochi, ossia una video-intervista all'avvocato Agnelli, realizzata da Michel stesso, in una grande sala riunioni della Fiat. Di quel filmato mi è rimasta impressa una frase dell'Avvocato dove egli spiegava che, dopo gli anni felici e vittoriosi della fase Platini, si era in quel momento in una fase di ricostruzione attenta e guardinga, una fase di preparazione al futuro, e che gli investimenti e la rinascita del club sarebbero avvenuti dopo i Mondiali del 1990 (della cui organizzazione si occupò, tra gli altri, manco a dirlo, proprio il Luca Cordero di cui sopra). Era palese come l'Avvocato avesse pianificato il tutto e deciso di ricominciare ad investire solo quando Luca fosse approdato alla Juventus. Cosa che poi puntualmente accadde. Purtroppo Gianni sbagliò tutto.
I Mondiali di Italia '90 infatti vengono ancora oggi ricordati per gli stadi inadeguati, le strutture inadeguate e gli appalti a costi crescenti.
Per lo Stato Italiano fu un vero e proprio bagno di sangue in termini economici, si costruirono solo due stadi ex novo, e gli altri vennero ristrutturati con cifre che oggi potrebbero essere considerate da capogiro. E il tutto non diede vantaggi al sistema calcio, perché non vennero pensati in modo moderno, e dopo pochi anni le strutture erano già obsolete. Durante i lavori nei diversi cantieri morirono  22 operai. Non fu praticamente mai possibile avere  cifre certe delle spese complessivamente sostenute (a parte quelle dei due impianti nuovi). Secondo molti osservatori Italia '90 fu l'ultima grande occasione di speculazione edilizia prima dello scoppio di Tangentopoli.
C'è persino chi dice che i debiti siano tuttora da saldare e che lo Stato Italiano abbia messo a bilancio ancora nel 2013 dei fondi per quella manifestazione. Insomma, complessivamente un bel disastro.
Non che sia colpa di Montezemolo tutto ciò, ci mancherebbe, il sistema Italia in queste cose è quello che è, lo sappiamo tutti, ma di certo non è che si possano utilizzare quei Mondiali come una classica buona esperienza lavorativa da aggiungere al proprio curriculum. Bruttino come biglietto da visita. E quando poi Gianni Agnelli gli affidò la Juventus e scucì tanti soldini per rinforzarla, finì tutto a tarallucci e vino: la Juve si classificò settima e venne esclusa da tutte le competizioni internazionali, un fatto che non si verificava praticamente dal dopoguerra.
Gianni, pentitosi successivamente, quando arrivò il disastro inatteso della Juve montezemoliana, arrivò a dire, deluso e stizzito, una frase che suonava circa così: "Luca Cordero di Montezemolo non ha ancora deciso cosa vuol fare da grande".  
Di Luca ricordo però anche le cose buone, come i 14 Mondiali (di cui otto costruttori) vinti dalla Ferrari. Successi che appartengono anche a Luca, mica solo a Todt o a Schumacher.
Poi ricordo le immagini di un telegiornale nei mesi in cui morirono Gianni e Umberto, con un trafelato Luca che, arrivato in elicottero a Torino, veniva presentato come l'uomo solido e di esperienza, da sempre fedele alla famiglia Agnelli, che stava ora per occuparsi della Fiat e di Lapo e John, allora ancora giovanissimi rampolli.
Ricordo anche i suoi noti soprannomi come Lucky Luca, o LCdM, o Monteprezzemolo, o ancora, Montezuma (affibbiatogli addirittura molti anni fa da Susanna Agnelli rifacendosi al noto imperatore degli Aztechi).
Ricordo le accuse rivoltegli in relazione all'acquisto di Dino Baggio: "Quando, a metà anni Novanta, Luchino era responsabile della Juventus, versò per l’acquisto di Dino Baggio quattro miliardi in nero su un conto svizzero. A denunciarlo ai giudici, fu lo stesso beneficiario e presidente del Torino, Gian Mauro Borsano. Montezemolo evitò la condanna per evasione fiscale grazie a una provvidente amnistia" (Giancarlo Perna).
Quante cose mi vengono in mente... Fotogrammi slegati fra loro, ma sempre di grande impatto emotivo.
Le parole di Cesare Romiti, per esempio, che nel 1985 al giornale La Repubblica disse: "Abbiamo pescato, in Fiat, un paio di persone che pretendevano danaro per presentare qualcuno all'Avvocato. Uno dei due l’abbiamo mandato in galera, l'altro alla Cinzano"; e Montezemolo successivamente ammise: "È vero, ho sbagliato, per favorire il contatto con Gianni Agnelli mi sono fatto dare ottanta milioni nel cofanetto di un libro vuoto di Enzo Biagi", (il tutto poi riconfermato in un programma tv di Minoli sulla Rai).
Ma ricordo anche altre dichiarazioni più recenti, dove Romiti rabbrividiva di fronte alla possibilità di una discesa in politica di Montezemolo (celebre l'episodio della cena tra Craxi, Romiti, Berlusconi e Montezemolo raccontato in tv da Romiti stesso in un programma di Fabio Fazio).
Ricordo anche la sua amicizia e la sua vicinanza ad uno dei grandi accusatori del 2006, ossia Gazzoni Frascara, col quale partecipò alla cordata per salvare il Bologna. E si potrebbe continuare per ore di questo passo, con racconti e ricordi. Sensazioni amare e interrogativi irrisolvibili.
I ricordi più amari però, quelli che mi rendono triste, sono per forza di cose quelli legati alla vicenda del 2006, dove in molte telefonate di molti protagonisti dello scandalo risulta fatto noto nell'ambiente che Luca avesse tutta l'intenzione di prendere decisioni riguardo alla Triade, decisioni che in teoria erano ancora in divenire. Interessanti le telefonate tra Alessandro Moggi e Luciano Moggi, tra Moggi e Giraudo, tra Zavaglia e Sandreani e tra Baldini e Mazzini. Così come è interessante ricordare la sua amicizia e vicinanza a Marco Tronchetti Provera, e la notizia diffusa da "Panorama" l'8 novembre 2007, secondo il quale: "Durante la ’campagna elettorale’ per la presidenza di Confindustria ’la vecchia security Telecom guidata da Giuliano Tavaroli si preoccupo’ di proteggere il candidato favorito, Luca Cordero di Montezemolo, da eventuali attacchi di un gruppo di industriali contrari alla sua elezione’. Lo scrive Panorama in edicola domani (9 novembre 2007, ndr), in un servizio del quale ha diffuso un’anticipazione". (ANSA)
E poi, infine, la cosa che tutti noi rancorosi ricordiamo di più, le dichiarazioni di Joseph Blatter, Presidente della Fifa, il 22 dicembre 2007:
"Credo sia ora passato abbastanza tempo per poterne parlare. Quando scoppiò lo scandalo, nel 2006, Luca di Montezemolo svolse un importantissimo ruolo di moderatore. E' in gran parte merito suo se la Juventus non si rivolse ai tribunali ordinari dopo le sanzioni conseguenti allo scandalo".
Tra questi miei ricordi ce ne sono alcuni che sono i principali motivi per cui non vi è amore tra gli juventini in generale e Montezemolo. Non a caso nel nostro blog abbiamo scritto che di certo non ci mancherà (link a fondo pagina, sono graditissimi i commenti).
Ora: premesso che dopo questa notizia un brindisi per molti di noi gobbi è decisamente doveroso.
Premesso che finalmente molti di noi potranno tornare finalmente a tifare anche per la Ferrari, senza sentirsi in colpa.
Premesso che molti di noi conoscono alcuni pettegolezzi, di quelli che fanno capire tante cose ma che non si possono scrivere qui...
Restano però in piedi tutte le domande che molti di noi Juventini ci facciamo da diversi anni.  
Costui ha fatto solo errori? A naso non si direbbe. Ha fatto tanti errori, ma anche risultati di un certo rilievo.
Riguardo al 2006 in particolare, perché costui ha potuto fare il bello e il cattivo tempo? Perché gli è stato permesso?
Che ruolo ha avuto in tutto questo il resto della famiglia Agnelli/Elkann (retrocessione della Juventus compresa)?
Perché nessuno si è opposto con forza al suo operato filosoficamente interista?
E ancora, perché egli ha fatto ciò che ha fatto?
A Torino, dopo la morte di Gianni e Umberto, sono diventati tutti temporaneamente matti? Hanno battuto tutti la testa in massa?
O è che, a parte forse un paio di persone, in famiglia a nessuno fregava nulla della squadra di famiglia con la maglia bianca e nera e con il nome più bello del mondo?
No perché, non vorrei che qualcuno avesse la tentazione di addebitare a Montezemolo qualunque responsabilità. Ognuno deve prendersi le proprie. Attendo fiducioso risposte circostanziate da qualche gentile e volenteroso membro della famiglia. A Turin qualcuno ha gli attributi e il coraggio di contattarmi il privato per raccontarmi che fine ha fatto la mia fidanzata? Anticipatamente ringrazio.
 
 
 
Link utili correlati:
- Non ci mancherai - (blog)