vomitevoleAmmetto che è stata una settimana difficile, i recenti successoni sportivi della mia squadra del cuore quasi non me li ricordo più e ho i tasti del telecomando consumati.
Non era bastata la serata in compagnia di Mentana e della fiera dei normalizzati atterrati in diversi modi sul nuovo corso a strisce bianche e nere. Non era bastata alle ore tredici del 17 novembre 2008, al TG5, la beatificazione di Facchetti da Onestopoli, il dirigente che riceveva a casa Nucini, arbitro in attività.
Anche Rai Tre, di tutto di più, nello stesso giorno, ha voluto dare il suo modesto contributo al giocattolo calcio. Questo giocattolo, profondamente rinnovato dall’interno, che, quando non trova nel rispetto delle regole la sua risurrezione e quando non trova nei processi la conferma dei suoi elementari teoremi, ricorre alla televisione.
Metti una sera a cena Roberto Renga, Luigi Agnolin, Sandro Mazzola, Carlo Laudisa e Marco Civoli.
Di cosa parleranno mai?
Di cosa potrebbero mai parlare un giornalista romanista, un ex arbitro, ma anche ex dirigente della Roma, la seconda voce tecnica (!?) di Rai Sport e bandierina nerazzura del passato, un untuoso giornalista esperto (!?) di mercato della rosea e la nerazzurra voce delle partite della nazionale?
La risposta non è semplice. Ma vi sorprenderò dicendo che non si è parlato solo di Juve, ma anche di Moggi, forse anche un po' di Triade, della Gea e, ovviamente, di calcio finalmente pulito, forse.

L’illuminante indagine della serata ha riguardato proprio il nuovo calcio, se e quanto finalmente pulito.
Si è iniziato con Laudisa, l’esperto di mercato e bilanci in rosa che, dimenticando di parlare dei debiti (leggi l'articolo), dei bilanci (leggi l'articolo sul patteggiamento) e del marchio (leggi l'articolo "La vendiita del marchio") della Inter Brand srl, dimenticando l’intreccio tra le sanissime A.S. Roma, Unicredit e Famiglia Sensi, ha preferito parlare di Tanzi e Cragnotti che, per tenere il passo delle grandi (non l’Inter: sana per grazia divina; non il Milan: sana per forza; e quindi certamente della sola "banda di truffatori"), non facevano altro che creare plusvalenze, scambiandosi giocatori a cifre folli, salvo poi spalmare i debiti negli esercizi successivi.
Secondo il nostro esperto in rosa l’altra mela marcia del calcio che fu è stata sicuramente la Gea, ma il nostro non ha avuto il tempo per spiegarci come e quali siano state le colpe della più famosa società di procuratori del calcio, in possesso addirittura di circa il dieci per cento dei mandati in circolazione, e si è accontentato di riferire che questa diabolica società è nata, in realtà, dall’idea di qualche figlio di papà, desideroso di far fruttare la propria discendenza, unendo affari, stato di famiglia e pallone. Ed allora deve apparire chiaro al candido telespettatore che, se si parla di nobili discendenze, l’accento debba essere messo su Moggi Jr, piuttosto che su Geronzi o De Mita Jr, dal momento che il papà del primo parlava addirittura con Mazzini, mentre i papà degli altri due sono e furono cassiere di banca e usciere in parlamento, sebbene da circa una trentina d’anni.
Non una parola sui bilanci degli onesti, non una parola sullo strano intreccio di giocatorini dal Milan all’Inter e viceversa. Giocatorini pagati milioni e milioni di euro e stipendiati tra i mille e i duemila euro al mese. Non appena ha sentito questa cosa mia madre, pensionata INPDAP da 1.750 euro al mese, mi ha chiesto se possiamo fare una plusvalenza cedendo il suo cartellino da docente in pensione a qualcuno.
Deve aver studiato molto il nostro esperto in rosa se è vero che non deve aver perso tempo neanche per farsi una doccia ed è scappato dai libri fino in trasmissione. Da un esperto così ti aspetti che riesca a mettere sul piatto dati e cifre capaci di inchiodare gli associati a delinquere della Gea, persino Palamara pare che fosse tutto orecchie, ma per inchiodare il pubblico delle 23 è bastato molto meno e il nostro si è limitato ad argomenti, nella migliore delle ipotesi, da Processo di Biscardi.

Solo che a condurre c’era il caschettato Civoli e accanto a lui non c’era nessuna straniera vestita da polmonite, ma, direttamente dalle sobrie celebrazioni per il centenario della squadra più onesta del pianeta, c'era Sandrino. Non il Mazzulatore, ma solo Mazzola che, finalmente è sembrato un vero vincente anche se con un'aria di chi sta seduto in perizoma in braccio a Mike Tyson con quest'ultimo, dente d'argento e tatuaggio, a mordicchiargli ripetutamente l’orecchio. Inutile dire che neanche la bandierina nerazzura sia stata capace di deliziarci con una parola capace di individuare gli illeciti del calcio che fu, o di spiegare le colpe specifiche degli imputati dei processi sportivi e non. La bandierina ha avuto solo il tempo per dire una frase alla Catalano di arboriana memoria e ricordare che le statistiche mostrate in studio - riguardanti ammonizioni, espulsioni e rigori e relative a un anno calciopoliano come il 2005 e ad uno demoggizzato come il 2008 - sono indicative e non dimostrano che le grandi sono favorite, piuttosto che le grandi hanno i giocatori più forti. Certo, soprattutto quando sostituiscono Gresko con Ibrahimovic.
La dichiarazione da ju29ro di Sandrino è probabilmente ascrivibile al fatto che neanche Zaccone sarebbe riuscito a trovare un illecito in tutta la dotta trasmissione di Replay del 17 novembre 2008 e tanto meno nelle insulse statistiche propinate.

Ma Replay è anche una trasmissione moderna e ha proposto un’esterna in stile “Uomini e Donne” di Maria Defilippi. Solo che il tronista dell’occasione è un altro onesto che, memore dell’amicizia col criminale di guerra Arkan, ha ben pensato di lasciare a casa la t-shirt con il mirino e si è presentato con sciarpa a forma di cappio al collo e ha ricordato che lui e gli altri si allenavano per vincere e facevano tanti sforzi. A differenza di quella banda di truffatori, aggiungo io, che si dopavano fino alla cima dei capelli e in compagnia di Ventrone se ne andavano all’Hollywood o al Tocqueville tutte le sere.

Ma in ogni trasmissione che si rispetti c’è anche il contraddittorio e nel nostro caso la difesa di ufficio delle vedove di Moggi è affidata a tale Zamparini che - nella solita inquadratura presa dal tetto della macchina mentre questi, furtivo, esce dai magazzini Ikea dopo aver fatto la spesa – si è permesso addirittura di fare la morale al nuovo calcio che di nuovo nuovo, in fondo, non avrebbe un bel niente. Musica per le orecchie di Renga (non il rusticano Zenga, ma Renga, Roberto Renga, giornalista appena sospettato di simpatie giallorosse) che, caustico più del Cicatrene, ha preso prepotentemente la parola e ha ammonito (forse in modo mirato) il simpatico ed esuberante presidente dai molti mari.
Renga, al contrattacco, non può ammettere che il nuovo corso del calcio e tutti i suoi vassalli possano farsi fare la morale addirittura da Zamparini che, lo sanno tutti, incredibilmente non fa mistero di essere rimasto amico e in contatto, niente popo di meno che, con Luciano Moggi. Sì Luciano Moggi, quello della Triade, quello delle interpreti degli arbitri, quello dello spogliatoio di Reggio Calabria. E allora se questo è vero, se è vero che Zamparini accetta i consigli di Lucianone di Monticiano, uno così non può venire a fare la morale a noi, discepoli del nuovo calcio pulito. Un nuovo calcio che, della sua versione 1.0, ha digerito solo passaporti, bilanci e rolex, questi ultimi sì, non taroccati.

Le uniche, e autentiche, delusioni sono arrivate dall’ex arbitro ed ex dirigente giallorosso Agnolin che non è sembrato in sintonia con la linea editoriale, ma solo perchè poco lesto nel raccogliere gli assist di Marco Civoli. Tale inaspettato tradimento ha deluso non poco il nostro onesto conduttore che aveva forse confidato nell’orgoglio arbitrale di Agnolin oppure nella sua, breve, militanza giallorossa.
La pluralità della trasmissione è stata ulteriormente assicurata da qualche intervento da casa. Nessuna telefonata, sia mai, Auricchio e Baldini non avrebbero potuto interrompere il loro meritatissimo riposo. Si è dato invece spazio alle e-mail e tra le tante giunte in redazione, c’è stato addirittura qualche impertinente che ha avuto l’ardire di notare che, forse, la trasmissione stava mettendo, per l’ennesima volta, alla gogna la Juventus.
La parola quindi a Renga – non a Mazzola che era troppo impegnato a sistemarsi sulla sedia del centenario – che ha rimesso presto le cose a posto. Questa e altre trasmissioni non parlano mai male della Juve, queste trasmissioni non perdono occasione di lodare la nuova Juve e il suo nuovo corso, cui vanno tutti i complimenti possibili per aver saputo rinnovarsi dall’interno e purificarsi a dovere.
Come dirci in prosa e in musica che lo strapotere degli ultimi anni era figlio dell’inganno e che in una competizione alla pari i simpatici bianconeri, approdati alla dimensione che loro compete, sono lì che galleggiano, annaspando dietro le oneste armate di Milano.
 
 
Nota della redazione: siamo stati sommersi da tante mail di lettori che lamentano  il "poco equilibrio" della puntata di Replay in questione. Tutti sottolineano che da un servizio pubblico pagato per un quarto da juventini ci si aspetterebbe maggior rispetto. Sarebbe già un buon inizio avere giornalisti che rispettano la  Carta dei Doveri del giornalista, che parla di ricerca e diffusione della "verità" e non di idee da  tifoso. Facciamo nostro il proposito del lettore Gino Pr**e che ci scrive: "[...] Mi è sembrato che la trasmissione sia stata concepita solo per distorcere ancora una volta la verità e destabilizzare l'ambiente bianconero alla vigilia della partita contro i COMPLESSATI nerazzurri! Un buon motivo per non accendere mai più il televisore di lunedì sera alle 23:15 su Rai 3!"