moratti e tronchettiIn attesa dell'ormai imminente conclusione del processo di Napoli, la cronaca ci consegna alcune interessantissime novità che arrivano da Milano, dove è ancora in corso il processo Telecom, di cui seguiamo da tempo gli intrecci con la vicenda Farsopoli.
Mercoledì 2 novembre si è svolta un'udienza importantissima, nella quale l'ex segretaria di Adamo Bove, Caterina Plateo, ha fornito una testimonianza che tra le altre cose ha confermato quanto abbiamo sempre sostenuto, e cioè che la data (25 settembre 2003) della presunta "affiliazione con Moggi", su cui Nucini ha reso testimonianza a Napoli, non torna. Già Tavaroli, più volte e anche nel suo interrogatorio in carcere, aveva dichiarato che quella storia dell'incontro tra Nucini e Moggi gli era stata raccontata a fine 2002. Ora abbiamo la conferma, da una testimonianza fatta sotto giuramento dalla Plateo, che non vi è corrispondenza con i controlli da lei fatti e con le date del dossier "Operazione Ladroni".
Sono riscontri importanti sull'attendibilità del teste d'accusa Danilo Nucini. Se tutti questi dati e riscontri portano ad un "presunto" incontro con Moggi al Concord a fine 2002 (e Tavaroli da Ravezzani disse "Se mai c'è stato questo incontro"), come considerare il fatto che Nucini lo dati solo a settembre 2003? Vi proponiamo due meritori articoli sull'udienza milanese apparsi oggi, giovedì 3 novembre, su Tuttosport, a firma Guido Vaciago e Alvaro Moretti.
A breve seguirà anche un nostro pezzo di approfondimento sulla questione Nucini.


«Così Telecom spiava la Juve»
di Guido Vaciago

Bisogna fare attenzione al processo Telecom. Perché tra i rivoli di uno degli scandali più gravi e odiosi della storia repubblicana, si trova un pezzo fondamentale del puzzle di Calciopoli. Bisogna fare attenzione a Caterina Agata Plateo, testimone del Processo, che lavorava agli ordini di Adamo Bove, il funzionario della security Tim coinvolto nella vicenda Telecom e morto tragicamente nel 2006 allo scoppiare dello scandalo. E' lei che nella testimonianza di ieri, resa in aula a Milano, ha confermato sotto giuramento quello che già si sapeva, compresi gli ispiratori che - secondo quanto deposto da Tavaroli, Cipriani e lo stesso Tronchetti - erano i dirigenti dell'Inter: la Telecom ha spiato i telefoni della Juventus e dei suoi dirigenti, alcuni numeri intestati alla Figc (i designatori?), quelli dell'arbitro De Santis, quelli della Gea. Traffico telefonico sotto controllo, spionaggio ad alto livello con il sistema Radar; senza lasciare tracce. Un meccanismo in cui si poteva risalire a qualsiasi contatto telefonico, compresi quelli di mercato, per fare un esempio caro a Moggi, che di essere "spiato" (e non dai Carabinieri di Auricchio) lo sospettava ben prima che scattasse l'indagine della magistratura.

Nel silenzio della prescrizione della improcedibilità, la rumorosa deposizione della Plateo squarcia il velo su nuovi scenari, in cui si possono forse trovare risposte finora sfuggite. Perché l'inchiesta di Narducci e Beatrice presenta delle inquietanti analogie con quella privata rivelata dalla Plateo. A partire dai soggetti i cui telefoni vengono messi sotto controllo, per finire con le teorie investigative (ammonizioni mirate, contatti con i designatori, la figura di De Santis). Perché appare sempre più chiaro che la Juventus è oggetto di indagini (solo alcune legali) da molto prima del 2004. E perché, infine, è davvero difficile sostenere oggi che il grande imbroglio di Calciopoli sia quello che ci hanno raccontato nel 2006.

«Sì, spiavano Moggi e Juve»
di Alvaro Moretti

ROMA. «Ebbene sì, controllavamo i telefoni della Fc Juventus, della Gea, della Football Management, del signor Ceniccola (era un telefono di De Santis, ndr) e utenze della Figc. Potevo farlo entrando nel sistema Radar: mi diedero l'opportunità di vedere i contatti telefonici, di prendere appunti, senza essere in alcun modo rintracciabile e con il divieto assoluto di stampare quei tabulati che poi consegnavo ai miei superiori». In fondo a Moggi basterebbero le parole di Caterina Agata Plateo, ieri testimone al processo Telecom in corso a Milano per associazione a delinquere per spiegare tante cose.

DA BOVE A TAVAROLI. La Plateo dipendeva - dal 2000 al 2004 - da Adamo Bove , il funzionario della security Tim coinvolto nella vicenda Telecom e morto tragicamente nel 2006 allo scoppiare dello scandalo. Poi passerà alla Telecom con Ghioni e Tavaroli. Quelle parole, sapendo chi commissionava la scansione delle vite e dei telefoni altrui nel calcio, basterebbero anche alla Juventus per giustificare ogni tipo di azione a tutela del proprio operato. La Plateo ieri è stata sentita al processo milanese sullo scandalo Telecom, dell'intelligence illegale, con Tavaroli e la sua struttura al centro della vicenda: quattro ore davanti al giudice di Corte d'Assise, Gramacchio, perché gli avvocati dei danneggiati sono davvero tanti quanti i dossier illegali messi insieme. Compresi quelli che hanno visto protagonisti proprio la Juve, la Gea, la Football Management di Alessandro Moggi, l'arbitro De Santis e alcune utenze della Figc (quelle dei designatori dell'epoca, Pairetto e Bergamo ).

DAL 2003. La Plateo ha confermato, in sintesi, quanto detto nel giugno 2006 svelando la vicenda che la Figc frettolosamente archiviò nel giugno 2007 occupandosi solo del monitoraggio, dei pedinamenti etc. etc. commissionati nei confronti di Vieri e altri giocatori, ma anche e soprattutto dell'arbitro De Santis. C'era dell'altro: c'erano i telefonini della Juventus sotto controllo e quando oggi senti dire a Moggi che le sim servivano per evitare di essere controllati sul mercato, la questione diventa un po' più seria, forse. Anche perché ieri alle domande dell'avvocato Gallinelli, che tutela De Santis parte civile in quel processo, la Plateo ha messo una data che apre mille considerazioni sul modo con cui l'Inter attraverso Tavaroli e Nucini si sia mossa in quegli anni: «E' un'attività cominciata l'11 febbraio 2003 su otto utenze, tre delle quali non utilizzate o quasi. Io di calcio non sapevo niente, sapevo di Vieri dalle notizie di gossip. Del mio utilizzo del sistema Radar, anche se avevo accesso pure al Portale Magistratura, non dovevo far menzione con nessuno». Massimo del mistero. Misteri poi svelati dalle varie testimonianze di Tavaroli, Cipriani, Tronchetti Provera: la vicenda di Moratti e Facchetti che si industriano per capire. Con Nucini a fare da cavallo di Troia. Sì, ma da quando?

LE DATE. Le date sono importanti quanto le conferme che giungono sotto giuramento dalla Plateo, in aula. La Plateo parla di un'attività che prende il via a febbraio 2003, Bergamo a Napoli ricordava l'incontro con Moratti nel luglio 2002 in cui gli venivano chieste le ragioni per cui l'Inter avesse perso lo scudetto del 5 maggio; il 25 settembre 2003 Nucini afferma di aver proceduto alla sua (inutile) affiliazione moggiana andando all'hotel Concord per incontrare Lucianone. A febbraio 2004 Casarin parla di ammonizioni mirate, secondo Nucini? Ma ormai è chiaro che la macchina delle indagini private, con cavalli di Troia o 007 privati, era partita anni prima dell'indagine Calciopoli per come la conosciamo a Napoli.

GLI STESSI. Epperò proprio l'osservazione delle intestazioni di quei telefoni sotto controllo, di quei dossier («nel maggio 2005 - dice la Plateo in aula - mi fecero distruggere 18 dossier») fa capire: la Juve (dunque Moggi), la Gea, i designatori, De Santis. Il cuore dei teoremi scritti nelle informative di Auricchio, anni dopo. Ed è un continuo rimando: la teoria delle ammonizioni mirate che va e viene da Nucini ad Auricchio, quella della combriccola romana (da Telecom al teorema poi smentito dallo stesso maggiore dei carabinieri in aula: «La combriccola non c'era»).

OGGI IN AULA. In attesa del verdetto napoletano, la macchina dei risarcimenti chiesti dagli spiati si muove e comincia a correre: oggi davanti al giudice Minniti , seconda sezione del tribunale civile di Firenze, Paolo Bergamo e la sua legale Silvia Morescanti chiamano la Polis d'istinto di Cipriani, che indagava su calciatori, arbitri e dirigenti. Il giudice tenterà una conciliazione, poi si va alla causa e la Polis chiamerà in causa il committente, Telecom.

E A MARZO. A marzo, invece, esattamente il 13 marzo 2012 in aula sarà chiamata invece l'Inter: De Santis ha notificato la citazione di risarcimento (milionaria: Vieri ha chiesto 21 milioni, l'ex arbitro sarà più moderato) proprio relativa ai dossieraggi illegali commissionati alle strutture di Telecom dall'Inter. A proposito di questo utilissima la testimonianza della segretaria di Cipriani, Laura Giaquinta, sui dossier, al processo di Milano, il 5 ottobre: «Sì, abbiamo indagato su De Santis, m'interfacciavo con Tavaroli». Tutto, sotto giuramento, torna.