“Mettere la testa sotto la sabbia come gli struzzi” è un modo di dire molto celebre che indica qualcuno che fa finta di non vedere o di non accorgersi di qualcosa. Gran parte del mondo pallonaro italiano, con codazzi mediatici annessi, è dal 2010 che non vede la luce del sole. Le intercettazioni oggettivamente omesse dagli inquirenti a Napoli sparigliarono clamorosamente le carte e mostrarono la vicenda Farsopoli per come in realtà era sempre stata: i rapporti di Luciano Moggi con i designatori non erano esclusivi (caposaldo della condanna juventina nei processi sportivi del 2006), ma generalizzati ed anzi caldeggiati dalla Figc di allora. In realtà le cose erano già abbastanza chiare senza quelle intercettazioni, bastava buttare un occhio sui ”romanzi auricchiani” (le famigerate informative di reato del processo calciopoli) per rendersene conto.

Ma quelle telefonate fecero crollare definitivamente parecchie certezze e convinzioni dei colpevolisti della prima ora, che si affannarono (e si affannano) a cercare pretesti per far comunque passare il messaggio che i comportamenti di Moggi erano i più gravi, oppure che gli altri dirigenti che telefonavano ai designatori lo facevano solo per difendersi dalla “cupola”, cupola che in base ai fatti non ha mai truccato nessun campionato. Adesso ogni qual volta quelle telefonate tornano alla ribalta mandano in crisi i colpevolisti di cui sopra.

Ad esempio l’altro giorno a Milano si è celebrata una nuova udienza del processo scaturito dalla denuncia per diffamazione promossa da Gianfelice Facchetti nei confronti di Moggi, procedimento di cui avevamo già parlato qui e qui . E, puntualmente, la verità è tornata a galla. Ha testimoniato Paolo Bertini, dicendo ciò che noi sappiamo da tempo e cioè che ricevette una visita dell’allora presidente dell’Inter prima della semifinale di Coppa Italia del 2005 Cagliari-Inter. Entrare nello spogliatoio dell’arbitro prima della partita era proibito, ma Facchetti si spinse addirittura a commentare lo score dell’arbitro toscano con la sua squadra: 4 vittorie, 4 pareggi, 4 sconfitte, consigliando neanche troppo velatamente di cercare “di far crescere la casella delle vittorie”.

Dichiarazioni di Bertini che trovano conferma nelle telefonate fatte al designatore Bergamo: Facchetti prima della partita, Bertini dopo. Per chi volesse risentirsele eccole: questa  e questa . Ed è bello vedere ancora una volta come i media che hanno permesso lo scempio del 2006 cadano dalle nuvole a proposito di fatti accertati da anni. E non solo loro. Javier Zanetti, simbolo di “interismo”, interrogato sulla questione durante la stessa udienza non ricorda. Peccato che non ricordi: con la sua testimonianza avrebbe potuto ben supportarei proclami di onestà portati avanti per anni, gli smoking bianchi, gli scudetti di cartone, e l'autoproclamata superiorità morale della più gloriosa squadra d’Italia.

Se Zanetti non ricorda il suo ex presidente non si presenta. Esibisce un certificato medico poiché è malato. Poverino, eppure avrebbe tante cose da spiegare, in primis a Gianfelice Facchetti. Dovrebbe spiegargli infatti perché ha incaricato fior fior di avvocati di andare in tribunale a dire che nella vicenda del dossieraggio Telecom l'Inter era innocente, e casomai a dare l'incarico era stato Facchetti senza aver alcun mandato dalla società. E a proposito di quest’ultimo argomento dovrebbe anche spiegarci come mai ha commissionato al tiger team di Tavaroli ( secondo quanto testimoniato da Tavaroli e Cipriani nel processo Telecom) uno spionaggio illegale su dirigenti, clubs e calciatori di serie A. In seguito s'è scoperto che i principali indagati di calciopoli erano stati dossierati dal Tiger Team. Ma che strana coincidenza vero?  Ma Moratti sta male e non può presentarsi. C’è da sperare che questa malattia non si ripresenti ai primi di Febbraio, quando si terrà la prossima udienza di questo procedimento.

Nel frattempo anche alla Gazzetta non ricordano, infatti presentano il contenuto dell’udienza in un trafiletto striminzito nel quale delle dichiarazioni di Bertini non c’è traccia. Capiamo la crisi, capiamo che si vende poco da qualche anno, ma dal passare dai titoloni a nove colonne al trafiletto striminzito senza soluzione di continuità ce ne passa. Ma in Rcs “nascono interisti”, bisogna in qualche modo “orientare” l’opinione pubblica come ha detto il direttore della rosea Monti. E nel frattempo, dirigenti, ex giocatori, direttori di giornali, giornalisti restano tutti lì, sotto la sabbia come da quattro anni a questa parte. A loro uso e consumo ricordiamo alcuni fatti:

- Le conversazioni con i designatori non erano nè esclusive (li chiamavano tutti), né proibite, sono state rese tali solo dopo Farsopoli, nel 2007;

- Le conversazioni con gli arbitri invece erano proibite già nel 2004 e non c’è una sola telefonata in cui Luciano Moggi parli con un arbitro ad eccezione dei pochi secondi che gli servirono per sbattere il telefono in faccia a Paparesta dopo Reggina-Juve. Facchetti, invece, parlava tranquillamente
con De Santis e Nucini, ad esempio;

- Era proibito andare nello spogliatoio dell’arbitro prima della partita, non dopo. Anche questa cosa, stando agli atti, Moggi non l’ha mai fatta;

- Non è vero che le conversazioni di Luciano Moggi fossero più gravi di quelle degli altri, è vero semmai il contrario.

Nell’unica telefonata con Bergamo in cui Moggi parla di griglie ("allora vedi che s'era fatta uguale"), si è appurato al processo di Napoli che proprio uguale non s'era fatta, visto che la griglia proposta da Moggi e quella reale non erano affatto eguali. Ma poi la composizione delle griglie era la classica “scoperta dell’acqua calda” considerando le preclusioni del regolamento. Il giornalista Pesciaroli del Corsport ha testimoniato in aula che lui era solito “fare le griglie” con una alta percentuale di successo nell'indovinare la griglia reale.

Per quanto riguarda Facchetti invece, abbiamo una telefonata al designatore dei guardalinee Mazzei al quale sembra suggerire un escamotage per pilotare (pilotare?) il sorteggio per avere Collina nella partita Inter-Juventus e dal quale sa in anticipo di un giorno la coppia di assistenti dell’arbitro. Luciano Moggi ha ricevuto un capo di imputazione per una telefonata in cui dice alla segretaria di conoscere già la terna arbitrale mezz'ora dopo il sorteggio. Poi ci sono le sopracitate telefonate riguardanti Cagliari-Inter di Coppa Italia (vinta dall’Inter) e un’altra in cui Facchetti dice a Bergamo di passare da Moratti perché c’è un “regalino” che lo aspetta. Per carità di patria non parliamo di Meani e del Milan.

Infine:

- Due processi ( I grado ed appello) in cui non sono state esibite prove che il campionato 2004/05 era truccato così come i relativi sorteggi ( a proposito qualcuno ha notizie del DVD scomparso?), mentre il 2005/06 non è mai stato indagato.

Questi alcuni fatti di calciopoli, che
gli struzzi con la testa sotto la sabbia continuano ad ignorare. Speriamo per loro che prima o poi riescano a tirare la testa fuori dalla sabbia, anche perchè nel lungo periodo rischiano di soffocare.