Assemblea Juve 2010Prima d’iniziare il mio intervento vorrei ringraziare il Dott. Andrea Agnelli a nome mio e dell’Associazione Onlus Fioravante Polito, responsabile della Fondazione Andrea Fortunato, per aver accettato di far parte della giuria del terzo "Premio Andrea Fortunato", che si terrà a Roma, in Campidoglio, il prossimo mese di febbraio. E’ un onore per noi juventini che il nostro Presidente abbia sposato un progetto importante ed umano come quello che sta portando avanti la "Fondazione Fortunato".
Il mio intervento sarà quello di un tifoso più che di un azionista, infatti leggerò alcuni pezzi di una lettera che scrissi alla Signora Allegra Agnelli, pubblicata sul sito dei piccoli azionisti Juventinovero e che fu ripresa, in seguito, da molti blog bianconeri. E’ stata scritta il giorno seguente all’eliminazione della Juve ad opera del Chelsea, nel mese di marzo 2009. Devo dire che la Signora Allegra mi rispose inviandomi a casa una lettera cartacea. Quella lettera è stata incorniciata ed appesa nel mio studio e la considero il mio attestato di juventino vero.

LETTERA AD ALLEGRA AGNELLI.

Gent.ma Signora Agnelli,
come avrà visto, ieri sera lo Stadio Comunale indossava il vestito della festa, delle grandi occasioni, con i vecchi gradoni di cemento, coperti attualmente da poltroncine colorate, frementi ed emozionati di ospitare nuovamente un incontro decisivo di Champions League.
Lo stadio era un urlo continuo, completo in ogni ordine di posto.
Così almeno poteva apparire agli occhi di tutti. In realtà il Comunale era vuoto, come sempre lo è da quando nessun Agnelli si va ad accomodare su quelle poltrone. Amavo definire suo marito Umberto e l’Avvocato il dodicesimo e il tredicesimo giocatore in campo, talmente era pesante e carismatica la loro presenza lassù, in piccionaia. Noi tifosi potevamo scorgerli, addirittura, all’interno dell’area avversaria o nel cerchio del centrocampo, impegnati in un contrasto feroce, o in un colpo di testa magistrale. Sono certo che l’Avvocato avrebbe lasciato con gioia la fascia di capitano a suo marito Umberto, certamente il meno romantico tra i due, ma molto più concreto e pragmatico. Si, loro due erano sempre sul campo a sudare e combattere con i giocatori: in realtà si potevano avvistare seduti vicino, nel settore che spettava rigorosamente ai big. Ecco che lo sguardo di ogni tifoso volava avidamente verso quel settore, alla ricerca dei due fratelli. Qualcuno, addirittura, si faceva aiutare da un binocolo: "Papà, ho visto l’Avvocato ed Umberto", gridava l’entusiasta fanciullo al padre accanto a lui. Ecco che quel bambino era certo che la Juve avrebbe vinto, perché in tribuna erano seduti i fratelli Agnelli. Quel bambino si sentiva più forte, sicuro che se non riusciva a segnare lo Zidane o l’Inzaghi di turno, avrebbe riparato Gianni, o Capitan Umberto, con un tiro da fuori area. Tutti i tifosi si sentivano invincibili, come gli Apache che pregavano di fronte ai loro totem, prima di andare incontro al "viso pallido", spietato conquistatore delle loro antiche terre. E anche Lei, cara Signora, fedele compagna di Umberto, non si perdeva una gara della nostra "Goeba", soffrendo insieme a tutti noi, con la sua Juve nel cuore, con l’amore che suo marito Le ha trasmesso, senza tanta fatica, molto naturalmente.
Ieri sera la Juve ha pareggiato con il Chelsea, venendo eliminata con dignità, ha scritto qualcuno.
Cara Signora Allegra, cosa ce ne facciamo noi tifosi juventini, abituati ultimamente a conquistare il mondo, della dignità? La dignità, è bene ricordarlo, l’abbiamo persa il giorno che fu deciso di ritirare il ricorso al Tar, non volendo difendere quello che suo marito Umberto aveva costruito con tanto amore, accettando una serie B assurda, voluta da tutta il mondo antijuventino. Lei, insieme a suo figlio Andrea, certamente conoscerà la verità di quella retrocessione e spero che un giorno ce la potrà svelare.
Il 26 maggio 2007 il professor Bertinetti ,Gianni Volpi ed Alberto Rossetto si recarono a deporre 29 rose sulla tomba di Gianni ed Umberto. Il professor Bertinetti, Volpi e Rossetto sono i tre soci fondatori dell’Associazione Amici della Juve, di cui sono orgoglioso di far parte, e quelle 29 rose rappresentavano i nostri 29 scudetti vinti sul campo.
Quel giorno, insieme a Paolo, Gianni ed Alberto, eravamo presenti tutti noi: tredici milioni di tifosi bianconeri innamorati di un sogno, orfani dei loro veri padri, che ci mancano tanto.

Con affetto.
Riccardo Gambelli

Concludo:
Dott. Agnelli,
Lei è finalmente tornato insieme a sua madre a sedersi su quelle poltroncine dello Stadio Comunale, nei posti che vi competono, facendo felici gli juventini di tutto il mondo e di tutte le età, perché voi possedete veramente un cuore bianconero, amando con trasporto la nostra amata Juve. Ecco che deve essere Lei a riportare a casa gli scudetti 28 e 29, nella loro bacheca.
A Napoli si sta svolgendo un processo dove qualcuno è stato imputato per Associazione a delinquere. Ecco, io credo che certi soggetti saranno tutti condannati: PER ASSOCIAZIONE A RIDERE, e come una bella commedia di Edoardo De Filippo si riuniranno tutti intorno ad un tavolo da Rosiello a Miramare per una bella “GRIGLIATA”, non di arbitri ma di pesce.
Chi vi parla ha rischiato di veder vacillare la sua serenità lavorativa e soprattutto familiare per alcune telefonate intercettate e divulgate al popolo, in cui parlavo di Controcampo, Guida al Campionato, e di una lettera da pubblicare su Libero con il Direttore. Tutto questo credo che confermi l’autentica farsa a cui abbiamo assistito nel 2006.
Dott. Agnelli, il sottoscritto, e moltissimi altri tifosi, stanno accendendo centinaia di stelle per il nuovo stadio che verrà, dove manca incredibilmente il nome di Andrea Fortunato (ma questo è un altro discorso). Ecco che Lei dovrà riaccendere la luce dei due scudetti, che qualcuno ha colpevolmente spento, macchiando l’onore e la dignità di una gloriosa società e di 13.000.000 di tifosi.
FORZA PRESIDENTE!!