carmignaniNell'udienza del processo di Calciopoli di venerdì 20 novembre, è stato sentito, tra gli altri, Pietro Carmignani, ex portiere (difese anche la porta della Juventus scudettata nell'anno 71/72) ed ex allenatore. I Pm lo hanno convocato in quanto allenatore del Parma nella seconda parte del campionato 2004/2005, allorché subentrò a Baldini, esonerato il 14 dicembre 2005.
L'oggetto della deposizione è il famoso Lecce-Parma 3-3, per l'ultima giornata di quel campionato, match che nel 2006 venne definito dal presidente della Corte Federale Sandulli "L'unico dubbio del campionato" (“Non ci sono illeciti. Era tutto regolare. Il campionato 2004/2005 non è stato falsato. L’unico dubbio è Lecce-Parma. La Juve protesta? Mi stupisco. Abbiamo confermato la sentenza Caf").
L'ultima giornata di quel campionato era decisiva per la lotta per non retrocedere, che coinvolgeva diverse squadre, raccolte in una classifica cortissima. Solo l'Atalanta, già retrocessa con 35 punti, non aveva più speranza; le altre erano così posizionate: Lazio, Lecce, Reggina, 43; Chievo 42; Bologna, Brescia, Parma, 41; Siena 40; Fiorentina 39; Atalanta 35.
Questi i verdetti di quell'ultima giornata:
Bologna - Sampdoria 0-0; Fiorentina - Brescia 3-0; Inter - Reggina 0-0; Juventus - Cagliari 4-2; Lecce - Parma 3-3; Messina - Livorno 1-1; Palermo - Lazio 3-3; Roma - Chievo 0-0; Siena-Atalanta 2-1; Udinese- Milan 1-1.
Retrocedettero Atalanta, Brescia e, dopo spareggio col Parma, il Bologna di Gazzoni Frascara.
Lecce-Parma fu in effetti importante per l'esito finale del campionato, ma di per sé il risultato di questa partita non sarebbe stato sufficiente a decretare il destino di emiliani e pugliesi.

In aula, interrogato dal pm che va subito al dunque (“Ci dica quello che sa di Lecce-Parma”), Carmignani sottolinea l'importanza della partita, ripercorrendo l'andamento dei gol ed evidenziando come cinque suoi giocatori diffidati vennero ammoniti: Bolano, Bonera, Contini (poi espulso), Gilardino, Morfeo.
Carmignani rievoca il suo stupore allorché, a fine partita, il suo giocatore Vignaroli, ragazzo molto educato e tranquillo, minacciò pesantemente l’arbitro De Santis, fatto che gli costò una giornata di squalifica. Fu l’a.d. del Parma, Baraldi, a informarlo dei retroscena, raccontandogli che Vignaroli gli aveva riferito che De Santis, in occasione dell’espulsione di Contini per doppia ammonizione, in seguito alle sue proteste ("Perché ci butti fuori un giocatore che dobbiamo vincerla, questa partita?"), gli avrebbe risposto: “Io questa partita non ve la lascio vincere”. In realtà, nessuno, oltre Vignaroli, sentì quelle parole, né i calciatori, né gli assistenti e nemmeno vennero avvalorate dalle riprese televisive. Vignaroli stesso, ascoltato in seguito dall'ufficio indagini della FIGC, non confermò quella versione.
Il PM si è dimostrato interessato all'ipotesi delle ammonizioni "mirate", ma Carmignani non gli ha fornito riscontri utili, tutt'altro, ammettendo che in quel Lecce-Parma le ammonizioni furono somministrate correttamente (ndr: tra l'altro, nessuno avrebbe potuto prevedere, prima e durante quella partita, che il Parma avrebbe giocato lo spareggio).
Il riflettore si sposta così su un'altra partita, un Lazio-Parma arbitrata da Messina e finita 2-0: a caldo, Carmignani reclamò due rigori non dati al Parma, sull’1-0; al secondo rigore negato protestò in modo molto vibrato, fino a venire espulso, e poi la Lazio raddoppiò. Il teste però ammette di non aver visto l’episodio del secondo rigore con chiarezza, in quanto la panchina si trovava lontano dall’area in cui era avvenuto, e che venne condizionato dalle proteste di tutti i suoi calciatori. Insomma, a suo dire, quella partita ebbe tutto sommato un andamento regolare.

Prima di lasciare l’aula, Carmignani ha ricordato a tutti i presenti che arbitrare è la cosa più difficile che ci sia.
Provare per credere...


NOTA

Integriamo questo resoconto con uno stralcio della sentenza della CAF (pagg. 141-142) del 2006, in cui si dà per provato con assoluta certezza l'illecito riguardante Lecce-Parma, valutazione che costò un art.6 anche a Moggi e addirittura a Giraudo: "La disamina degli elementi acquisiti all’indagine consentivano di ritenere provato che il risultato della gara Lecce-Parma, con la designazione di un arbitro amico, era stato condizionato attraverso le intese via via intercorse tra il vice presidente federale Innocenzo Mazzini, il designatore arbitrale Paolo Bergamo, i fratelli Diego ed Andrea Della Valle ed il dirigente gigliato Sandro Mencucci: piano di salvataggio che aveva visto interessati e coinvolti Luciano Moggi e Antonio Giraudo, dirigenti della società Juventus. Dalla valutazione di tutto ciò è conseguita la richiesta, dal parte del procuratore federale, della declaratoria di affermazione di responsabilità disciplinare di tutti i soggetti sovra indicati ai sensi dell’art. 6, commi 1 e 2, C.G.S. e conseguente responsabilità, sia diretta che oggettiva, a carico della società Fiorentina, ex art. 2, commi 3 e 4, e 6 commi, 2, 3 e 4 C.G.S., con riferimento alle condotte tenute dai suoi dirigenti, ed a titolo di responsabilità presunta ex art. 9, comma 3, richiamato dall’art. 6, comma 4, C.G.S. Con riferimento ai soggetti estranei alla società Fiorentina. Quanto sovra premesso, osserva la CAF come dalle risultanze di indagine e dai documenti legalmente acquisiti si possa, con assoluta certezza, affermare la responsabilità di tutti i deferiti".