cantanapoliL’udienza del 15 dicembre 2009 sarà certamente ricordata per la deposizione di Carraro, di cui abbiamo scritto a parte. Ma interessanti spunti sono arrivati anche dalle deposizioni dei tre marescialli dei carabinieri Maraca, Di Foggia e Zino, che facevano parte dei famosi "Magnifici 12 della squadra Offside" (Repubblica del 20-05-2006), al comando del Maggiore Auricchio (ora Colonnello).

Delle capacità investigative di queste persone avevamo già avuto prova nel corso delle deposizioni del Maresciallo Di Laroni, colui il quale aveva provveduto all’analisi dei tabulati delle famigerate schede svizzere. Nel corso di un interminabile esame e controesame, il maresciallo Di Laroni aveva battuto il record mondiale di avverbi. Al primo posto si era classificato "verosimilmente". Al secondo posto, staccato di poco, "presumibilmente". E non aveva fatto mistero di aver “lavorato” quella immensa mole di dati senza nessun software certificato dai tribunali, ma semplicemente facendo copia/incolla su fogli excel, praticamente a mano.

Dopo la performance di Di Laroni, i PM Narducci e Capuano, in attesa di esaminare il Comandante Auricchio (era atteso in aula ieri, ma la deposizione è stata rinviata), hanno stranamente rinunciato ad interrogare, in qualità di testimoni dell’accusa (!), i tre marescialli Maraca, Di Foggia e Zino, i quali però non hanno potuto sottrarsi alla grinfie di Prioreschi e degli altri avvocati della difesa che li hanno regolarmente ascoltati.

Il primo ad essere interrogato è stato il maresciallo Di Foggia, responsabile dei pedinamenti fatti a Moggi in data 10 novembre 2006 e 6 dicembre 2006. Da notare che, dopo lo scoppio dello scandalo e con il Processo Sportivo già concluso, i carabinieri continuavano a indagare. Come mai? Se le prove erano così schiaccianti, come mai i PM avevano ordinato un supplemento di indagine, peraltro infruttuoso, nei confronti di Moggi e degli altri imputati?

Atteso che alla nostra domanda non vi sarà mai risposta, è esilarante seguire i passaggi del racconto dei pedinamenti a Moggi! Per chi vuole leggersi tutti i passaggi abbiamo messo a disposizione QUI le trascrizioni.

Divertente, d’accordo, ma mica tanto. Infatti ad un certo punto si scopre che i carabinieri pedinavano Moggi mentre era a colloquio con i suoi avvocati, cosa non permessa dalla legge. E lo facevano addirittura in cinque, come sottolineato da Prioreschi con una certa enfasi. Manco Moggi fosse Totò Riina! Beccato con le manine nella marmellata, il Di Foggia tenta di difendersi dicendo che non sapeva che il Melandri fosse l’Avvocato di Moggi, circostanza poco credibile in quanto l’attività di pedinamento era susseguente a quella di intercettazione telefonica, per cui gli investigatori conoscevano perfettamente tutti gli interlocutori e gli stessi pedinamenti erano fatti sulla base di quanto ascoltato al telefono.
La circostanza si evince chiaramente da questo stralcio dell’udienza:

Avv. Prioreschi: Sì, maresciallo, ascolti, Lei ci fa la cronistoria. Allora adesso Le faccio le domande. Come nasce questo pedinamento?
Di Foggia: Questo pedinamento nasce perché in quel momento avevamo... c'era l'indagine tecnica in corso, in cui era emerso che Luciano Moggi si sarebbe recato a Roma e, quindi, praticamente, è stato attivato questo servizio per monitorare poi gli spostamenti che avrebbe fatto a Roma e, quindi, per cercare di capire i contatti che avrebbe avuto sulla capitale.


Passiamo al secondo carabiniere ascoltato il 15 dicembre 2009, il maresciallo Maraca.
Il Maraca si era occupato di attività di pedinamento nei dintorni della casa di Paolo Bergamo, nei pressi di Livorno. Vale la pena, in questo caso, di soffermarsi su un passaggio delirante della deposizione:

Maraca: Alle ore 20.05 abbiamo visto giungere sul posto una Nissan Terrano che procedeva ad andatura bassa, proprio a cercare un posto per potersi fermare. Questo ci ha colpito e l'abbiamo attenzionata. La stessa si è fermata e subito dopo veniva raggiunta da una Mitsubishi Pajero, che si affiancava alla Nissan giunta precedentemente, e la Nissan apriva lo sportello lato conducente, mentre dal Pajero veniva abbassato il finestrino lato conducente. Si sono intrattenuti a parlare alcuni secondi e poi hanno continuato la marcia immettendosi sulla SS206, per raggiungere casa del Bergamo, e proprio ultimata la rotonda per immettersi sulla SS206 un militare notava che all'interno della Mitsubishi Pajero, lato passeggero, c'era il signor Giraudo. Poi si notava la presenza di una persona che era seduta dietro però si notava solo il pezzo inferiore del corpo, non si poteva notare l'individuo. Poi abbiamo seguito le macchine fino a quando è stato possibile, perché poi le abbiamo dovute perdere per forza, per ragioni di servizio, perché oltrepassavano la sbarra e si dirigevano verso l'abitazione.

Noi della redazione del Team abbiamo provato ad entrare in un Pajero e a sederci dietro, ma ancora non abbiamo capito come si fa a mostrare solo la parte inferiore del corpo. Forse il Pajero aveva i vetri oscurati e la lamiera della portiera trasparente. Oppure verosimilmente, per dirla alla Di Laroni, i carabinieri indossavano i mitici occhiali a raggi X in vendita negli anni Settanta sul famosissimo giornalino Intrepido. Si trovavano nelle ultime pagine di solito, tra le “scimmie di mare” e l’immancabile pomatina per ipodotati. Non si capisce però quale materiale probatorio forniscano questi pedinamenti. In effetti la quantità di ristoranti citati dai marescialli farebbe ipotizzare che i pericolosissimi imputati della cupola lavorassero per la Guida del Gambero Rosso anziché taroccare campionati.

L’ultimo a sfilare è il maresciallo Zino ed è in realtà quello che offre gli spunti più interessanti.
Dopo essere stato anche lui colto con le manine nel sacco, avendo pedinato Moggi con l’avvocato Melandri e con l'avvocato Trofino personaggio tra l'altro notissimo, amico storico di Moggi e frequentatore dello stadio di Torino. Difficile negare obiettivamente di conoscerlo.

Il maresciallo Zino racconta di essere colui che si occupò di indagare sui sorteggi arbitrali, recandosi personalmente sul posto durante lo svolgimento di alcuni di essi. A questo punto il racconto si arricchisce di un interessante particolare, purtroppo trascurato dal Presidente Casoria, che impedisce a Prioreschi di rigirare il coltello nella piaga. Leggiamo uno stralcio:

Avv. Prioreschi: Va bene, allora andiamo avanti. Parliamo un attimo del servizio che Lei ha fatto in relazione ai sorteggi: ci dice come ha fatto ad entrare a Coverciano, o a Roma, dove c'erano i sorteggi?
Zino: Sì, allora, il primo servizio che ho fatto è stato nella sede di Roma di Via Tevere. Sono entrato, diciamo, è un palazzo con guardiania, però la guardiania non mi ha chiesto nulla all'ingresso, anche perché il sorteggio, a quanto ho capito, poteva essere pubblico.
Avv. Prioreschi: Lei era accompagnato da qualcuno?
Zino: Sì, mi sono fatto accompagnare da qualcuno perché non sapevo fisicamente dove si teneva il sorteggio.
Avv. Prioreschi: Qualcuno chi?
Zino: E' necessario per forza che lo devo dire? Perché...
Presidente Casoria: Perché è rilevante questa specificazione, avvocato?
Avv. Prioreschi: Per sapere come è entrato
Presidente Casoria: Vabbè, dice "Era pubblico" e si è fatto accompagnare da persona che conosceva il posto, no, va bene no? Non si ammette la domanda, andiamo avanti.
Zino: Sono entrato in questa stanza che era ad un piano interrato di via Tevere, dove già erano presenti i due bussolotti per la successiva estrazione. La stanza non è molto grande, è piccolina, ci siamo messi dalla parte opposta dei bussolotti ed abbiamo atteso l'arrivo dei componenti dell'AIA, il notaio...
Avv. Prioreschi: Quando è entrato nella sala dei sorteggi, però, qualcuno Le ha chiesto chi era?
Zino: Sì, una donna mi ha chiesto chi era e mi ha accompagnato.. ha detto "E' un amico che passa da qui per caso". Non avevo né telecamera, né macchina fotografica.
Avv. Prioreschi: Senta, era un giornalista quello che l'ha accompagnata?
pm Narducci: Non è stata già ammessa questa domanda.
Presidente Casoria: Va bene, abbiamo chiarito che non è andato in veste ufficiale, insomma, ufficiosa, ufficiosa.
Avv. Prioreschi: Io ho chiesto solo la categoria, non ho chiesto il nome.
Presidente Casoria: Lei non era in divisa, era in borghese?
Zino: No, ero in borghese.
Avv. Prioreschi: No, dico se era un giornalista quello che l'ha accompagnato, non voglio sapere il nome.
Presidente Casoria: E perché è rilevante sapere se è un giornalista o è di un'altra categoria? Lei ci deve spiegare perché è rilevante questo...
Avv. Prioreschi: Per capire come ...
Presidente Casoria: Andiamo, abbiamo già rigettato la domanda, andiamo avanti.


L’avvocato Prioreschi tenta inutilmente di andare sull’argomento e poi di tornarci, senza successo. E’ importante sapere chi accompagnò il maresciallo Zino ai sorteggi perché, se fosse stato un giornalista, è probabile che questi fosse a conoscenza dell’indagine in corso. Con quello che ne consegue.
Notate anche che il PM Narducci, muto fino a quel momento, si sveglia dal torpore per ribadire l'inammissibilità della domanda. Chissà perché.

D’altronde nell’ambito del Processo GEA abbiamo riscontrato che alcuni degli inquirenti avevano rapporti di cordiale e consolidata amicizia con dirigenti di alcune squadre di calcio che, casualmente, si ritenevano danneggiate proprio dagli uomini GEA.

La tenuta stagna della comunicazione nella fase investigativa è uno dei punti deboli delle indagini sul calcio. Elementi e circostanze giuridicamente irrilevanti sono state fate filtrare e date in pasto ai giornali in maniera quasi scientifica, in barba a qualunque rispetto per la privacy e senza riuscire a scovare mai i responsabili.

In definitiva, dei "magnifici 12 della squadra Offside", i PM avevano convocato sei elementi più il comandante Auricchio. Dopo lo show di Di Laroni i PM hanno rinunciato agli altri cinque. Questi cinque sono stati chiamati comunque dalle difese, ma si sono presentati in tre e hanno dato una bella mano agli imputati. Rimane adesso da sentire il comandante Auricchio, quello vero, non il patinato Daniele Liotti de La7. Se ne riparlerà nel 2010.

Leggi e scarica la versione in PDF della deposizione dei tre marescialli (clicca qui).