Guido RossiIl fenomeno che, come di consueto, regala all'Inter il titolo di campione d'estate è questa volta degno del soprannome, conquistato addirittura per antonomasia. Di fresco upgrade da Ronaldinho a Ronaldo, l'attaccante brasiliano è un centravanti spettacolare, dal dribbling micidiale e dalla progressione inarrestabile. E' indiscutibilmente un fuoriclasse che deve però dimostrare, in quello che è ancora il campionato più difficile al mondo, le qualità interiori e di leadership del campione vero e del vincente. La sua storia pregressa - seppur, va detto, Ronaldo arrivi in nerazzurro a soli 21 anni - non dice molto di positivo a riguardo. Nei suoi primi 3 anni in Europa, con due squadre di grande spessore nei rispettivi campionati, Psv Eindhoven e Barcelona, il titolo di campione gli sfugge sempre, in favore dell'Ajax di Van Gaal e del Real di Capello. E, ironia della sorte, la sua cessione sembrerebbe benedetta dalla fortuna, se è vero che sia il Psv che il Barcelona (e in futuro il Real), appena abbandonati dal Fenomeno, sono riusciti a vincere il campionato. (1)
Il Ronaldo uomo ci viene in realtà descritto come un bambino. Una passionaccia per il lecca-lecca, il vizio di rasarsi il cranio quotidianamente, una fidanzatina a lui speculare battezzata Ronaldinha, che non regala fremiti erotici ma record di palleggi, e il fantasma dell'incontinenza. Dentoni da cartone animato, nello sguardo una certa fissità, Ronaldo ispira la tenerezza di un Forrest Gump.
Comincia così la favola del ragazzotto un po' ingenuo, con il candore di chi è senza malizie, che quando parla è la voce dell'innocenza, dell'infanzia non corrotta dalle becere logiche del calcio italiano. Insomma un Moratti, ma ambidestro. E Cannavò un Pascoli, ma con qualche esperienza in più nel fottère.
Per farla breve, dopo un anno di frignate televisive al grido di "se protesta anche uno come Ronaldo...", si scoprirà che l'ingenuissimo brasiliano combatteva la saudade con rimedi decisamente importanti. A seguito di un'indagine dei carabinieri su un giro di prostituzione incentrato sulla maitresse brasiliana Lara, esce il nome di Ronaldo come frequentatore della piccante compagnia. Ronaldo si difende all'italiana: "faccio foto con migliaia di persone", la maitresse ricorda le reciproche presentazioni condotte dal buon Nicola Berti, alcune prostitute del giro lo ricordano altrettanto bene. (2)
Se da un lato è necessario dire che per un ragazzo di 21 anni entrare nell'ambiente tritatutto dell'Inter, non proprio un modello di gestione dello spogliatoio e dei rapporti con l'esterno, non sia proprio una passeggiata - e infatti dopo essersi caricato la squadra sulle spalle per un girone, bastarono 3 giornate senza goal a far chiedere a qualche intelligentone se il fenomeno vero non fosse Moriero - dall'altro va da sè che Ronaldo si allineò senza particolari problemi allo stile di vita del calciatore medio in Italia, mantenendo però tutta la sacrale innocenza del fanciullino.
Che non fosse proprio uno sprovveduto lo si era già potuto apprezzare durante la trattativa che lo portò dalla capitale catalana a Milano, una trattativa tutta da ricordare. Con protagonista un altro fenomeno, il Ronaldo degli avvocati d'affari, il dottor Guido Rossi. Che a differenza del centravanti brasileiro, non soltanto dispone di un'ottima tecnica di base, ma ha anche meritatissima fama di vincente.
Una fama dura a morire che lo iscriverà negli annali della storia nerazzurra come bomber prolifico e dispensatore di scudetti, il cui unico pari può forse essere considerato il "moggiano" Ibrahimovic.
Siamo ancora nel 1997 comunque, e i tempi sono prematuri per un suo coinvolgimento diretto nell'assegnazione dello scudetto. Moratti gli affida dunque la fase propedeutica, investendolo di due compiti particolarmente importanti per il futuro dell'ex Ambrosiana: la quotazione dell'FC Internazionale in borsa e la soluzione del caso Ronaldo, che il Barcelona, guarda un po', non vuole lasciar libero. Il "traghettatore" porta a casa due vittorie.
La prima particolarmente importante: dopo aver speso un paio d'anni ad attizzare la stampa con proclami fiduciosi sugli ingenti futuri ricavi dell'Inter, consiglierà a Moratti la cosa più saggia. Meglio lasciar perdere. Le voragini di bilancio che il presidente nerazzurro sta già instancabilmente scavando mal si conciliano, infatti, con la trasparenza e l'ordine dei conti che la quotazione in Borsa richiede. L'Inter, a differenza della Saras, non farà mai il suo ingresso in listino. E, d'altronde, se il mercato del petrolio è soggetto alle turbolenze della politica mondiale, il mercato dell'Inter è ancora più turbolento e misterioso: probabilmente il risparmiatore medio reputerebbe più saggio puntare sulla pace in Medio Oriente che sul rendimento dei vari Vampeta e Gresko.
La questione Ronaldo è altrettanto spinosa: certo non si tratta della scalata a Antonveneta o di mandare la Juve in B, ma presenta le sue belle insidie, come ogni volta che vuoi comprare quando il legittimo possessore non ha alcuna intenzione di vendere.
Il caso giurisprudenziale, ancora tutt'oggi discusso, riguarda la clausola di rescissione in vigore in Spagna. Il Barcelona, affiancato nelle sue ragioni dalla Federcalcio spagnola e da una circolare FIFA che si esprime al riguardo, ritiene la clausola valida soltanto sul territorio nazionale: non essendoci reciprocità all'interno degli altri ordinamenti nazionali, la regola, se applicata per i trasferimenti internazionali, sarebbe di grave detrimento per gli interessi del calcio spagnolo, esposto a un pesante svantaggio competitivo.
L'Inter ritiene invece che versare la quota della clausola di rescissione sia bastante ad assicurarsi le prestazioni del giocatore, anche se il trasferimento è di natura internazionale e di fatto non ci sia alcun precedente a riguardo. (3)
Con la legge Bosman infatti, da poco in vigore, una volta che il giocatore esaurisce o rescinde il contratto, è sostanzialmente libero da vincoli con la società che detiene il cartellino, che non può più vantare ulteriori crediti sulla sua cessione. Ma rimane il problema di armonizzare i differenti assetti legislativi nazionali, per non creare disequilibri e migrazioni di massa, in questo caso da un paese che mantiene una regola specificatamente pensata per il mercato nazionale. Al proposito, la circolare FIFA a cui si rifanno gli spagnoli, sostiene le ragioni delle squadre iberiche, esposte, in altro modo, a condizioni concorrenziali sfavorevoli.
Moratti fa la parte dell'indignato: senza vergogna dichiara che i 48 miliardi della clausola di rescissione sono già fin troppi, come se il calciatore gli appartenesse per diritto divino. Dichiarazione arrogante certo, che al solito passa in carrozza come stramba romanticheria di un signore fuori dal tempo, ma che si accompagna a decisione meditata: affidare la questione legale al suddetto Guidorrossi.
Ronaldo è già dalla sua, vuole l'Inter e la otterrà. Anche se il Barcelona fa ulteriore appello all'art. 13 per cui non si può trattare con un giocatore sotto contratto con un'altra squadra, senza prima avere ottenuto il permesso della stessa.
Le cose per l'Inter si mettono male quando il vicesegretario FIFA e capo del dipartimento legale Zen Ruffinen in una dichiarazione tra l'ufficioso e l'ufficiale di fatto si esprime per la validità della circolare FIFA e la legittimità della posizione dei catalani: "La rescissione è una legge strettamente valida in Spagna, non si applica in campo internazionale", e contesta all'Inter il mancato rispetto dell'art. 13.
Guido Rossi, immediatamente, rompe gli indugi. Immediatamente minaccia di uscire dall'ordinamento sportivo e di rivolgersi alle competenti sede europee, per vedere riconosciuti i propri diritti. Quoque tu, Guido. Che in Farsopoli userai la clausola compromissoria come una mannaia, paventando terribili sanzioni per chiunque ricorra alla giustizia ordinaria.
Le sue ultime parole famose, in risposta a Zen Ruffinen: "Le dichiarazioni dell'esponente Fifa sono in contrasto con le norme imperative e gerarchicamente superiori del diritto comune". Dieci anni dopo lo negherà con decisione, appoggiando senza remore l'intransigenza di Blatter, e cercando in ogni modo di scongiurare un ricorso della Juve agli organi "gerarchicamente superiori del diritto comune".
Guido Rossi e l'avvocato belga Dupont subito si rivolgono alla Commissione Europea, investendo della questione i commissari Van Miert e Flynn. La risposta è celere, quanto ufficiosa, e sostiene le ragioni di Guido Rossi, pur perplimendo gli esperti di diritto comunitario: "Il caso Ronaldo non riguarda il trasferimento di un calciatore da un club a un altro, ma la rottura di un contratto".
Questo sebbene gli avvocati del Barcelona obiettino: "Il contratto di Ronaldo non dipende dalla clausola di rescissione. Quel documento è stato costruito in modo da non sottostare al regio decreto del 1985 che ha introdotto in Spagna la regola della rescissione".
Anche la FIGC sostiene l'Inter, nella persona del presidente Nizzola: "Legalmente, la posizione dell' Inter è inattaccabile. Ma nel calcio di oggi anche le questioni giuridiche più raffinate si risolvono soltanto con i soldi".
Già i soldi. Il Barcelona pretende l'indennizzo di formazione come da regolamento, e, provoca l'Inter, "almeno ci paghi l'Iva". Moratti propone di spartirsi l'incasso di qualche amichevole. La cifra che balla, oltre ai 48 miliardi di clausola, è ancora di 20 miliardi.
Ma la FIFA non ha intenzione di esporsi a una censura europea, data la delicata situazione politica tra le due istituzioni, e sotto il decisivo impulso di Blatter, dichiara ufficiale il passaggio di Ronaldo a Milano, ma chiede all'Inter di pagare gli indennizzi di formazione e promozione.
L'operazione va quindi in porto, con grande soddisfazione dell'ambiente nerazzurro che si porta a casa uno dei giocatori più forti del pianeta, seppur avendo sborsato una cifra monstre per il mercato di allora, cifra che farà schizzare alle stelle i costi dei trasferimenti negli anni successivi. Il moralismo che di solito accompagna queste operazioni è accantonato per salutare l'avvento del Fenomeno e soltanto il vecchio Trap parla di assurdità. Le parole di un vecchio appunto, perchè il bel guaglione della new economy Marco Tronchetti Provera e il classico immortale Guido Rossi parlano invece di operazione economicamente assai conveniente: l'Inter recupererà presto la cifra spesa con un ritorno di immagine spaventoso e un indotto conseguente. E chissà poi quando sarà quotata in Borsa. Come abbiamo detto, non succederà mai. E anche Ronaldo non sarà abbastanza per tappare i buchi del bilancio.
Marco Tronchetti Provera ha però in mente di farne anche l'uomo immagine di Pirelli per il mercato brasiliano, un mercato che negli anni successivi sarà al centro del suo interesse anche per Telecom. A parte uno spot televisivo tacciato di oscenità, Ronaldo non compierà il miracolo di resuscitare nemmeno la Pirelli.
In Spagna intanto masticano amaro e i club si precipitano preoccupati a fissare nuove clausole di rescissione a prezzi fuori mercato per non rischiare il saccheggiamento da italiani e inglesi. Il serbo Pregrad Mijatovic, centravanti del Real Madrid, centrerà il record, venendo "protetto" con una penale da 150 miliardi. Cifra assurda ma che, purtroppo per noi, troverà una sua logica alla resa dei conti finale.


NOTE:
(1) Ovviamente farà eccezione l'Inter. Mentre Ronaldo, ulteriore ironia, vincerà il suo primo e unico campionato proprio nell'anno della cessione da parte dei nerazzurri. Insomma quella sfiga di cui piace tanto raccontare a Severgnini, Bertolino e comici da Smemoranda vari. O forse qualcosa di diverso.

(2) Non venga in mente di accusarci di falso moralismo. L'intero reparto difensivo della Juve frequentava con grande successo le sale del Viva Lain. Ma almeno erano dipinti dalla stampa come spietati killer.

(3) Contemporaneamente al caso Ronaldo, la questione viene sollevata anche per il trasferimento di Bixente Lizarazu dall'Athletic Bilbao al Bayern Monaco e per la trattativa che avrebbe dovuto portare Pep Guardiola dallo stesso Barca al Parma, trattativa poi saltata.