LE RISPOSTE DELLA CORTE D’APPELLO
Corte Federale d’Appello.
Cesare Ruperto, Presidente della Corte nella prima sentenza, aveva validato la tesi del procuratore federale Stefano Palazzi, quella che la Juventus sarebbe stata da punire severamente in quanto una somma di art.1 (comportamento inopportuno e sleale) sarebbe stata risultante di un art. 6 (illecito sportivo); la difesa juventina aveva risposto nella richiesta di appello che ciò non era giuridicamente accettabile (proponendo la metafora delle tre offese verbali che non consentono di condannare per omicidio).
Piero Sandulli, Presidente della Corte Federale d’Appello, nella seconda sentenza ha replicato il concetto in questo modo (pag. 63 Sentenza di Secondo Grado):
"Logicamente, nessun diaframma è ragionevole interporre ad una doppia valutazione di rilevanza di una medesima condotta, sussumendola nei binari del generale disvalore deontologico e, in ottica diversa, concependola come ineliminabile tassello strumentale nella realizzazione dell’illecito ex art. 6, senza che ciò si traduca – a differenza di quanto sostenuto dalle difese nel corso della discussione orale in una (inammissibile) somma algebrica di singole condotte qualificate come antidoverose ex art. 1 e senza che l’operazione valutativa, di cui si dice, determini l’assorbimento di tali condotte nel paradigma dell’illecito sportivo con (insussistente) perdita della loro originaria natura e rilevanza (ed in questo senso va rettificata la motivazione di primo grado, senza effetti quoad poenam, in difetto di appello)".
La pappardella di cui sopra, in parole semplici, vuole comunicarci che una condotta che ricada nell’art. 1 può invero essere considerata un “tassello” nella strada dell’illecito che porta all’art.6.
Ma perfino uno scolaretto di prima elementare potrebbe osservare con noi che in una somma algebrica uno degli addendi può essere considerato “come ineliminabile tassello strumentale nella realizzazione” del totale, quindi di somma algebrica si parlava nella prima sentenza e di somma algebrica, nonostante il pecoreccio tentativo da dialettica da quattro soldi, si continua a parlare nella seconda.

E’ una cretineria evidente quella che scrive Sandulli, però agli atti questo viene accettato.
Da notare bene che è lo stesso Sandulli a definire la somma “INAMMISSIBILE”, nella stessa sentenza.

BERGAMO, PAIRETTO E LA GESTIONE DELLE ALTRE SQUADRE
Fonte: "Il libro nero del calcio", vol. 1
pagina 145
C’è, tra le varie intercettazioni esposte al pubblico giudizio, un discorso interessante di Paolo Bergamo (designatore arbitrale) con Innocenzo Mazzini (vicepresidente FIGC), stranamente caduto nel vuoto, sia da parte degli organi di stampa, sia da parte degli organi inquirenti e giudicanti.
“...e l’altr’anno ho cercato di gestì la ROMA, ho gestito il MILAN... ho gestito l’INTER… loro perdevano non c’avevano squadra e hanno perso. Oh Innocenzo ma ora sennò veramente io gioco mica a centravanti! Io devo designà gli arbitri” poi ancora “...te lo sai, poi, Gigi (NdA: Pairetto) risponde alla Sampdoria, al Milan, all’Inter, al Verona, al Vicenza, al Palermo a tutti quelli dove ci sono grandi magazzini, lui ha bisogno di lavorare…”.
Ovviamente una frase del genere se riferita alla Juventus sarebbe stata considerata una prova schiacciante, ma visto che si trattava di altre squadre non si è neanche pensato di indagare.

TESTIMONI O COMPLICI?
Sentenza CAF, 15/7/2006:
Pag. 121
Capitolo IV
Per quel che concerne la Fiorentina, nell’atto di deferimento si espone: - che, fino al mese di aprile 2005, la dirigenza di tale società aveva, in tutti i modi, cercato di contrapporsi alle posizioni assunte, di volta in volta, dalla Juventus e dal Milan nel tentativo di costituire un altro polo, di analoga rilevanza e peso economico, che potesse contrapporsi a quello rappresentato da tali società; - che detta strategia non era stata priva di conseguenze per la Fiorentina, la quale era stata penalizzata da una serie di arbitraggi sfavorevoli, l’ultimo dei quali durante la partita con il Messina svoltasi il 17 aprile 2005, in occasione della quale la Fiorentina, che stava conducendo per 1 a 0, si era vista raggiungere dal Messina grazie ad un recupero di ben sei minuti accordato dal direttore di gara (Nucini), il quale aveva, per giunta, espulso un calciatore della Fiorentina per le proteste proprio contro un recupero di tale entità.
Quindi, secondo quanto hanno inteso i giudici di primo grado, il signor Nucini (l’arbitro che andò da Facchetti a "denunciare" il potere di Moggi e a suggerire contromisure) prestava le sue abilità arbitrali per penalizzare la Fiorentina che aveva osato contrapporsi all'asse Juventus-Milan.
Ma qualcuno l’avrà forse detto a Ruperto e soci che il signor Nucini è uno dei punti oscuri e fondamentali dalla quale son nati filoni che tutt'ora devono essere sciolti? Che è quantomeno curioso che il signor Nucini avvantaggiasse Juventus e Milan e contemporaneamente andava a denunciare illegalità al “lindo” Facchetti?
Ma non solo: per quanto riguarda la Juventus, non è stato ritenuto opportuno andare ad esaminare neanche mezzo secondo di partita (ad esempio per verificare che la farsa delle "ammonizioni mirate" era appunto tale); invece in questo caso viene presa come prova inconfutabile i 6 minuti di recupero di una partita.
Come se concedere scientificamente 6 minuti di recupero garantisse la realizzazione di una rete decisiva, tra l’altro senza poi preoccuparsi se il gol fosse regolare o meno.
Nel caso in esame, il gol era poi regolare.
Il fatto poi che l'arbitro in questione fosse proprio Nucini è addirittura strabiliante.

LA TELEFONATA DELLE GRIGLIE
Continuando nella disamina delle intercettazioni con il supporto del documento ufficiale “Il libro nero del calcio”, vol. 1, vorremmo a mettere in risalto alcuni aspetti che hanno fatto molto rumore mediatico e sui quali è stato basato il bombardamento a senso unico nei confronti della Juventus: Cominciamo da pagina 143: la famosa telefonata in cui si discute delle griglie e vorremmo sottolineare che è l’unica. E’ un particolare molto importante: non ce ne sono prima e non ce ne saranno dopo, pur se il bailamme mediatico questa veniva presentata come una consuetudine.
Possiamo essere tutti d’accordo sul fatto che non sia il massimo dell’etica sportiva parlare con il designatore arbitrale e discutere di griglie (“discutere” e non “imporre” come la canea mediatica ha voluto far credere).
Ma vogliamo sottolineare alcune osservazioni:
- la griglia non determina chi arbitra una determinata partita perché la designazione vera e propria avviene tramite sorteggio (che è bene chiarirlo non era truccato - pagina 83 sentenza di primo grado confermata dal secondo grado - anche se molti “giornalisti” continuano a dibattere su questo tema)
- per stessa ammissione di Bergamo erano soprattutto altri i dirigenti che avevano quest’abitudine (Bergamo in trasmissione MATRIX in data attorno a Giugno-Luglio 2006, interviste a Bergamo su QN a Gennaio 2007).
- non si può configurare illecito sportivo ex art. 6 CGS, perché non si può influire sullo svolgimento della partita (tanto è vero che Moggi sarà condannato per quest’infrazione sulla base dell’art.1, quello sulla slealtà) e la stessa accusa chiederà la semplice violazione dell’art.1.
A queste osservazioni per quanto banale possa sembrare va dato il giusto peso che è enorme perché tutta la campagna mediatica si è basata considerando questa telefonata come se fosse alla base di un illecito sportivo, il che ovviamente non corrisponde assolutamente alla realtà!
Oltretutto tra dicembre 2006 e gennaio 2007 Moggi ha dimostrato, in diversi interventi televisivi, come sia possibile attraverso nozioni rudimentali di statistica arrivare a predire la griglia arbitrale.
Molte delle telefonate presentate come reato sono in realta’ telefonate incomprensibili a volte, e prive di significato altre.
La maggior parte sono telefonate di “giochi di potere” del tipo “chiama il tizio x e convincilo a votare il tipo y alla Lega”, oppure: “per convincere il tipo z, dobbiamo fare in modo che…, etc. etc, etc”.
Va anche notato che molte telefonate (forse per fare “corpo”) sono riportate per intero anche cinque o sei volte.
Ce ne sono poi anche alcune che, forse per evidenziare il presunto “potere” in mano a Luciano Moggi, sfiorano il ridicolo, tipo quella a pagina 11 (sempre del “Libro nero del calcio vol.1”) in cui per dimostrare il potere di Moggi sul settore arbitrale si passa a considerare un episodio di una partita del settore giovanile in cui un arbitro concede all’89’ un rigore agli avversari precludendo quindi la vittoria alla squadra bianconera che stava vincendo 1 – 0, e sul quale episodio Moggi commenta con l’interlocutore telefonico:
“….ma ora a questo lo metto a posto io, non ti preoccupare……”.
I solerti CC si dimenticano però un piccolo particolare: omettono di dirci cosa sia successo all’arbitro.
L’obiezione è lecita perché sappiamo benissimo che esito avevano queste minacce: sia nel caso di Paparesta (che nonostante gli errori madornali di Reggina-Juventus non subirà alcun tipo di squalifica o penalizzazione), sia per Copelli che secondo i fantasiosi CC Moggi avrebbe voluto distruggere, e invece si ritroverà ad arbitrare addirittura i Mondiali in Germania due anni dopo.