BaldiniEditoriale: Il misero crollo della prima cupola.

5-01-2009 - In attesa del verdetto di primo grado, atteso a breve, dopo l'udienza dell'8 gennaio in cui parlerà Giulia Bongiorno per la difesa di Alessandro Moggi (insieme all'avvocato Franco Coppi), a meno di repliche della procura e di controrepliche della difesa che potrebbero fare slittare tutto alla settimana prossima, ieri sera al tg3, per la prima volta da due anni, abbiamo assistito al primo squarcio nell'omertà che avvolge il mondo dell'informazione su questo processo, a cui è seguito un secondo nella serata di oggi niente meno che sulla Stampa.
Il primo è di Oliviero Beha, che durante l'estate 2006 non aveva lesinato commenti iper-colpevolisti contro gli accusati di Calciopoli, e che pone dei grossi dubbi, prima ancora che sul processo, sul sistema dell'informazione tutto, accusandolo di aver omesso di seguire le udienze, nonché le conseguenti smentite del teorema accusatorio che ne sono scaturite. Il suo è un punto di vista tutto tranne che filo-moggiano o filo-juventino, è la prospettiva di chi capisce che c'è qualcosa che non funziona e non si esime dal farlo notare. Quando parla di "testimonianze contro Moggi ritrattate" è fin troppo buono con l'accusa, dato che i testimoni che sono stati accusati di reticenza in realtà fin dall'inizio avevano negato la sussistenza dei fatti a carico di Moggi e della GEA. A partire da Blasi e Chiellini, per citare due casi eclatanti.

Il secondo outing è di Roberto Beccantini, Juventino doc ma, allo stesso tempo, grande accusatore di Lucianone Moggi nell'estate del grande linciaggio. E' proprio di poco fa un articolo in cui, pur senza ancora arrivare a proporre una rivalutazione della figura del nostro ex dg a livello "sportivo" (ma ci arriverà... tempo al tempo...), ha finalmente il coraggio di manifestare, in maniera argomentata (impeccabile l'esempio di Benitez), forti dubbi sulla consistenza delle accuse penali.

Intanto, rinfreschiamoci la memoria con l'impressionante elenco delle deposizioni più significative registrate al processo, divise per tipologia e corredate dalla data dell'udienza.



1) Concorrenti rancorosi

Sono i veri accusatori del processo. Loro non ritrattano, confermano le accuse. Solo che cadono spesso in contraddizione, oltre ad essere legati tutti da un movente molto interessato, e cioè l'ostilità contro dei concorrenti molto efficienti.

Marco Trabucchi (27-02-08): Di origini russe, accusa la Gea di essere ricorsa alle maniere forti (albergo in Via Veneto e Mercedes Classe A a disposizione) pur di togliergli la procura di tal Ruslan Nigmatullin, già portiere di Verona e Salernitana. Un dettaglio sconosciuto ai più, che nessuno scrive (tranne il sito  contrastamu.org): questo Trabucchi risulterebbe legato alla "brigata Izmailovskaya", organizzazione criminale che faceva capo al faccendiere ubzeko Alimzhan Tokhtakhounov considerato dall’FBI uno dei cinque padrini più pericolosi di Mosca.
Antonio Caliendo (03-03-08): Altro concorrente Gea, cade ripetutamente in contraddizione, sbagliando date e numeri, tanto che il presidente Fiasconaro arriva a minacciare l'incriminazione per falsa testimonianza.
Stefano Antonelli: Nell'udienza del 28-04-08 si scopre che l'intercettazione acquisita dall'accusa in cui il padre di Blasi, nell'ottobre 2004, gli comunicava l'intenzione del figlio di rimettere la sua procura, era frutto di una registrazione effettuata da Antonelli stesso e da lui in seguito consegnata al Maggiore Auricchio della caserma di via in Selci (vedi paragafo 5). Assume così una luce particolarmente inquietante un'intercettazione pubblicata durante Farsopoli, nella quale Antonelli, il 17 ottobre 2004, dice ad Alessandro Moggi "Devo incontrarti con la bandiera bianca, cioè con i presupposti più giusti possibili, ma devo incontrarti, perché sennò diventa un massacro che non serve nè a me nè a te" e anche "è un momento particolare che se poi si sbotta, in questo momento rischiamo di farci un male della Madonna e non serve, non serve." Nel giugno 2008 Moggi l'ha denunciato alla procura della Repubblica, e alla procura federale, per l'ipotesi di reato di istigazione a delinquere. La querela riguarderebbe una presunta pressione ed invito fatto da Antonelli a Mario Auriemma, dirigente sportivo, a denunciare lo stesso Moggi a Roma e a Napoli in cambio di favori e facilitazioni nei rapporti di lavoro.
Claudio e Andrea Orlandini (27-03-2007): Le loro accuse riguardano le procure di Fabio Gatti e Emiliano Viviano.
Nel caso di Gatti, il problema riguarderebbe in realtà Gaucci, che avrebbe preteso che il giocatore revocasse la procura a Claudio Orlandini per darla alla GEA, il tutto nell’ambito della complessa trattativa che portò Liverani alla Lazio. Ha detto Claudio Orlandini: “Nel 2001, quando Fabio (Gatti, ndr) era al Perugia, mi chiamò il padre del giocatore e mi spiegò che mi dovevano revocare la procura perché il presidente del Perugia, Gaucci, disse che, se non lo avessero fatto e se la procura non fosse passata alla Gea, avrebbero stroncato la carriera di Fabio e lo avrebbero messo fuori rosa. Un mese dopo mi arrivò la raccomandata della revoca della procura. A quel punto chiesi di parlare con Gaucci o Sabatini per chiedere spiegazioni. Sabatini, all'epoca ds del Perugia, mi disse di mettermi l'anima in pace perché questo passaggio di procura alla Gea, insieme a quello di Miccoli, serviva per portare a termine il trasferimento di Liverani dal Perugia alla Lazio. Questo avrebbe dato liquidità in cassa al club umbro, all'epoca fortemente indebitato. A quel punto accettai la revoca e mi venne saldata direttamente dal Perugia la penale, perché Sabatini mi disse di passare in sede, che avrei trovato una busta con dentro 20 milioni di lire e cosi è stato".
Riguardo all’attuale portiere del Brescia Emanuele Viviano, Andrea Orlandini (il padre del procuratore di Viviano) accusa Moggi di avergli detto al telefono “gli stronco la carriera” in seguito al fallimento di una trattativa per il passaggio del portiere alla Juve, nonché Innocenzo Mazzini di aver consigliato a Viviano di incontrare i dirigenti della Juve senza procuratore.
I fatti: nel 2002, in seguito al fallimento della Fiorentina di Cecchi Gori, nella quale militava come giovane primavera, Viviano venne contattato dall’attuale DG dell’Udinese Pietro Leonardi, allora osservatore bianconero nel team dell’imputato Francesco Ceravolo, per un suo eventuale passaggio alla Juve. Il contatto avvenne tramite il procuratore Claudio Orlandini e la trattativa poi non andò in porto.
Siccome lo stesso Viviano ha negato di aver mai subito minacce, il giudice ha disposto un confronto tra Leonardi e Claudio Orlandini il 16-10-08.
Ha detto Leonardi: "Contattai Claudio Orlandini e gli diedi appuntamento ad un albergo vicino all'autostrada, a Firenze. L'incontro, però, durò pochi minuti perché c'era intenzione di mandare il giocatore in una squadra minore, dove potesse mettersi in luce. Incontrai Orlandini e un'altra persona, che non ricordo chi sia, in albergo, ma le cose finirono presto. Di sicuro, comunque, conclusa la riunione non chiamai Luciano Moggi".
Ha detto Orlandini: "I genitori di Viviano furono chiamati da Mazzini e gli fu detto che dovevano andare all'appuntamento senza portarsi il procuratore. Fu lo stesso collaboratore di Mazzini, che attese fuori, ad avvisare Moggi. Me lo disse lui stesso, rammaricandosi".
Ci sono un paio di grosse stranezze in questa storia: la prima è che della GEA non v’è manco l’ombra, dato che a tentare di impadronirsi della procura di Viviano, a detta degli Orlandini, sarebbe stato niente meno che l’ex vice-segretario FIGC Innocenzo Mazzini. Ma Moggi non minacciava per favorire la società del figlio?
La seconda la suggerisce l'intervento di Moggi: “In questa storia si tratta di un ragazzino, io mi occupavo di quelli che facevano vincere. E poi il ragazzo all'epoca, secondo le norme federali, non poteva neanche avere l'agente".
Insomma, e se invece Mazzini, tra l'altro vicino di casa di Viviano, ai tempi avesse semplicemente consigliato di far rispettare una norma federale? Chi agiva senza rispettare le regole? La GEA o altri soggetti?
Nell’arringa finale del 13-11-08, Massimo Ciardullo, avvocato di Antonelli e Orlandini, ammette implicitamente il vuoto probatorio scaturito dal dibattimento, quando afferma "I responsabili di questo scandalo "sono ancora in attività e in grado di intimidire. E' stato difficile raccogliere le prove perché questa organizzazione è ancora presente nel mondo del pallone. Ne è una prova la reticenza offerta dai testimoni venuti in aula. I giocatori, i procuratori, i dirigenti, ancora subiscono pressioni, anche implicite, dagli imputati". Ciardullo, rispetto alle richieste del pm, ha chiesto di condannare Davide Lippi (caso Blasi) anche per il reato associativo. Infine le richieste economiche: 500.000 euro a testa per ognuno dei suoi assistiti, Antonelli per Blasi e Orlandini per Gatti.
Paolo Bordonaro (27-03-08): Procuratore di Giorgio Chiellini fino a quando non è passato alla GEA, racconta: "Scrissi una lettera alla Figc per denunciare l'intromissione di Davide Lippi, ma non ricevetti alcuna risposta".



2) Campioni mancati

Ci sono poi gli ex giocatori della Juve uniti da un comun denominatore molto eloquente: a Torino non sono riusciti a sfondare, sono stati ceduti a squadre "minori", e ora attribuiscono la colpa del loro fallimento al fatto di non aver dato la procura alla GEA. Una recriminazione alquanto discutibile, dato che tra i grandi campioni che nei 12 anni della Triade hanno viceversa dimostrato il loro valore, nessuno era procurato GEA...

Salvatore Fresi (27-02-08). Uno degli acquisti più inutili della gestione Triade (per fortuna ce ne furono pochi). Per l'accusa, la sua cessione dalla Juve al Perugia sarebbe avvenuta tramite delle minacce. Peccato che, a detta di chi ha assistito all'udienza, dopo essere stato incalzato dal giudice, alla fine abbia dovuto ammettere di aver festeggiato quella cessione a champagne, dato che gli fruttò un bel contrattino di due miliardi di lire l'anno; addirittura, alla serata sarebbe stato presente anche il suo procuratore GEA, l'imputato Pasquale Gallo, che avrebbe ospitato per una notte in mansarda. Di vere minacce a suo carico, dunque, nessuna traccia.
Nick Amoruso: RAI24 per definire la sua parentesi juventina sceglie un'immagine sobria: una "discesa agli inferi". Ma chi si ricorda le sue imprese in maglia bianconera sa che, molto più semplicemente, non si dimostrò all'altezza di Del Piero, Inzaghi, Trezeguet e Kovacevic. Per questo venne ceduto a una squadra minore, in grado comunque di garantirgli un contratto miliardario. Così Moggi, il 17-06-08: «Un buon giocatore per squadre come la Reggina e dovrebbe solo ringraziarci per aver guadagnato con noi 14 miliardi di lire»
Corrado Grabbi (04-03-08): Cerca di contrabbandare per minacce i rilievi che il Direttore gli faceva su certe sue movimentate seratine. Come Amoruso e Fresi, usa il fatto di non aver dato procura alla Gea come scusa per non essere riuscito a sfondare nella Juve. Così Moggi, il 17-06-08: "Non ha mai giocato bene da nessuna parte, stava in mezzo al campo a guardare gli altri giocare". Qui altri interessanti dettagli del suo intervento.
Marco Rigoni (04-03-08): Secondo l'accusa fu venduto a una squadra minore per punizione, avendo revocato la procura alla Gea. Gli organi della cosiddetta informazione hanno però omesso di parlare dell'incidente stradale che gli stroncò la carriera ad alti livelli, nonché della vicinanza che la Juve di Moggi gli manifestò in seguito al sinistro. Per fortuna in aula se ne è parlato.
Fabrizio Miccoli (03-04-08): Per chiudere la questione, basterebbe citare il suo procuratore non-Gea Francesco Calandro che ai microfoni di Primaradio, la sera della sua deposizione, ha negato "un'ipotesi di mobbing per i problemi causati a Miccoli da Luciano e Alessandro Moggi durante la sua permanenza alla Juventus".
Invece, le pravde cartacee e catodiche hanno pompato alcuni brandelli della sua deposizione per far credere che Moggi lo vessasse. Le argomentazioni sarebbero:

  1. Proibizione di usare orecchini
  2. Esclusione punitiva da festeggiamento scudetto con sindaco di Pinzolo (organizzato però da Grande Stevens e il sindaco di Torino Chiamparino, e per uno scudetto che non aveva vinto, perché era al Perugia).
  3. Pressioni per un trasferimento in prestito al Portsmouth, per altro poi nemmeno concretizzato.

Che ciò fosse accaduto per forzarlo a dare la sua procura alla Gea è solo una vaga supposizione sua, al cui supporto sa portare unicamente una telefonata del concittadino Antonio Conte che l'avrebbe consigliato in tal senso. Un po' pochino, no?

Il fatto è che nell'estate 2004, su input di Capello che non credeva in lui, Moggi non volle lasciarsi sfuggire l'occasione di sostituirlo con un certo Ibrahimovic. Di per sé Lucianone non lo vedeva nemmeno così male, tanto che rifiutò anche un'offerta di Lotito per scambiarlo con Cesar. E se la Fiorentina decise di non riscattarlo la colpa non fu né di Moggi né della Gea, ma del fatto che i viola reputarono che non ne valesse la pena.
Grazie al palcoscenico offertogli dalla Juve moggiana ebbe pure l'occasione di venire convocato 8 volte in Nazionale, e guarda caso senza essere assistito dalla Gea. Se poi il mai sbocciato "Maradona del Salento" a 28 anni si è ridotto a fare il panchinaro del Palermo, è difficile pensare che la colpa sia di un dirigente ormai da quasi 2 anni escluso dal mondo del calcio.
Così Moggi, il 17-06-08: "Miccoli è venuto a dire che è rimasto in pullman quando la Juve festeggiò lo scudetto in Comune a Torino: era stato Franzo Grande Stevens a organizzare la festa e Miccoli non faceva parte della Juve che aveva vinto il campionato. E poi era pieno di orecchini, sulle orecchie, sul naso magari li metteva anche sulle gambe e questo alla Juve non va bene".
Giovanni Tedesco (27-03-08): Qua non è ben chiaro quali possano essere le minacce a suo carico, dato che le sue uniche recriminazioni sono quelle di non essere riuscito a giocare alla Lazio, come sperava. Dalla sua deposizione, sembra che il problema con la GEA sia da far risalire a mere beghe contrattuali, causate da firme poste su qualche contratto di troppo. Ha detto il centrocampista: "Come procuratore ufficiale avevo Imborgia, ma dal 2000 ero rappresentato da Pastorello pur non avendo mai depositato la nuova procura. Poi un giorno Gaucci mi telefonò durante l'estate e mi disse di raggiungerlo a Roma perché mi avrebbe fatto conoscere delle persone. Andai nella sede della Gea dove conobbi Alessandro Moggi ed Emiliano Zavaglia. Mi venne prospettata l'idea di passare a un grande club, si parlava della Lazio. Presi un po’ di tempo, poi decisi di affidare la mia procura alla Gea, dopo avere avvertito Pastorello, e firmai con Emiliano Zavaglia, senza depositare la procura in federazione perché era ancora in vigore quella con Imborgia". Passò l'estate senza che nessuno della Gea né della Lazio si facesse vivo con Tedesco. Rimasto al Perugia, la reazione del giocatore fu la seguente: "Mi sentii con Zavaglia e gli feci presente tutto il mio malcontento per le promesse non mantenute, il mancato passaggio alla Lazio e gli dissi che pensavo di lasciare la Gea. Fabio Grosso mi presentò Stefano Antonelli e con lui preparammo al lettera di revoca della procura a Imborgia. Ma la Gea a quel punto depositò la procura firmata da me con Zavaglia. Ne nacque un'inchiesta federale al termine della quale io venni condannato con un'ammenda di 1500 euro e Alessandro Moggi fu deferito".



3) Boomerang dell'accusa

Molti testimoni convocati dall'accusa, chi protagonista o oggetto di intercettazioni interpretate in modo troppo malizioso, chi perché oggetto di testimonianze di terzi su presunte malefatte degli imputati, hanno smentito clamorosamente il teorema accusatorio. Alcuni di loro sono stati accusati di reticenza o falsa testimonianza, a volte sono stati sottoposti a confronti con gli accusatori nei quali hanno confermato la loro deposizione. Vedremo se ci saranno strascichi giudiziari per loro. Ad oggi, costituiscono dei clamorosi boomerang per l'accusa.

David Trezeguet (27-02-08): Contrariamente ai titoli che l'hanno preceduta, la sua è stata una testimonianza platealmente scagionante: «Con la società Gea non c’è stato alcun contratto. Ho incontrato Alessandro Moggi nella sede della Juventus a Torino e ho parlato con lui della mia situazione contrattuale presso la Juve, ma non ci sono state mai minacce. Non mi sono mai stati posti ostacoli per il fatto che non avevo accettato di affidarmi alla Gea. In uno degli incontri con Alessandro Moggi e un’altra persona mi fu detto che la Gea, così come era organizzata aveva maggiori possibilità per risolvere i miei problemi contrattuali con la Juventus». Il calciatore si è poi soffermato sui contatti avuti con Alessandro Moggi ribadendo che non fu mai invogliato, dietro minacce, ad affidare i suoi interessi alla Gea.
Christian Molinaro(04-03-08): Il Corriere dello Sport dedica alla sua deposizione solo due righe, e ciò di per sé è sufficiente a farci intuire che anche la sua testimonianza scagiona Moggi e la Gea.
Marcello Lippi (01-04-08): Nemmeno convocato in aula, viene comunque citata la sua audizione in fase istruttoria, in cui confermò che Moggi non effettuò pressioni per farlo diventare CT della Nazionale, né tanto meno ne fece per fargli convocare determinati giocatori juventini. Per tentare di spingerlo a parlar male di Moggi e Giraudo, il pm Palamara arrivò a sottoporgli un'intercettazione (vedi qui, al 3.4) in cui i dirigenti bianconeri, nell'estate 2004, si compiacciono della sua sostituzione con Capello. Ma il Marcello nazionale non se ne fece condizionare, anzi: "Sono convinto che loro abbiano una stima sicuramente diversa e tuttora positiva rispetto a quella che appare quando si parla di barche, donne e motori, tra di noi c’è un ottimo rapporto". Infine, ricostruì la carriera del figlio Davide nella Gea, rivendicando il fatto di non aver mai interferito nella sua attività.
Davide Baiocco (01-04-08): Ora al Catania, ha dichiarato: "Non ho mai subito pressioni né dalla Gea né da Moggi". Ha spiegato di aver cambiato procuratore da Allegrini ad Alessandro Moggi perché non era soddisfatto del primo (durante Farsopoli, un'intercettazione nella quale Moggi parlava di una trattativa in corso su di lui, venne manipolata dai media per far credere che l'ex DG facesse plusvalenze fasulle. Vedi qui, al 1.5). Il 19-06-08, in un confronto con Baldini che parlava di un incontro nell'ufficio del procuratore Antonelli nel quale avrebbe detto di aver ricevuto pressioni da Gaucci per passare alla GEA, ha dichiarato: "Non mi ricordo di aver detto questo ad una persona che conoscevo per la prima volta. Rifiutai la Roma perché il mio contratto sarebbe scaduto dopo un anno e mezzo e volevo valutare altre opportunita'".
Riccardo Allegretti (01-04-08): Ora alla Triestina. Sulle ipotetiche pressioni Gea o moggiane, vedi Baiocco.
Giorgio Chiellini (28-4-06): Ha dichiarato di aver scelto la Gea spontaneamente nel 2001 e di non aver mai ricevuto pressioni o minacce da parte di Moggi. "Dal mio agente Davide Lippi - ha aggiunto smentendo la testimonianza di Baldini - non ho mai avuto promesse o assicurazioni su una mia convocazione in Nazionale".
Così Moggi, il 17-06-08: "Sul caso Chiellini, Baldini ha detto solo menzogne, dalla prima all'ultima parola. Non è vero che il calciatore gli disse che preferiva andare alla Juventus perché Marcello Lippi, padre del suo procuratore, allenava la nazionale. La realtà è che il terzino era in comproprietà tra la Roma e il Livorno e che in Lega Calcio al presidente livornese Aldo Spinelli fu detto che il club giallorosso non poteva fare acquisti. Così il calciatore fu proposto alla Juve, il ragazzo ci interessava, lo avevamo anche seguito ma avevamo preferito lasciare in pace la Roma. Quando ci dicemmo interessati, Chiellini ancora non sapeva che sarebbe venuto da noi e solo dopo apprendemmo che il suo procuratore era Davide Lippi".
Fabio Gatti (27-03.08): Ridimensiona le accuse del suo ex procuratore Orlandini: "Venni contattato da Gaucci, che mi consigliò per il mio bene e per la mia carriera di passare la mia procura alla Gea. Non ho mai subìto pressioni. Non ero del tutto soddisfatto del lavoro fatto da Orlandini, dopo il mio passaggio alla Gea iniziai a giocare in maniera più costante nel Perugia e un mese dopo firmai l'adeguamento del contratto da 250 milioni di lire annui". Viene contraddetto dall'avvocato di parte civile, Ciardullo, che gli contesta una sua deposizione alla Guardia di Finanza nella quale parlò dell'invito di Gaucci a passare alla Gea come di qualcosa di più di un semplice consiglio. Il 28-4-06, anche il padre di Gatti smentisce Orlandini riguardo alle presune pressioni di Gaucci affinché desse la sua procura alla Gea. 
Emanuele Blasi (28-4-06): Ha dichiarato: "Le pressioni da parte della Gea sono tutte mie invenzioni. Ho pensato che fosse l’unico modo per liberarmi di Antonelli, con cui non avrei mai rinnovato il contratto con la Juve. In realtà, io non ero contento del suo lavoro e avevo preso contatti con Davide Lippi dicendogli che avrei dato a lui la procura se mi avesse consentito di rinnovare con la Juve a cifre maggiori". E' successo che Antonelli (vedi al paragrafo 1 "Concorrenti rancorosi"), aveva registrato la telefonata in cui il padre del giocatore lo scaricava, consegnandola al maggiore Auricchio (vedi al paragrafo 5). Già nel maggio 2006, in piena Farsopoli, Blasi aveva fornito le stesse spiegazioni rese in aula, e cioè che il padre si era semplicemente inventato una scusa senza alcun fondamento nella realtà, ma il pm Palamara l'aveva accusato di reticenza.
Emiliano Viviano (7-10-08): Portiere del Brescia, smentisce il padre del suo ex procuratore Claudio Orlandini, negando di essere mai stato contattato da persone che non fossero il suo procuratore con offerte di trasferimenti alla Juve, nonché di essere stato invitato dall’ex presidente della Figc Innocenzo Mazzini a recarsi presso un albergo senza il suo procuratore per discutere di un passaggio alla Juve. Il pm Palamara ha chiesto un confronto con Orlandini.
Fabio Liverani (7-10-08): Ha negato di aver mai subito pressioni su convocazioni in Nazionale o un eventuale passaggio alla Juventus.
Emanuele Calaiò (7-10-08): Attaccante del Siena, ha detto di essere passato 4 anni fa da Beppe Bonetto ad Alessandro Moggi per “libera scelta, poiché Bonetto non mi prospettava offerte adeguate al mio rendimento, per cui ero insoddisfatto del suo lavoro e ho scelto di passare la mia procura a Moggi senza ricevere alcuna minaccia o promessi di ingaggi”.
Oberto Petricca (7-10-08): Ex presidente dell'Assoprocuratori, ha delineato un quadro ambientale in cui sono molti i casi di rapporti tra procuratori e dirigenti legati da parentela.



4) Icone antijuventine

Su Zdenek Zeman c'è poco da dire: è dal 1998 che deve la sua fama, più che per la sua bravura di tecnico, alle sue interviste anti-Triade, per altro già usate per imbastire un altro processo in stile caccia alle streghe e terminato con la non colpevolezza degli indagati. Su Baldini, invece, ci sarebbe molto da dire, dato che dal dibattimento risulterebbe essere il vero Grande Accusatore di Moggi, con tanto di battibecchi dietro le quinte e delazioni in aula. Per non parlare di quando è costretto dalla difesa ad ammettere di essere stato a lungo in stretti rapporti con gli inquirenti...

Zdenek Zeman (25-03-08): Con tutta evidenza chiamato a testimoniare solo per la sua fama di acerrimo nemico della Triade bianconera, ripaga il pm Palamara con una testimonianza fatta unicamente di banalità e sentito dire: i calciatori che affidavano la procura a chi garantiva loro "più vantaggi" e i procuratori non-Gea che lo usavano per sfogarsi per presunte trasgressioni deontologiche dei concorrenti, senza per altro specificare a quali regole si riferissero. Non ha lavorato dal dicembre 2006 al giugno 2008, ma stavolta è difficile riuscire a dare la colpa a Moggi.
Franco Baldini (31-03-08): La sola presenza in aula di un Lucianone da battaglia lo turba al punto da spingere il Presidente a riprendere l'ex DG juventino. La scena si ripete il 19-06-08, quando dichiara di essere stato minacciato fuori dall'aula, prima del suo confronto con Baiocco (che contraddice la sua versione). Le cronache ufficiali cercano di spacciare il suo racconto di un confuso battibecco con Moggi risalente alla stagione 2001-2002 per chissà quale episodio chiave. La realtà è che, quando alla Roma non riusciva a tesserare i giocatori che Capello gli chiedeva, accampava scuse parlando male della Gea. L'esempio più indicativo della pochezza delle sue argomentazioni lo si ha quando si lamenta del fatto che un procuratore possa consigliare a una giovane promessa come Chiellini una squadretta come la Juventus, invece di indirizzarlo all'armata giallorossa. Addirittura, rischia l'incriminazione per falsa testimonianza per aver riportato una confidenza di Baiocco (sulle solite fantomatiche "pressioni" Gea) che il giocatore negherà di aver mai fatto. Di lui, Lucianone non si esimerà dal sottolineare una certa scaltrezza con i documenti, ricordando che fu deferito dalla procura della Figc per aver procurato a Recoba il famoso passaporto che costò ad alcuni dirigenti interisti dei problemucci a livello penale. Poi c'è la questione Auricchio (vedi paragrafo 5).



5) Inquirenti collegati a Farsopoli

Intervento di capitale importanza per capire tante cose riguardo a Calciopoli.

Attilio Auricchio (01-04-08): Maggiore dei Carabinieri ed estensore delle informative per la procura di Napoli che nell'estate 2006 vennero usate per imbastire Farsopoli. Riporta alcune cifre che smentiscono la leggenda del monopolio: nel 2004 la Gea "procurava" 154 calciatori, di cui 99 di serie A e B, e 5 allenatori. Dunque, considerato che tra A e B le squadre sono 42, con una rosa media di 20 calciatori, quelli disponibili "sulla piazza" sarebbero 840. Tradotto in percentuale, la GEA ne gestiva l'11,8%, una quota ben lontana dall'indicare un monopolio. E non è finita: tira in ballo il quadro normativo in vigore all'epoca, sostanzialmente ammettendo che la GEA operava in assoluta legittimità. Ma il bello viene durante il controesame degli avvocati difensori: si scopre che tra lui e Franco Baldini intercorrono da anni rapporti di amicizia. "Rapporti che datavano da una denuncia fatta dalla As Roma e da Baldini per un presunto ricatto dopo la vicenda delle false fidejussioni." Il 28 aprile successivo, si scopre anche che il procuratore Antonelli gli aveva consegnato la registrazione di una telefonata col padre di Blasi (vedi paragrafo 1 "Concorrenti Rancorosi").

Per maggiori dettagli sulle indagini, vedi anche: Novità dalla procura di... RomaChi ha ispirato le informative?; Intercettazioni: forti dubbi di irregolarità; La fuga di notizie

6) Testimoni della difesa

Essendo della difesa, inutile dire che queste testimonianze scagionano pienamente gli imputati. Comunque, qua e là, possiamo leggere delle chicche molto interessanti: dal racconto di Cassetti che fa luce su metodi poco ortodossi dei dirigenti interisti nelle trattative, a quello di Lai che parla dell'ostruzionismo del Cagliari per la GEA, ai giocatori juventini che negano qualsiasi forma di pressione da parte di Moggi per passare alla società del figlio, tanto è vero che la gran parte di loro ha sempre avuto ben altri procuratori.

Marco Cassetti (15-07-08): Racconta di come la dirigenza interista si rifiutasse di trattare col figlio di Moggi, anche quando era interessata a giocatori da lui procurati. Ha detto: "Da nove anni sono assistito da Alessandro Moggi e da Franco Zavaglia. Non ho subito minacce e non ho mai saputo da qualcuno che abbia subito minacce da parte loro. Tre anni fa, nella stagione 2004/05, mi chiamò Beccalossi e mi convocò nella sede dell'Inter dicendomi di non dire nulla ad Alessandro Moggi. C'erano Mancini, Oriali e Branca. Io ero sotto contratto con il Lecce e loro volevano farmi firmare una sorta di pre-accordo con l'Inter, ma non volevano trattare con Alessandro Moggi. Io non firmai nulla, anche perché avevo un contratto in essere e avrei rischiato la squalifica. Subito dopo chiamai Alessandro per raccontargli la vicenda. Poi richiamai l'Inter e dissi loro che se volevano trattare con me dovevano parlare con il mio agente".
Nicola Lai (15-07-08): Ha dichiarato che nella stagione 2003-2004, quando militava nella primavera del Cagliari (ora è alla Torres), il direttore sportivo Gianfranco Matteoli gli disse che "chi andava alla Gea si sarebbe giocato il posto in squadra". Alla richiesta di spiegazioni il calciatore ha risposto che forse ciò era dovuto “a problemi tra il presidente Massimo Cellino e Zavaglia”. “Anche l'allenatore Giorgio Melis - ha aggiunto - suggerì di lasciar perdere gli agenti Gea”. Il giovane mediano, che ha militato anche nel Rieti, ha ribadito poi di non aver mai ricevuto alcuna minaccia per farsi seguire da Franco Zavaglia, che è ancora oggi il suo procuratore.
Dino Fava (15-07-08): Ex Bologna, ora Treviso, ha parlato di ottimi rapporti con Zavaglia dopo una esperienza insoddisfacente con un altro procuratore, Enrico Fedele, con il quale ha in corso una vertenza in sede civile per contrasti riguardanti alcune sponsorizzazioni e il suo presunto obbligo di versare a Fedele percentuali su qualsiasi guadagno futuro.
"Con un mio vecchio procuratore sono in causa. Zavaglia invece si è sempre comportato al meglio", ha detto.
Gianluca Grassadonia (15-07-08): Già calciatore e ora allenatore, ha parlato di ottimi rapporti, che durano ormai da 10 anni, con gli imputati Pasquale Gallo, Franco Zavaglia e Alessandro Moggi, ricordando che in occasione di ogni contratto da lui sottoscritto erano sempre loro tre ad assisterlo.
"Pasquale Gallo è sempre stato il mio agente, Alessandro Moggi e Franco Zavaglia mi sono stati vicini, da amici, quando sono andato al Cagliari ed al Chievo", ha detto.
Al presidente Fiasconaro che lo invitava a rispondere serenamente alle domande, ha risposto: “Io sono tranquillo, casomai è lei a non essere sereno”.
Aldo Spinelli (17-07-08): Il presidente del Livorno ha parlato della vicenda della comproprietà di Chiellini tra Roma e Livorno: "Sono stato convocato da Baldini e da Sensi e sono andato a Villa Pacelli. Sensi mi fece una proposta per riscattare la mia metà, ma io rifiutai. Così andammo alle buste, ma venni a sapere che la Roma non poteva acquistare il giocatore per problemi economici e così diedi alla Roma tre milioni di euro per la sua metà e misi il giocatore immediatamente sul mercato. La Juve mi offrì 6,5 milioni di euro da pagare in tre anni: io accettai subito, prendendo subito i primi tre milioni che mi servivano per pagare la Roma, che era all'epoca era una società 'piccola e radiata'. Con la Juve ho fatto anche altri affari, come la comproprietà di Palladino, e inoltre feci un favore alla Juve tesserando Mutu al posto loro, visto che avevo il posto libero per un extracomunitario, e poi lo girai a loro".
Walter Sabatini (17-08-08): E’ stato chiamato per parlare di Fabio Gatti e alla decisione del calciatore di cambiare procuratore passando a un uomo Gea. Ha spiegato che Gaucci gli chiese di convocare il calciatore, con il padre, in sede: il ds venne poi a sapere che a Gatti era stato chiesto da Gaucci di lasciare Orlandini per passare alla Gea. “Orlandini mi chiamò – ha continuato - per dire che era stata una scelta del presidente, avallata dal padre di Gatti: il ds inoltre promise a Orlandini un risarcimento.
Il giudice Fiasconaro gli ha chiesto se era stato lui, come aveva detto Orlandini, a chiedere questo cambio di procuratore per facilitare il passaggio di Liverani dal Perugia alla Lazio: Sabatini ha negato decisamente.
Alessio Secco (17-07-08): E' stato chiamato per chiarire la questione del rinnovo del contratto di Trezeguet nel 2004 e sul ruolo di Capello nella vicenda: il ds della Juventus ha risposto di essere stato lui a redigere il contratto, di quattro anni a 4,5-5 milioni di euro all'anno di ingaggio. "Tenemmo segreta la trattativa per il rinnovo. lo sapevamo solo Moggi, Giraudo e io". Capello chiamò Trezeguet solo per dirgli che gli avrebbe fatto piacere averlo in squadra.
Nicola Legrottaglie (17-07-08): Ha detto: "Per prendere Alessandro Moggi non ho subito pressioni o minacce. E’ il mio procuratore da cinque anni e non ne ho ricavato alcun beneficio, anzi: da quando sono arrivato alla Juve per le mie cattive prestazioni ho perso tutto, compreso il posto in Nazionale". Ha aggiunto: "E le cose non sono certo andate bene perché ero alla Gea, perché se non dai tutto in campo, se non ti impegni, si può perdere tutto in un attimo. Io ero arrivato in nazionale quand'ero al Chievo e poi però ho giocato male e sono stato mandato in prestito".
Pavel Nedved (17-07-08): Alla domanda se avesse ricevuto minacce ha risposto con un secco 'no' ribadendo che il suo procuratore da sempre è Carmine 'Mino' Raiola. "In otto anni di Juventus ho fatto due rinnovi contrattuali e sono sempre stati trattati da lui".
Alessandro del Piero (17-07-08): Ha ricordato che è alla Juve dal 1993, e come procuratore ha avuto prima Rizzato, poi Pasqualin, con il quale ha avuto due rinnovi contrattuali, e ora lo assiste il fratello. Le provvigioni le ha sempre pagate lui. Tutti gli altri juventini, invece, hanno spiegato che è la società a fornire la quota percentuale per gli agenti. Ha aggiunto: "Il mio contratto era da 70-120 milioni di lire con Rizzato; con Pasqualin ho avuto un rinnovo di contratto da 1-2 miliardi, il terzo rinnovo e' stato da 10 miliardi di lire. Il quarto e quinto rinnovo li ho firmati a 4 milioni di euro a stagione. Non ho mai subito pressioni da parte di Luciano Moggi per cambiare procuratore".
Gianluigi Buffon (17-07-08): Ha detto: "Il mio procuratore e' sempre stato Martina e non ho mai subito pressioni da Luciano Moggi per cambiarlo. Ho già rinnovato quattro-cinque volte il contratto con la Juve".
Alessandro Birindelli (17 luglio 2008): Mai procurato dalla GEA. Mai ricevuto minacce dagli agenti della Gea.
Daniele Gastaldello (17 luglio 2008): Mai procurato dalla GEA. Mai ricevuto minacce dagli agenti della Gea.
Antonio Mirante (17 luglio 2008): Mai procurato dalla GEA. Mai ricevuto minacce dagli agenti della Gea.
Ciro Ferrara (17 luglio 2008): Mai procurato dalla GEA. Mai ricevuto minacce dagli agenti della Gea.
Gianluca Pessotto (17 luglio 2008): Mai procurato dalla GEA. Mai ricevuto minacce dagli agenti della Gea.
Carlo Ancelotti (9 ottobre 2008): Smentisce la versione di Amoruso riguardo al suo trasferimento al Perugia nell'estate del 1999, ha detto: "Era un giocatore di buon livello che nel primo anno ha sicuramente giocato qualche partita perchè avevamo infortunati alcuni giocatori. Poi venne ceduto al Perugia per una scelta tecnica visto che avevamo come attaccanti Del Piero, Inzaghi e avevamo preso Kovacevic. Avrebbe avuto poco spazio. Così decidemmo di mandarlo via in prestito. Ma non conosco le modalità".
Antonio Conte (9 ottobre 2008): Smentisce clamorosamente la versione di Miccoli riguardo alle presunte pressioni per farlo procurare dalla GEA. L'ex capitano bianconero ha spiegato che era stato semmai Miccoli a chiedergli di metterlo in contatto con Alessandro Moggi (che già era procuratore di Conte), ma di non essersi mai interessato alle scelte del giocatore su chi affidarsi per la procura: «Io con Miccoli sono stato a cena una sera a casa. C'erano lui, la moglie e il suo procuratore Caleandro, mi chiesero un'opinione sul problema del rinnovo e sulla possibilità di poter gestire il giocatore insieme ad Alessandro Moggi. Io dissi la mia ma non mi interessai più di tanto. Mi chiesero di intercedere con la Juve. Era successo anche con Trezeguet, in quel periodo aveva litigato con il suo procuratore e voleva rinnovare il contratto. Ma fu una semplice conversazione in palestra».
Oltre a negare decisamente la versione dei fatti di Miccoli, gli ha lanciato più di una frecciatina: «So che Miccoli ha fornito un'altra ricostruzione, e gli ho risposto attraverso i giornali, dicendo anche che se lui avesse avuto la testa sarebbe stato un campione... È uno da prendere con le molle, è un po' estroso, non è quel che si dice un uomo di spogliatoio, era una persona appariscente. Alla Juve c'era un certo tipo di stile e ci tenevano. Sicuramente non era un Conte o un Pessotto, una persona quadrata. Nessuno mi ha mai chiesto di avvicinare giocatori della Juve per passare alla Gea. Quel che è certo è che non mi interessavano i suoi rapporti con la società». 
Sebastian Giovinco (16 ottobre 2008): Ha detto: "Alla Juventus non ha mai subìto né pressioni né consigli per scegliere un procuratore od un altro".
vGiuseppe Ursino e Giovanni Vrenna (16 ottobre 2008): Rispettivamente DS e Presidente del Crotone, hanno spiegato il rapporto con Ceravolo e il legame con la Juventus. Che, cioè, c'era una intesa di massima per ricevere il prestito di giovani giocatori. L'accordo c'era anche con il Napoli e la Reggina. "C'era una reciproca convenienza. I ragazzi erano bravi e il Crotone andava bene", è stato detto. Ursino era amico del calabrese Ceravolo, che a detta di Vrenna non si è mai occupato dei rinnovi contrattuali dei giocatori. Tutto nella norma, tanto più che il Crotone ha lo stesso tipo di rapporti con Torino, Empoli e Reggina.



7) Imputati

Oltre a difendersi, passano al contrattacco e a volte smascherano la natura interessata delle accuse di cui sono stati oggetto.

Davide Lippi (7-10-08): Dopo aver spiegato i suoi esordi come procuratore, ha parlato dei suoi rapporti con la Gea World: “Io ero un collaboratore e seguivo in particolare i giovani calciatori del settore allievi e primavera. Non ero ancora procuratore e prendevo una percentuale del 33% su quanto corrispondevano i calciatori a Moggi che era il punto di riferimento in Gea”.
Sul rapporto col padre: “Quando ho cominciato questo lavoro mio padre mi ha detto che non solo non mi avrebbe aiutato, ma mai dato consigli o preso miei calciatori. Non ho mai fatto riferimento a mio padre, né alla Juventus né alla Nazionale con i miei calciatori. Anzi mio padre mi ha detto: ‘ sbagli ti prendo a calci nel culo e vai a casa a fare altro’"-
Riferendosi alle presunte pressioni della Gea sui calciatori, ha affermato di non aver mai cercato di acquisire delle procure. Sulla vicenda della procura di Blasi passata da Antonelli a Zavaglia e poi a lui, ha detto: "Sapevo che Blasi, di cui ero e sono amico, era scontento di Antonelli perché non riusciva ad avere il rinnovo e un aumento del contratto. L'ho saputo da amici comuni e da altri calciatori. Ma io non ho mai fatto pressioni su Blasi per fargli cambiare procura".
Massimo Ciardullo, l’avvocato di Antonelli, ha letto il testo di una telefonata di Farsopoli, tra lui e Alessandro Moggi nella quale Lippi riferisce il colloquio con Blasi e gli dice che "o si paga Antonelli e i soldi li devi tirare fuori tu, o aspettiamo che scada la procura e poi facciamo il contratto". Ciardullo ha contestato a Lippi che poco prima aveva affermato di non aver mai parlato direttamente con Blasi del contratto. Lippi ha risposto che intendeva riferirsi al contratto con la Gea e non a quello da rinnovare con la Juventus.

Luciano Moggi (10-11-08): Nella sua deposizione spontanea, ha detto: "Sento dire che il calcio attuale è peggio di prima. Evidentemente non ero la mente di ogni complotto e chi comandava prima lo fa anche adesso. Personalmente non voglio più tornare a far parte di questo mondo. Non mi interessa più".
Ha rivolto poi un appello: "Il calcio lo seguo come critico e come giornalista. La realtà è che per queste vicende approdate in tribunale, ho perso il lavoro e mio figlio ha passato i suoi guai con la famiglia. Tutto per colpe di testimonianze dell'accusa che abbiamo smascherato. Sono uomo di fede e accetto questo momento ma se ora la situazione nel calcio è peggiorata, invito tutti a non esagerare". Quindi ha spiegato di essersi "sfogato contro chi lo ha infangato".
Ha aggiunto: "Il calcio è da tempo diventato un business e le società sportive lavorano per valorizzare il proprio settore giovanile ed evitare di pagare 50 milioni per un giocatore. Io dirigente ombra del Messina? Ma quando mai, la Juve prestava gratis dei ragazzi con tanto di premio di valorizzazione al club se loro avessero giocato almeno venti partite in serie A. Io mi vanto di aver ceduto Zidane a un prezzo, 150 miliardi di lire, che nessuna altra società ha mai guadagnato. Ho vinto scudetti, trofei in Italia e all'estero. Nella finale dei campionati del mondo c'erano in campo nove giocatori della Juve più l'allenatore e il fisioterapista. Nove campioni che giocavano nella Juve. E poi qualcuno dice che io ero autore dei complotti e combinavo le partite".
Prendendo spunto dalle deposizioni di Nicola Amoruso, Moggi ha colto l'occasione per definire i calciatori "persone viziate che pensano solo ai rinnovi contrattuali anche quando sono reduci da pessime stagioni. La Juve era ed è una società seria, che non poteva contare sui soldi dell'azionista, eppure abbiamo creato una squadra fortissima e garantito un buon dividendo agli azionisti anche se abbiamo alla fine ricevuto ringraziamenti non tanto simpatici. I giocatori vorrebbero dirigenti che spendono e spandono. Chi fa bene un anno pretende subito un adeguamento e il prolungamento del contratto".
Su Corrado Grabbi, ha detto: "Si dovrebbe vergognare di essere venuto qui a testimoniare, visto che in due anni non ne ha azzeccata una". Ha poi parlato del rapporto col figlio Alessandro: "Quando mi disse di prendere Oddo e Liverani risposi che non mi interessavano, ma quando mi disse di prendere Mutu lo presi subito. Questo perchè ogni tanto gli davo ascolto e ogni tanto no. A un certo punto io e mio figlio avevamo paura di telefonarci per le intercettazioni, e questo in un paese democratico non può accadere. Vengo accusato di essere un socio occulto della Gea: il tutto perchè ho comprato delle cravatte da Marinella, ma io lo feci per fare un favore a Zavaglia, perchè conoscevo di persona Maurizio Marinella e per fargli fare un prezzo di favore".
Moggi ha poi escluso di aver mai favorito il figlio Alessandro: "Non gli ho mai rivelato in anticipo certe operazioni di mercato, come si evince dalle intercettazioni. Né ho preso dei soldi da lui. Eppure mi hanno definito socio occulto di Gea per la storia delle cravatte di Marinella che Franco Zavaglia mi chiese di prendere a un prezzo di favore. I Moggi sono passati come capri espiatori e mi sta pure bene. Ma perché, se si vuole moralizzare il calcio, non si vivisezionano gli altri parenti che fanno dirigenti e procuratori come hanno vivisezionato noi?".
Poi ha attaccato il suo grande accusatore: "Franco Baldini è quella persona che prima di un Roma-Juventus ha discusso con me dei problemi del calcio e di come potevano essere risolti. Baldini è quella persona che disse a Baiocco di starsene buono per un anno al Perugia per poi passare alla Roma a parametro zero, cosa che non poteva fare visto che Baiocco era in trattative per rinnovare il contratto con il Perugia. È lui la persona che dice che il Messina era una società controllata da me perché avrei venduto calciatori al Messina a prezzi gonfiati per ottenere altri favori: invece i calciatori della Juve andavano al Messina in prestito gratuito. Baldini ha detto molte cose che non stanno né in cielo né in terra, per esempio la storia della trattativa con il Livorno per Chiellini. Non ci fu nessun complotto della Juventus: la Roma in quel momento non poteva acquistare, ma solo vendere. Noi non volevamo disturbare la Roma, e fu Spinelli a venire a trattare". Ma anche l'attuale dirigenza giallorossa è nel mirino di Moggi: "Ora tutti dicono che accettano gli errori degli arbitri, ma poi la prima a lamentarsi è la vicepresidente della Lega, Rosella Sensi, che il pubblico ministero conosce bene". A questo punto, però, il pm Luca Palamara ha invitato Luigi Fiasconaro, presidente del collegio, a interromperlo.

Alessandro Moggi (10-11-08): Nella sua deposizione spontanea, ha detto: "Ho fatto il raccattapalle, ho provato con la carriera di calciatore, ma a venti anni ho pensato che il mestiere più congeniale a me e alla mia passione per il pallone fosse quello di procuratore che ho portato avanti dopo essermi laureato in legge. Sono partito dal basso, assistendo il portiere Cecere del Nola in C2 e cercando di imporre una mia autonomia personale e professionale perché ancora oggi soffro quando qualcuno mi definisce 'il figlio di Moggi'. Sono riuscito ad affermarmi in un ambiente difficile come quello degli agenti sportivi, nonostante il mio cognome, grazie all'aiuto di Franco Zavaglia che posso considerare un secondo padre".
"Se io oggi assisto l'85-90 per cento dei giocatori che avevo con me prima che esplodesse lo scandalo Gea, significa che il mio metodo di lavoro è buono. Sono stato io a rinunciare nella primavera del 2006 a quegli atleti che necessitavano di un'assistenza immediata perché io non ci stavo con la testa e non ero in grado di seguirli. Impiego più del 50 per cento del mio tempo a guadagnarmi la fiducia delle società di calcio senza cui non potrei mai aiutare un giocatore professionalmente ed economicamente. E sono contento di dire che, passati quei mesi di difficoltà, molti giocatori hanno manifestato nuovamente la fiducia nei miei confronti. Il passaparola per chi fa questo lavoro è importante. Quanto alla Gea, questa era nata dalla volontà di costruire un qualcosa di imprenditoriale e di aziendale. La mentalità porta a porta non mi appartiene".
Per Alessandro Moggi, le accuse che gli ha lanciato il procuratore Caliendo in questo processo hanno una chiara spiegazione: "Lui mi ha corteggiato insistentemente affinché diventassi presidente e il personaggio più rappresentativo della sua Società. Non scattò quel feeling e, forse, gli bruciò molto il fatto che io fondai con altri la Gea World. Mi dolgo, piuttosto, a fronte di alcuni articoli di stampa dell'epoca, di non aver mai chiarito in modo netto che questa mia società non aveva alcun rapporto con Sergio Cragnotti e Calisto Tanzi, pur conoscendo i loro figli che stavano nella Generale Athletic, tanto è vero che nessun calciatore da noi assistito è mai andato alla Lazio o al Parma. E non esisteva alcun legame con la Banca di Roma anche se tra i soci c'era Chiara Geronzi". Moggi si è poi soffermato su alcuni casi oggetto di imputazione (i presunti illeciti nelle procure firmate da Nicola Amoruso, Emanuele Blasi, Fabio Gatti, Giorgio Chiellini, Giovanni Tedesco) per spiegare di non aver mai fatto nulla perché il calciatore revocasse il precedente mandato e andasse con lui: "Sono sempre stati loro a scegliere me perché insoddisfatti del lavoro svolto dal loro precedente agente. In alcuni casi, sono stati i padri dei giocatori a inseguirmi pretendendo che curassi le attività del loro figlio. Io non ho mai tolto niente a nessuno". Quanto al contratto di David Trezeguet, ha confermato che "l'incontro avvenne presso la sede della Juve soltanto perché era comodo ad entrambi trovarci lì. Usammo un salottino di attesa per fare due chiacchiere. Poi non mi ha neppure dato il mandato...".
Pasquale Gallo (13-11-08): Ex osservatore della Juve e agente di calcio, stimato medico pneumologo che vive e lavora a Salerno, secondo il suo avvocato Arnaldo Franco è finito a processo: "per il desiderio di rivalsa, di vendetta, di un calciatore viziato e 'spaccaspogliatoio' come Salvatore Fresi.” Nella sua arringa, Franco chiede: “Ma quali minacce, ma quale clima mafioso si sarebbe verificato intorno a Fresi? Lui per andare al Perugia prese un milione di euro dalla Juve, che gli accreditò la somma nel giro di 48 ore. E poi incassò anche 2 milioni dal Perugia. Se la squadra umbra fosse rimasta in A, nella massima serie, avrebbe preso altri 2 milioni. Era tanto contento che invitò Gallo, alla fine della trattativa a dormire a casa sua e non in albergo".
Per l’avvocato, le accuse a Gallo hanno una spiegazione precisa: "Perché Fresi doveva dare dei soldi alla Gea per i servigi professionali resi, ma si rifiutò. Gallo, che l'ha scoperto e l'ha sempre aiutato, aveva cercato di comporre la cosa, dicendo a Fresi che poteva dare 50mila euro e risolvere il tutto. Questa è una minaccia? Dico che è assurdo. Perché poi il giocatore è stato condannato ad un risarcimento di 175mila euro". La decisione in sfavore del libero è di aprile del 2006. "A luglio viene sentito dalla Guardia di finanza e in quella occasione ha modo di rivalersi nei confronti di chi l'ha fatto pagare. Ecco il perché delle sua accuse".
La difesa di Gallo ha sottolineato poi il danno patito dal professionista per il coinvolgimento nel processo: "Appena saputo delle accuse è andato dal magistrato a spiegare tutto. Ci sono 103 pagine di verbale che lo testimoniano", chiedendo che il tribunale trasmetta gli atti all'ufficio del pubblico ministero per valutare proprio la posizione di Fresi. "Ha calunniato, dicendo cose non vere sapendone la falsità". In definitiva, secondo Franco, Gallo avrebbe fatto gli interessi di Fresi, in un mondo - quello del calcio - in cui pare “vana utopia applicare le logiche giuridiche del vivere civile”. Un mondo senza regole, in sostanza, in cui la Figc sarebbe “responsabile come tutti quelli che partecipano al sistema calcio”.



8) Le arringhe difensive

I tiggì della sera non ne hanno parlato, i quotidiani RCS non hanno titolato, ma il 2 e il 4 dicembre le difese hanno confutato le accuse dei pm, facendo vedere i fuochi d’artificio.
Sì, nonostante le 4 righe di Repubblica, le 30 della Stampa, le nessuna del Corsera, questa settimana il teorema accusatorio è stato fatto a pezzi.
La gente, ovviamente, si ricorderà solo delle richieste del pm, grazie alle 2 pagine e mezza a suo tempo loro dedicate dai 3 maggiori quotidiani italiani e ai servizi prontamente allestiti nei principali tiggì, tutti perfettamente riassunti dal titolone in prima pagina della Pravda Rosa: “Moggi: 6 anni”.
Quindi, tocca ancora una volta a noi supplire a questo inquietante vuoto. Suggeriamo così una serie di possibili titoli che una stampa non faziosa proporrebbe oggi, se nel nostro Paese esistesse un minimo equilibrio a livello di informazione. Ad ogni titolo, seguirà il brano delle arringhe dei difensori che sono intervenuti per perorare la causa di Luciano Moggi (il 2 dicembre, Marcello e Matteo Melandri, qui la trascrizione) e Franco Zavaglia (il 4 dicembre, Prioreschi e Rodella, quest’ultimo anche legale di A. Moggi), tratti dai resoconti di vari siti web (qui, qui, qui, qui, qui, qui, qui e qui).

VOLEVANO ROVINARE MOGGI ED ELIMINARE LA SOCIETA' DI PROCURATORI

Melandri: “Il pubblico ministero in aula ha assistito, come abbiamo assistito noi, a queste testimonianze e si è reso conto delle bugie che gli sono state dette da quelle persone che avevano un obbiettivo nel raccontargli tutte quelle cose, e l’obbiettivo, signor presidente, comunque finisca questo processo, quelle persone lo hanno raggiunto, Luciano Moggi nel calcio non c'è più, la Gea non c’è più.
Rodella: “Quella che abbiamo visto in questo processo è stata una sfilata di delusi e rancorosi. L'allontanamento dei calciatori dalla rosa è una prassi, pensate a quello che hanno subito Mutarelli o Adriano, ma anche da questo punto di vista i calciatori sono ben salvaguardati, perché possono chiedere un risarcimento dei danni.”

BALDINI? MANDAVA I NEMICI DELLA GEA DAI CARABINIERI

Melandri: “Non c’è riscontro: solo lui che ha detto un sacco di bugie nel processo: che faceva le riunioni con Antonelli per prendere a parametro zero Baiocco che aveva ancora un anno di contratto, che si incontrava per i lunghi caffè con Auricchio e che, quando sentiva qualcuno che si doveva lamentare per le invidie e le gelosie che nutriva nei confronti della Gea, li spediva a via Inselci. Insomma, sempre lui che ha approfittato dell’ingenuità di Luciano Moggi in aula che era affianco a me e che quando il Baldini ha detto che non aveva mai visto il Maggiore Auricchio se non quella volta o al massimo un paio, Luciano Moggi ha sorriso e gli ha detto ‘Se non l’hai mai visto’, e Baldini furbissimamente ha attirato l’attenzione del Presidente che aveva coperta la visuale dall’Avv. Prioreschi per continuare con la sua manfrina, dicendo che Luciano Moggi gli faceva gesti minacciosi. Io non voglio giustificare anche questi atteggiamenti di Moggi, però ritengo che sia assolutamente comprensibile l’atteggiamento molto adirato di chi per colpa di queste persone si trova senza lavoro, si trova ad aver rinunciato a ciò che aveva costruito con le capacità, di chi si trova imputato per associazione a delinquere. Ma se questi sono i fatti per i quali siamo a processo, se tutto il polverone che si è alzato ha generato questo? Ma veramente possiamo concedere a Luciano Moggi almeno di alterato con Baldini e Co!”.

CLAMOROSI RISVOLTI SU INDAGINI, INQUIRENTI E PRINCIPALI ACCUSATORI

Prioreschi: "Qui c'è un ufficiale dei Carabinieri che ha dichiarato il falso sapendo di dichiararlo. Perché ognuno nega di aver conosciuto l'altro? Invece questi personaggi si vedono, parlano, dicono e stradicono: eppure è su di loro che si basa tutto il processo. Perché negano? Hanno la coda di paglia? Hanno un palmo di rogna alto così?".
Rodella: “Dalle indagini erano risultati 300 calciatori, quando invece quelli della Gea erano solo 150, anche perché giocatori come Erjon Bogdani e Marek Jankulovski risultavano essere quattro persone anziché due".
Prioreschi: “E' un processo d'omicidio senza il morto. Dove l'accusa ha volutamente scambiato, fatto passare, il rapporto d'amicizia, di parentela, con un legame malavitoso. Si sono usate frasi ad effetto, ma la realtà è che da tutte le udienze, da ogni deposizione, è scaturito che nessuno è stato minacciato, o costretto ad affidarsi alla Gea, e che Luciano Moggi non sapeva intimidire proprio nessuno. Mancavano addirittura i presupposti per iscrivere gli imputati nel registro degli indagati. L'accusa prevista dal 513 bis d'illecita concorrenza con minacce e violenza, è stata ‘resuscitata’. A oltre vent'anni dal varo della norma si contano sulle dita delle mani i precedenti penali". A questo proposito, lo stesso presidente Luigi Fiasconaro è intervento rispondendo ad una domanda del legale ammettendo di non aver mai trattato una vicenda in cui si ipotizzava questa fattispecie. 

PROCESSO GEA: NON ESISTONO NE’ ASSOCIAZIONE NE’ DELITTO

Prioreschi: "Mi chiedo come la Gea potesse controllare il mondo del calcio. Il pm ha chiesto la condanna per Zavaglia, Luciano e Alessandro Moggi ritenendoli i capi e Ceravolo come unico operativo. Molti generali e nessun esercito. Le trattative dei giocatori finite nell'occhio del ciclone riguardano 7 professionisti, da Amoruso a Zetulayev. Ditemi voi se valeva la pena mettere in piedi una organizzazione simile se si doveva conquistare la procura di tali calciatori. In questo processo mancano tutti i presupposti: è come un processo per omicidio senza il morto".
Melandri: “Rispetto ai salti logici compiuti dal pubblico ministero, Pindaro è un dilettante, in confronto. L'ex dirigente bianconero, di volta in volta, è stato usato come uno specchietto per le allodole. Il reato associativo è una cosa seria, per cui vanno perseguiti soggetti che sono capaci di incutere terrore. Qui abbiamo un commercialista (Zavaglia) che insieme ad un avvocato (Moggi jr) e ad un medico fanno una società per azioni con i tutti i figli di papà d'Italia. Ma quali minacce! Pertanto chiedo l'assoluzione di Luciano Moggi da tutti i capi d'imputazione per non aver commesso il fatto".

GEA WORLD: FASULLA LA CHIACCHIERA SUL MONOPOLIO

Prioreschi: "Mi chiedo come la Gea poteva controllare il mondo del calcio, avendo solo sette procure di giocatori di A e quattro società come Messina, Siena, Crotone e Avellino".

NUOVI SVILUPPI: ERANO I CALCIATORI A MINACCIARE

Rodella: "Altro che anello debole del mondo del calcio e vittime sacrificali, sono i calciatori a decidere e a muovere i fili. Il vero anello debole sono i procuratori, che vengono cambiati in continuazione dagli stessi calciatori, perché questi ultimi decidono in base ai due criteri di carriera e di soldi. Ciò che abbiamo ascoltato riguardo a procuratori che venivano allontanati o scartati, lo hanno subito anche Zavaglia e Alessandro Moggi in diverse occasioni".
Prioreschi: “L'atteggiamento di Blasi è stato di opportunismo, sia con Zavaglia sia con Stefano Antonelli; Blasi è un assetato di soldi non gli bastano mai. E' tanto interessato ai soldi che è lui che cerca attraverso un amico il contatto con la Gea e quando c'è la trattativa sul rilascio della procura alla Gea lui dice: prima mi fate firmare il contratto con la Juve e poi vi firmo la procura. Quindi chi è che ha il coltello dalla parte del manico? Dove sono le minacce?".

LUCIANONE SOCIO OCCULTO? UNA LEGGENDA METROPOLITANA

Melandri: “Luciano Moggi non era affatto un socio occulto della Gea, era solo il dirigente di un importante club di calcio e come tale faceva gli interessi della sua società. Al figlio spesso celava le operazioni di mercato che si accingeva a fare e mai, dagli atti processuali, risultano interferenze sull'attività che Alessandro svolgeva per la Gea. Solo Moggi senior ha pagato per queste accuse, lasciando il calcio. Sciolta la Gea, il figlio Alessandro continua ad avere le procure di centinaia di giocatori. Eppure la procura ha adottato una linea diversa quando ha deciso di non procedere nei confronti dei figli di Tanzi e Cragnotti o di archiviare le posizioni di altri figli eccellenti, tutti soci Gea, da Riccardo Calleri a Giuseppe De Mita, a Chiara Geronzi che aveva preso per un orecchio Nesta e lo aveva portato davanti a suo padre Cesare. Noi non ci lamentiamo della loro archiviazione, ma ne siamo contenti perché è stata valutata così la loro posizione sul caso di Nesta portato di peso nella sede della Banca di Roma davanti a Cesare Geronzi. E se nel primo caso il gip ha valutato che non ci fosse alcun presupposto di reato, non vedo che differenza ci sia tra l'incontro nella sede della Juventus tra Alessandro Moggi e David Trezeguet. Non capisco perché si sono due pesi e tre misure, almeno tre misure". Inoltre, in base alla ricostruzione offerta dal legale, l'archiviazione sarebbe stata fatta nel "giro di mezz'ora". 

ITALIA, 2008: TRIBUNALE SCAMBIATO PER "SCHERZI A PARTE"

Melandri: “L'eco che ha avuto sui media questa vicenda processuale non ha consentito di trovare un pubblico ministero che avesse il coraggio di chiedere l’archiviazione del caso. Si deve avere il coraggio di assolvere, quando nel corso del dibattimento non si è arrivati a nulla. Moggi non sarà per simpatia come Fiorello e non è nemmeno San Luigi Gonzaga, ma sicuramente non è quel Belzebù che è stato descritto".

CLAMOROSO A ROMA: L’ANTIPATIA NON SAREBBE REATO

Melandri: "Moggi non è certo una persona simpatica. Anche Mourinho, che non spicca certo per simpatia, quando gli è stato chiesto il motivo dell'esclusione di Balotelli, ha risposto che era dovuta al mancato allenamento e che lo avrebbe tenuto in tribuna fino a quando il calciatore non avesse capito la lezione. In fin dei conti è la stessa cosa che faceva Luciano, ogni volta che diceva di voler far mettere fuori squadra un giocatore che non rispetta le regole, che non si allena o, che so io, che si droga. Però se lo dice Mourinho allora va bene, rientra nel mondo dello sport, se lo dice Moggi però non va bene, si arriva in una aula di giustizia. La stessa procura non è stata coerente quando in aula ha appreso che Antonelli, passato a fare il dirigente al Torino, ha girato a suo cognato le procure di alcuni giocatori o quando non ha chiesto la trasmissione degli atti al suo ufficio nei confronti dei testi che hanno fornito una versione dei fatti edulcorata rispetto a quella dell'accusa".

CALCIOPOLI: USATA LA GEA PER AFFOSSARE LA JUVE

Melandri: "Nella Juve di quegli anni la Gea c'entra ben poco se si pensa che sono stati appena tre gli atleti finiti in bianconero che erano legati a quella societa' di procuratori sportivi. La realtà è che la Juve di Moggi, Giraudo e Bettega, spendendo poco e con oculatezza, riuscì a vincere molto sul campo, consentendo agli azionisti di incassare qualche denaro: sapeva valorizzare i suoi giovani, prestati a club di fascia inferiore per consentire loro di farsi le ossa e poi ripresi, e imponeva un certo comportamento a tutti i tesserati. Ecco perché a Miccoli fu consigliato di togliersi l'orecchino. Alla Juve certi atteggiamenti non erano consentiti".

Per approfondire la posizione dei legali, vedi anche le nostre interviste a: Paco D'Onofrio; Matteo Melandri; Maurilio Prioreschi

(in continuo aggiornamento)