Che Tavecchio e Macalli abbiano molte affinità elettive (ops!) non è certo un mistero.
Che i due si facciano forza a vicenda per combattere l'oscuro complotto che vorrebbe ribaltare il voto democratico appena espresso, pure.
Quello che ancora non sapevamo, o semplicemente non immaginavamo che questo sentimento fosse così forte, è che la prossimità ideologica tra i due rasenta l'unisono.
Il Presidente Macalli ha rilasciato alcune dichiarazioni, anzi degli affondi di sciabola che, almeno nelle intenzioni, dovevano colpire e affondare la flotta nemica. Peccato che, analizzando fatti e accadimenti, sono proprio le sue teorie ad uscirne pesantemente ammaccate.
Macalli rilascia l'intervista incriminata ad una delle principali radio romane, particolare non di poco conto, perché con un po' di faccia tosta potevano essere proprio questi conduttori a far notare alcune incongruenze nel filo logico del discorso macalliano, ma tant'è.
I conduttori, che qualche sassolino dalla scarpa comunque se lo tolgono, fanno notare come la pur grande massa di soldi che il mondo del pallone è capace di intercettare da sponsor e diritti televisivi poi non finisce in buona parte alla valorizzazione dei vivai e al rafforzamento delle squadre, vedi gli scarsi risultati internazionali e l'esodo dei nostri migliori prospetti. La risposta di Macalli: "A capo di molti club ci sono presidenti e dirigenti che piuttosto che valorizzare il prodotto nazionale hanno introdotto nel nostro movimento decine e decine di calciatori pippe provenienti dall'estero che poi sono rimasti sul libro paga. Con le logiche conseguenze della sofferenza economica. Ma il calcio italiano è sano, noi stiamo lavorando affinché migliori ma la crisi nera che viene dipinta ogni giorno non sta nei fatti, che noi vorremmo fare, ma che qualcuno vuole impedirci di fare. La questione stadi riguarda le imprese, a me proprietario di club uno stadio può servire o meno, nessuno ha mai impedito ai club di costruirsi gli impianti moderni e funzionali."
Sull'utilizzo improprio dei proventi del calcio Macalli ha perfettamente ragione. Molte società hanno sprecato la pioggia di miliardi/milioni ricevuta in questi ultimi 20 anni senza pensare a investire, in ottica futura, su impianti, strutture, organizzazione societaria. Che il calcio italiano, tuttavia, sia sano è una affermazione alquanto azzardata; ma la vera chicca di questo primo intervento sta nella seconda dichiarazione, quella in cui Macalli elogia proprio uno di quei presidenti che porta in Italia decine e decine di calciatori dall'estero, per di più semisconosciuti, salvo poi monetizzare fortemente quando una di queste "scommesse" risulta vincente. Parliamo, ovviamente, di Sua Onnipresenza Claudio Lotito: "Attenzione, bisogna fare delle distinzioni. Con Lotito mi sono spesso scontrato, ma è un dirigente capace, vogliamo parlare di come abbia risolto i problemi del suo club?"
Dai parliamone!
Il conduttore fa giustamente opposizione ricordando che proprio Lotito è uno di quei presidenti da lui criticati poc'anzi e che la sua opera di rinascita della Lazio ha ricevuto qualche aiutino dallo Stato con Legge apposita. Risposta: "Ma qui torniamo alle ingerenze che ci sono da sempre nel mondo del calcio, la legge c'era e lui è stato bravo a riorganizzare il suo club. Per il resto provateci voi a prendere una società con centinaia di milioni di euro di debiti e a riportarla in vita".
Beh qualche imprenditore che volentieri "ci proverebbe" a risollevare la sua azienda grazie anche ad una Legge come la "spalmadebiti" lo troviamo sicuro! Sull'incoerenza del suo elogio a Lotito come "importatore di pippe", invece, nessuna risposta.
 
Quello che proprio non va giù a Macalli, piuttosto, è: "Il calcio italiano lo ha portato qualcun altro sul baratro. Quelli che oggi vogliono fare i moralizzatori del calcio, sono gli stessi che hanno dato il là a Calciopoli. E parlo di una società nello specifico, di una sola società".
Il condensato di castroneria di queste frasi ha pochi eguali. Basterebbe ricordare a Macalli dove fosse il calcio italiano fino al 2006 e cosa ne è stato dopo; basterebbe ricordare a Macalli che anche il suo pregiato Lotito fu condannato per quella vicenda; basterebbe ricordare a Macalli che la società a cui fa riferimento fu l'unica a pagare pesantemente, l'unica a cacciare seduta stante tutta la dirigenza dell'epoca, mentre a capo delle altre ci sono sempre le stesse persone. Ma vuoi mettere Lotito e Galliani, loro si che sono "dirigenti capaci che hanno lavorato benissimo con Lazio e Milan."
Infatti Lazio e Milan stanno attraversando i momenti migliori di tutta la loro storia, vero?
 
L'altra perla di Macalli (che ci spiega pure perché ami tanto il bananero Tavecchio).
Domanda: "Ma se il calcio italiano scoppia di salute, perché solo Inter e Roma hanno attratto investitori stranieri?"
Risposta: "E meno male! Ma chi li vuole gli stranieri, che non hanno portato le società che hanno acquistato all'estero a una pulizia di bilanci. Arrivano in Inghilterra, in Spagna, in Francia, si indebitano a tal punto da dover vendere tutto. Io sono per i Brambilla, per gli Esposito, per gli italiani. E non per investitori che non parlano italiano, che non si sa da dove facciano provenire i soldi, che poi spariscono. Non dico che all'estero siano tutti manigoldi. Ma che preferisco trattare con un italiano, meglio ancora se parla in dialetto. Con chi parla la mia lingua".
Qualcuno faccia notare a Macalli, un po' avanti negli anni, che la Roma e l'Inter erano vicine al collasso finanziario mentre ora, grazie proprio agli investitori stranieri, stanno tornando a galla. Il Moratti-Brambilla con cui parlare anche in dialetto ha lasciato la baracca con una montagna di debiti e diverse operazioni non limpidissime.
 
Tuttavia la "firma" in calce a questa autobiografia ce la mette proprio Macalli quando racconta di essere stato uno degli artefici del blocco all'avanzata della proposta di Legge per l'impiantistica sportiva: "La legge sugli stadi procedeva bene, poi qualcuno dei soliti ha voluto inserirci degli articoli che riguardavano i diritti televisivi; normativa che sarebbe servita a portare via dei soldi alla nostra LegaPro. Ma noi ci siamo attivati subito e l'abbiamo bloccata. Che anche noi abbiamo degli amici, sai?"
 
Applausi, inchino, sipario.