Carissimi lettori, sono, anche se dovrei scrivere "ero", un giornalista de "TuttoTamburello", il più importante gazzettino nazionale ad occuparsi di uno degli sport preferiti dagli italiani, e vorrei raccontarvi la mia disavventura.

Qualche anno fa il mondo del Tamburello venne sconvolto da uno scandalo quando i dirigenti di alcune società, alcuni arbitri e giornalisti vennero accusati di essersi associati tra loro per favorire delle squadre a discapito di altre. Non sto qui a raccontarvi la genesi e gli sviluppi della vicenda poiché non basterebbe lo spazio del disco rigido del mio PC, ma vi basti sapere che niente di tutto quello che è avvenuto ha risvolti chiari e ben precisi. Anzi.

Me lo ricordo benissimo quel 28 maggio, anche se a volte penso che non sia mai avvenuto nulla in quella data, talmente assurdo è ciò che avvenne. Come dimenticare il ghigno del postino, non ho mai capito perché gli stessi così antipatico, mentre mi consegnava l'atto giudiziario con il compiacimento del nemico quando sa che sta per darti il colpo di grazia.

Informazione di garanzia, iscrizione nel registro degli indagati, rinvio a giudizio, processo, condanna in primo grado e in appello. Un incubo.

Vengo accusa1to di aver contribuito all'associazione a delinquere finalizzata alla frode sportiva grazie alla quale una società avrebbe conquistato il titolo nazionale. La squadra è la Gioventù Torinese "Amici del Tamburello". Nel periodo a cui l'inchiesta fa riferimento io non ho mai commentato o avuto nulla a che fare con quella squadra, ma non è bastato a tenermi lontano dai guai.

Senza portarla troppo per le lunghe, vi dico per cosa vengo accusato. E' il 26 settembre del 2004, a Udine si gioca una partita del campionato nazionale tra Udinese Tamburi e TamburBrescia, una partita che segnerà per sempre il resto della mia vita professionale. La gara è intensa, bloccata dalla paura di perdere e molti dei giocatori si esprimono al di sotto delle loro potenzialità. Il mio articolo per il giornale non può che riportare queste sensazioni e le mie 'pagelle' sono zeppe di voti negativi, soprattutto per la squadra di casa i cui giocatori sbagliano l'impossibile finendo per essere decisivi nella sconfitta per la loro compagine.

Non l'avessi mai fatto.

Nella giornata successiva l'Udinese Tamburi incontrerà proprio la Gioventù Torinese e l'allenatore della squadra friulana deciderà di non mettere in campo alcuni di quei giocatori che io avevo pesantemente criticato in quel maledettissimo articolo. Gli inquirenti mi hanno accusato di aver dolosamente scritto quel testo per indurre l'allenatore a schierare una formazione rimaneggiata contro la forte compagine piemontese!

Eccola qui la mia colpa. Non ho mai commentato la Gioventù, in quel periodo, non ho mai avuto rapporti con i dirigenti di quella squadra, a dire il vero facevo silenziosamente il tifo per tutt'altri colori, non ho avuto nessun ritorno, né economico né professionale, dai successi di quella società. La mia unica "colpa" è aver commentato una delle peggiori partite di una squadra proprio la settimana prima che questa incontrasse quella coinvolta nello scandalo. Ogni volta che penso a questo incrocio del destino......

Gli inquirenti hanno dato contezza a questa loro elucubrazione logica davvero perversa in un modo che, quando il mio avvocato ebbe a spiegarmelo per la prima volta, scoppiai a ridere tanto ero convinto di uscirne subito e con poco sforzo. Secondo il comandante della squadra di investigazioni, e solo per brevità non vi racconto la sua "interessantissima" storia professionale, le prove secondo cui si dimostra che io fossi d'accordo con i torinesi stanno nel fatto di aver pranzato in un ristorante svizzero abitualmente frequentato da calciatori e dirigenti della Gioventù. Sono riusciti a risalire, tramite i registri delle ricevute fiscali della trattoria ticinese, a quali giorni io abbia pranzato nel posto suddetto. E' bastato questo, insieme alla 'pistola fumante' rappresentata dal mio articolo, perché convincessero il Pubblico Ministero del mio coinvolgimento ed è bastato questo perché venissi condannato a 16 mesi in primo grado, 10 in appello.

La mia difesa si basava sulle argomentazioni che già vi ho riportato, non solo: sono riuscito a dimostrare che, nelle date in cui ho frequentato il ristorante, la Gioventù Torinese era impegnata in trasferte internazionali e che quindi nessuno dei componenti della società poteva essere in mia compagnia in quei giorni! E mai avrei creduto che una supposizione logica così astrusa come quella alla base dell'accusa che mi riguardava potesse venire avallata da un Giudice di un Tribunale italiano. Nessun PM è riuscito a dimostrare, e vorrei vedere, che il mio articolo abbia potuto influenzare le scelte dell'allenatore udinese il quale, sentito in fase dibattimentale, ha sempre affermato di aver preso quelle decisioni in autonomia perché assolutamente convinto del periodo di scarsa forma di alcuni dei suoi giocatori. "Ma figuriamoci se mi lasciavo abbindolare da quattro righe, scritte pure male, di quel tamburellista mancato e frustrato", ha aggiunto in aula, con tanti ringraziamenti anche della mia autostima.

Non c'è stato verso, quella partita tra Udinese Tamburi e Gioventù Torinese doveva restare nei capi di imputazione di uno dei dirigenti della Gioventù, che altrimenti doveva essere assolto. E l'unico modo perché rimanesse in piedi il castello accusatorio era condannare anche me, pur senza lo straccio di una prova degna di questo nome.

Nel Paese che ha dato i natali al Diritto moderno, o così mi hanno sempre detto.

Vi abbraccio."

 

Questa lettera è frutto della mia fantasia ma ogni riferimento a persone esistenti o a fatti realmente accaduti non è per niente casuale, gioco a tamburello solo in spiaggia, non ho la più pallida idea di come cucinino dalle parti di Mendrisio e Lugano e spero soprattutto che Federtamburello non abbia di nuovo di che protestare. C'è in primis un aspetto ad essere fortemente voluto, ed è la scelta della professione del malcapitato protagonista. Questo scritto è dedicato a tutti quei giornalisti che, soddisfatti e beati dell'esito fin qui raggiunto da Calciopoli, ne scrivono o con superficialità e poca (o nessuna) cognizione di causa o con malcelato menefreghismo, pur sapendo che esistono veramente persone che hanno vissuto sulla loro pelle quello che io ho parafrasato in questo articolo.

 

"non mi aspettavo un vostro errore

uomini e donne di tribunale

se fossi stato al vostro posto...

ma al vostro posto non ci so stare

se fossi stato al vostro posto...

ma al vostro posto non ci so stare."

F. De Andrè